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Andare in bianco per colpa delle primarie del PD

Ieri ero a Copenaghen per partecipare ad una proiezione privata del film Nymphomaniac di Lars von Trier. Non entro nel merito del film perché la mia attenzione è stata fin da subito catturata da una tettona bionda. Succede.

Dopo il film era ancora abbastanza presto per invitarla a bere una birra e provarci come se non ci fosse un domani. Così mi avvicino per scoprire la nazionalità della ragazza. Chiunque abbia viaggiato un minimo, sa che il protocollo di approccio cambia in base alla provenienza geografica. Purtroppo, malgrado il biondo nordico, era italianissima. Dico purtroppo perché le italiane all’estero, novanta su cento, sono delle radical chic del cazzo. Ragazze convinte che lasciare la provincia per diventare ambasciatrici italiane di orgasmi, sia il sintomo di una maturità interiore fuori dal comune, anziché una patetica fuga da un luogo in cui le persone ti conoscono per quello che sei: figlia di papà, civettuola ignorante, fattona supponente, ragazza  anonima ed ex obesa.

Ovviamente il “buso xe buso e il caxo nol ga oci” per cui ho iniziato a dire quelle cose che si dicono quando si incontra una radical chic ad una proiezione privata di von Trier: Hitler non era poi così cattivo, lo sterminio degli ebrei se confrontato con la strage degli armeni è un saldo di fine stagione e gli antidepressivi generici sono da snob.

Lei ascolta e ogni tanto dice la sua, non smette di fumare un momento e ride sguaiatamente. Insomma sembra starci. Ho già detto che aveva le tette enormi? Improvvisamente mi chiede per chi avrei votato alle primarie se fossi stato in Italia. Panico.

A me Cuperlo eccita fuori misura

A me Cuperlo eccita fuori misura

Premetto che siccome sono a più di 16 ore di distanza dalla sede del PD più vicina, mi sono disinteressato alla cosa. So che oggi si vota ma conosco a stento i candidati. Il mio approccio alla questione è stato esclusivamente la visione di video simpatici su youtube e la lettura di tweet scadenti. Quindi le ho risposto con il primo tweet che mi è passato per la mente (giuro che non ricordo la paternità del tweet quindi se l’autore si trovasse citato senza fonte me lo dica che provvedo a far vedere a tutti di cosa è capace).

“Non sono un esperto di fonetica, ma secondo me, Cuperlo si pronuncia con l’accento sulla ‘e’ di D’Alema”

Il senso dell’umorismo delle italiane all’estero radical chic è selettivo. Fin quando si parla di nazisti ed ebrei bruciacchiati va bene. Su quello ci si può scherzare perché i baffetti e il taglio di Hitler sono hipster. Ma non toccatemi il PD o qualsiasi altra minchiata per cui hanno deciso di immolare la propria vagina.

Mi ha attaccato un pippone da oscar sull’importanza di partecipare e prendere parte. Non attivamente, è ovvio che essendo a Copenaghen con me nemmeno lei sarebbe andata a votare. Intendeva partecipare interessandosi, leggendo e studiando. Un tuffo negli anni 70 insomma.

Io ci sono rimasto veramente male perché era veramente figa. Ma sopratutto perché uno passa la vita a farsi una cultura sui più svariati argomenti dello scibile al precipuo scopo di chiavare e poi si vede sfumare l’opportunità per colpa di Cuperlo, Civati e Renzi. Ora non fraintendete, non sono una persona particolarmente istruita. Però conosco le basi nozionistiche per fingermi interessato quanto basta a rimediare una sveltina in diversi contesti socio culturali.

Alla fine non ho combinato niente. Nemmeno il numero di cellulare.

In compenso adesso mi sta proprio sul cazzo la politica. La odio perché dovrebbe essere un discorso intimo, una riflessione che ognuno fa con sé stesso, non un qualcosa da sbandierare in piazza. Sul piatto dovremmo avere delle proposte da valutare nell’autonomia della nostra privata possibilità di capirle e delle nostre più segrete necessità. Dovremmo confessare a noi stessi, ho bisogno di quel candidato perché promette qualcosa che fa bene a me. Perché se deve nascere una qualche forma di democrazia, non può che essere la somma dell’egoismo di tutti. Sono un imprenditore, voto per quello che mi sgrava le tasse dell’azienda. Sono un dipendente, voto quello che mi aumenta il salario. Vince chi rappresenta il maggior numero di egoisti. Facile.

Invece nel 2013 stiamo ancora a fare guerre ideologiche. Tutto di pancia. Non si dovrebbe nemmeno conoscere il viso dei politici, basterebbero delle lettere seguite da lunghe liste “Things to do” con una serie di obiettivi.

– Quale voti?

– La C, quella in cui ci sono i punti ‘favorire le infrastrutture per il wi-fi’, ‘eliminare le spese notarili’ e ‘approvare la commestibilità della carne di cane’.

 Non è vero, non lo andremmo a dire per quale lettera votiamo. Perché se si viene a sapere che voti la C perché ti piace la carne di cane poi la gente ti guarda male. Invece lo diciamo a tutti, andiamo in piazza a urlare per chi votiamo. Perché la politica non ha niente a che vedere con i nostri vergognosi bisogni o le nostri miserabili meschinità. Tirare la cinghia per arrivare a fine mese, evadere le tasse, mangiare carne di cane.

In una politica intima quella radical chic non mi avrebbe mai chiesto chi avrei votato alle primarie.

Scusate, questo è uno sfogo senza senso. Ma avreste dovuto vederla.

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