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Come riconoscere quando è il momento di dire una frase di circostanza

La più grande ipocrisia è dire che è sempre sbagliato essere ipocriti. Non è vero, a volte una frase di circostanza è l’unico modo per uscire dignitosamente da una situazione difficile. E questo non vale solo nel caso in cui tu sia il Cancelliere di un paese che a intervalli regolari ha un’irresistibile voglia di trattare di merda gli altri Stati. No, anche se non sei nessuno…anzi, anche se non ricopri ruoli pubblici di particolare rilievo, un po’ di sana ipocrisia è necessaria.

Quelli che si vantano: “Io dico sempre ciò che penso” non sono più onesti degli altri, hanno solo bigiato l’evoluzione della specie il giorno in cui tra gli impulsi e la parola è stato inserito il pensiero. Si inizia credendo sia il caso di dire tutto ciò che salta in mente e si finisce iscrivendosi al gruppo Facebook “Abbasso la censura”, quando invece è proprio di un po’ di autocensura ciò di cui si avrebbe bisogno.

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Ma quali sono i momenti in cui è opportuno ricorrere a frasi di circostanza e quando invece non è strettamente necessario? Non essendo molto intelligenti (ovviamente lo siamo quasi tutti, ma per gentilezza nei confronti dei pochi cavernicoli che ci leggono, fingeremo di essere tonti come loro), adottiamo la strategia gnoseologica che procede dal particolare all’universale. Ovvero una serie di esempi da cui estrapolare una regola generale.

Innanzitutto è opportuno essere ipocriti nei momenti di tristezza. Il caso della Merkel che con la sensibilità di un’incudine fa piangere una bambina è un caso, ma pensiamo anche a occasioni meno drammatiche. Ad esempio i funerali. “Era una bellissima persona.” Boh, negli ultimi anni dalla bocca gli usciva più bava che parole, ma che diritto hai tu di andare da suo nipote in lutto e battergli un cinque dicendo: “Bella lì! Ora che quel Wojtyla di tuo nonno è morto, la Uno grigia dell’89 passerà a te!” Meglio le frasi di circostanza.

Le frasi di circostanza ci salvano anche nei momenti felici, ad esempio gli appuntamenti. Se sei un maschio che vuole conquistare una ragazza, interromperla mentre ti parla per la decima volta del litigio di 12 anni prima con la sua migliore amica non ti aiuterà. Soprattutto se lo fai dicendo: “Senti, fottesega dei tuoi scazzi da criceto ritardato, io voglio sapere se ingoi.” Lo pensi, ma non lo dici.

Allo stesso modo una ragazza che esce col ragazzo che le piace non gli dirà: “Chi è quella zoccola con la foto profilo da degustatrice di cazzi a cui hai messo il “mi piace” oggi alle 13.32?”. Ma si limiterà a chiedere: “In questo periodo ti piace qualcuna?”

Altro esempio, le occasioni in cui devi fare bella figura. Al relatore della tesi che corregge i capitoli sette cicli lunari dopo che glieli hai inviati non rispondi: “Ehi, chiappe d’oro, sei pagato con le mie tasse, quindi vedi di darti una mossa oppure lo specchietto della tua Audi diventerà il mio soprammobile.” No, piuttosto dici: “La ringrazio, Professore. Anche questa volta è stato molto gentile.” E la sera fate un’uscita a tre tu, la sua auto e un’ascia.

Sintetizzando, bisogna essere ipocriti quando:

  • la sincerità ferirebbe una persona debole;
  • si vuole ottenere qualcosa;
  • o ci si laurea nella prossima sessione oppure si finisce fuori corso.

Ma quindi quando si può fare a meno dell’ipocrisia?

Mai.

A meno che con l’interlocutore non ci sia un rapporto talmente intimo da rendere la sincerità il naturale sbocco della vostra relazione. Ad esempio, se sei l’amante del prof, puoi permetterti di fargli notare quanto è lento nella correzione della tesi. O, se stai uscendo con la tua migliore amica, chiedere come affronta l’eiaculazione del partner è legittimo. Tanto non te l’avrebbe data comunque.

Quindi ecco, probabilmente se la Merkel ci è sembrata un tantino stronza è solo perché non sappiamo che lei e la bambina sono amiche da tempo. Infatti, anche se non lo diresti mai, la Merkel è amica di un sacco di gente. È per questo che ha umiliato i Greci: si vogliono troppo bene per badare alle buone maniere.

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