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Come rendere davvero divertente il Carnevale di Venezia

I miei vicini di casa hanno un simpatico figlio psicolabile. Ieri l’ho visto correre in giardino con addosso un’armatura. Pensavo fosse l’ennesima manifestazione del demone che lo possiede, poi ho realizzato che in arrivo non c’è un esorcista, ma il Carnevale.

Per tutti quelli che, come me, quando all’estero qualcuno chiede “Italiano di dove?”, rispondono “Vicino a Venezia”, il carnevale nella città lagunare è un evento da non perdere. Questo post mira a fornire un paio di dritte affinché chi quest’anno si recherà al Carnevale il giorno dopo stia male per aver bevuto (ed essersi divertito) troppo. L’alternativa sarebbe comunque il malessere, ma dovuto a tutti i soldi che i Veneziani riescono a spillare a chiunque non viva sopra dell’acqua maleodorante.

Treni

Per approcciare Venezia durante i giorni del Carnevale bisogna armarsi dello spirito del pendolare. Gomiti alti e nessuna pietà per i caduti sono requisiti necessari per salire sui treni diretti in città. Il miglior orario d’arrivo è durante il tardo pomeriggio, quando si diradano le scolaresche di piccoli Zorro e pirati taglia XS. L’ideale per il ritorno è invece il primo treno del mattino. Alle 5 si sarà troppo rincoglioniti per rendersi conto che il passeggero seduto accanto a noi è un tizio vestito da pinguino con la pancia ricoperta di vomito.

Maschere

Il Carnevale di Venezia è come Facebook. Dentro ci sono talmente tante cazzate e spunti brillanti che, per emergere, bisogna evitare la banalità. Non che nella vita abbia senso volersi distinguere a tutti i costi. Ma il Carnevale è, per definizione, la convention degli aspetti più eccentrici ed eccessivi della vita stessa. Andare in giro con la mascherina rubata ad una comparsa di Eyes Wide Shut è da sfigati. I costumi preconfezionati sono per gente con la fantasia di uno sceneggiatore di film porno. Prepararsi un travestimento originale costituisce buona parte del divertimento carnascialesco. Vedrete che, quando un idiota col costume di Superman ammirerà ad alta voce la vostra maschera da bottiglia di Aperol, godrete tantissimo.

Foto

Il premio per le maschere più originali è di essere riconosciute, additate e richiamate dai passanti. Se poi il costume è davvero geniale, arrivano anche richieste di altro tipo. “Cazzo, ma sei travestito da scatola dei tic-tac! Facciamo una foto insieme?”, “Wow! Sei vestito da Oltreuomo! Posso farti un pompino?”. Sono tutte carezze per l’ego. Preparare un costume che stupisca non è solo narcisismo fine a se stesso, ma anche uno dei pochi mezzi di gratificazione per chiunque voglia esprimere la propria creatività.

Carburante

Evidentemente, centinaia di persone che passano la notte in compagnia di umidità e mucillagini devono avere un buon carburante. L’alcol. Andare al Carnevale di Venezia senza ubriacarsi al punto di rischiare un bagno nel canale è come essere bambini e non sbucciarsi mai un ginocchio. Chi vive senza emozioni è più malato di chi, essendo sul serio caduto in quel acqua leptospirotica, alla vita rinuncerà per davvero.

Ubriachi

Alla fine rimangono i migliori. Quando ormai tutti i Batman e i cow-boy hanno alzato bandiera bianca, per le strade si incontrano soltanto le maschere più originali. Completamente spolpe. Omini della Lego a pezzi, l’uccellino di Twitter abbattuto dentro una gondola, una Amy Winehouse più morta di quella vera. Li avete intravisti al bar mentre bevevano una bottiglia di vino, due ore dopo sono in piazza aggrappati ai cartoni del Tavernello. Ormai sono a brandelli come i loro costumi. A questo punto non è che si diventi amici, però si socializza. Alle feste, i reduci instaurano sempre quel senso di vicinanza derivante dal non essere addormentati in una pozza del proprio vomito. E’ un feeling che svanisce al momento del ritorno a casa. Per fortuna. Perché quel tipo vestito da membro del Ku Klux Klan probabilmente non era tanto a posto.

Mentre ci si dirige alla stazione, può essere bello dare un’occhiata anche a Venezia. Dicono sia carina, soprattutto di notte, quando i turisti rientrano in albergo per mettere in carica le Reflex. Ma forse è solo l’ennesima diceria messa in giro da quei fighetti dei Veneziani.

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