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Lettera di San Paolo agli studenti di lettere

A seguito della pubblicazione de “I tipi umani degli universitari“, si è scatenato un patatrac. Il post, con oltre tremila condivisioni, è diventato uno spazio dove scambiarsi idee e opinioni riguardo agli autori dell’oltreuomo. Molti studenti universitari contrariati da quanto letto non hanno resistito e “hanno sfogato sul blog il nervoso che provano perché c’è il blog” (cit. CRIVE).

Lettera di San Paolo

Quello che i lettori non sanno è che, fin dalla sua nascita, l’oltreuomo è stato appoggiato da un noto personaggio del jet set italiano. Per motivi, che leggendo i vari post pubblicati dovrebbero essere evidenti, tale figura preferisce restare anonima. In questa occasione, tuttavia, ha deciso di intervenire con un post di risposta, indirizzato agli studenti di lettere. I più aggressivi.

Ringraziando Janne Kim Siirkinen (ha scelto questo bizzarro pseudonimo) vi auguro una buona lettura della lettera di San Paolo.

Lettera di San Paolo agli studenti di lettere

Fratelli, andate e diffondete il “verbo”, come fu ordinatovi dal figlio dell’Uomo stesso per voce Sua e per mezzo degli Apostoli.

Voi andrete e sui suoi insegnamenti fonderete la Sua Chiesa.

Nonostante l’ottusa interpretazione della CEI è evidente che Paolo con “Chiesa” intende la facoltà di lettere. Così non fosse la scelta terminologica di “verbo” risulterebbe un non sequitur ed inoltre secondo fonti riconducibili al celebre Marcione, Apostoli risulterebbe una traduzione inesatta dall’aramaico ed andrebbe sostituita con Apostrofi. (Secondo la stessa per di più, anche Uomo andrebbe sostituito con Uovo)

Pertanto, lo scritto suonerebbe (e decisamente con più senso) così:

Fratelli, andate e diffondete il “verbo”, come fu ordinatovi dal figlio dell’Uovo stesso per voce Sua e per mezzo degli Apostrofi.

Voi andrete e sui suoi insegnamenti fonderete la facoltà di lettere.

Per colpa di queste interpretazioni, da secoli la Chiesa perseguita i Letteriti (-poi letterati- dal libro omonimo “stranamente” scomparso dall’Antico Testamento che i filologi apostati collocherebbero tra il Leviti ed il Deuteronomio) tanto che essi si sono trovati spesso costretti a camuffare la loro vera identità.

Malgrado infatti l’apparente inutilità dell’istituto e le supposte carenze cognitive dei suoi iscritti, i nostri indossatori di cappotti dal taglio retrò nascondono un’antica e gloriosa storia. Nonostante vengano considerati dai più come degli inetti mantenuti che tentano di dissimulare una totale assenza di contenuti con uno spocchioso parlar forbito e sebbene le malelingue sostengano la tesi di Voltaire secondo la quale la scelta della facoltà è dipesa dall’unico modulo d’iscrizione che non è rotolato giù dal tavolo, dietro questa maschera di sempliciotti istruiti si cela un’intellighenzia che da millenni detiene il monopolio della conoscenza.

Loro fu infatti  l’idea di perfezionare la teoria di Emile Borel sostituendo, dietro le miglia di macchine da scrivere, le scimmie con Dante. Loro e loro soltanto ci aiutano a distinguere le indistinguibili opere dei due Manzoni e furono loro a consigliare a Giovanni Gentile, tra le due merde (cit.), di scegliere quella di Alessandro per il programma liceale.

Solo loro ed i fascisti ebbero il coraggio di definire D’Annunzio uno scrittore e non come il volgo becero ed ignorante sostiene tutt’ora, un pirla autoerotomane.

Grazie a loro conosciamo Baricco.

Eppure ancora oggi essi sono costretti ad agire nell’ombra, mossi dal sol amor per il seguir virtute e canoscenza, elemosinando borse di studio, vagabondando in giro per lo stivale in cerca di una supplenza e vigilando sull’intera rete per difendersi dagli ignobili e volgari attacchi di blogger arroganti.

Concludo citando l’indimenticato HGFSWQPMNBVXZYTR in uno scritto del 2 Giugno 2012 alle 11:37 a.m. (anche se gli studiosi lo datano svariati minuti prima):

“Così chi s’accontenta della propria intelligenza e proprietà di linguaggio, crede di poter, o peggio, “saper” scrivere e pensare. Riempie allora pagine di superficiale stolidità perdendo il suo tempo, o cosa infinitamente peggiore, facendolo perdere ad altri, che sventurati, leggono tali bassezze.
Così il mondo si riempie di immondizie letterali. Pannolini laidi di locuzioni e vecchio ciarpame che non s’addice a chi l’intelletto lo esercita”.

Letteriti di tutto il mondo, unitevi!

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