Un genio malandato: storia di Leopardi e la gobba
“[…] e doloroso/io vivo, e tal morrò, deh tosto!”
Tra i vari luoghi comuni che (giustamente o meno) hanno plasmato la fama di Giacomo Leopardi nel corso dei secoli, ce n’è uno che lo ha reso oggetto di scherno da parte di generazioni di studenti: la gobba.
No, niente battute sugli juventini. Cioè, fatele ma più tardi.
I libri di letteratura spesso scovano la causa di questo caratteristico difetto fisico nello “studio matto e disperatissimo” che avrebbe impedito al recanatese di crescere adeguatamente – basti pensare che a causa di questa curvatura era alto (cioè basso) 1,41 m.
Ora, ‘salute cagionevole’ è l’espressione più sentita nelle ore di italiano per liquidare la questione “gobba”, ma la realtà del tappetto marchigiano è molto più spinosa e complessa: difatti “[…] qui su l’arida schiena […]” (perdonate la decontestualizzazione) c’è molto da discutere.
CIFOSCOLIOSI DELL’ETÀ EVOLUTIVA (ovvero si è ingobbito con lo studio)? Probabilmente c’è una componente genetica predisponente alla curvatura viziata della colonna vertebrale del poeta; tuttavia il solo atteggiamento posturale errato dei suoi pomeriggi di studio ed il fatto che nei primi anni di vita non sia stato segnalato nulla di grave non sembrano giustificare la gravità delle sue condizioni di salute, caratterizzate da
– problemi neurologici (formicolii, alterata sensibilità negli arti, cefalee)
– problemi cardiovascolari (data l’alterazione conformazione della gabbia toracica)
– problemi respiratori (anche/probabilmente per gli stessi motivi di cui sopra)
– stanchezza cronica e febbri ricorrenti
– probabile fotofobia, cioè eccessiva sensibilità degli occhi verso la luce (lo studio serrato e imperterrito nella biblioteca paterna non ha aiutato)
– probabili reumatismi (quindi dolori a muscoli ed ossa)
– probabili sindromi infiammatorie gastrointestinali.
‘Tocca la gobba che porta bene’ non mi pare la cosa più indicata da dire, di fronte ad una questione di competenza non solo ortopedica; quindi dirò “è funesto a chi nasce il dì natale” (non riferito al calciatore). Perché comunque devo trovare un modo per finire il paragrafo.
Tutto ciò fa di Leopardi un malconcio genio (e di che stampo!) a cui “la vita è male”, tanto che nel 1816 si era convinto di essere sul punto di morire.
Ma qual è allora l’origine della gobba della sofferenza?
Le ipotesi più accreditate tengono in considerazione anche
– la predisposizione genetica
– il contesto familiare (i genitori erano consanguinei, come capitava spesso nei porchi matrimoni nobiliari)
– il contesto sociale (siamo ad inizio ‘800, periodo in cui le epidemie ballavano il tip tap e l’igiene era come la mia ragazza, inesistente).
Ora facciamo i nomi dei colpevoli, i nomi de “i doni tuoi [della Natura],/ questi i diletti sono/che tu porgi ai mortali”.
#MORBO DI POTT
Ipotesi più accreditata in assoluto.
Il modo più veloce per definirla è: tubercolosi extra polmonare a localizzazione ossea.
È un’ipotesi verosimile, data la diffusione della TBC all’epoca (vi morirono il fratello Luigi e la celebre Silvia –aka Teresa Fattorini).
Come nella normale tubercolosi, si ha una risposta immunomediata da parte dell’organismo, con la formazione di granulomi tubercolari o tubercolomi. Avviene generalmente nel polmone; se controllato, si può rompere in seguito e disseminare in altre sedi.
Ne deriva un progressivo indebolimento delle vertebre, che si infrangono come le illusioni dell’infanzia riducendo dello spazio tra esse compreso e provocando cifosi, danneggiamento di midollo e radici dei nervi spinali, da cui i sintomi suddetti.
#SINDROME DI SCHEUERMANN
Posta come alternativa alla precedente, poiché considera il fattore genetico.
Favorita da microtraumi, da geni coinvolti anche in altre malattie e dalla sfiga cosmica, anche questa non è una malattia posturale ma porta lo stesso a cifosi dorsale e dolore.
#SPONDILITE ANCHILOSANTE GIOVANILE
Altra importante alternativa diagnostica nell’ambito della reumatologia.
È un processo infiammatorio interessante una o più vertebre determinato dalla stessa immunità, la quale va in tilt dopo l’attacco di un patogeno esterno a caso. Vengono così attaccate le articolazioni periferiche e poi le vertebrali, per poi danneggiare altre strutture in maniera irreparabile (se non si interviene).
Anche in questo caso l’ipotesi sarebbe credibile in quanto alla base della malattie c’è una precisa predisposizione genetica e familiarità. Peraltro questa malattia insorge soprattutto nei maschi nella prima adolescenza. Assieme alla voglia di spippettarsi.
#Vengono poi fatte ipotesi di malattie più comuni, seppur molto meno probabili, come CELIACHIA (FORMA MOLTO GRAVE), DIABETE, EPILESSIA.
“Non so se il riso o la pietà prevale”: probabilmente anche grazie a tutto questo si è sviluppato il pessimismo leopardiano, probabilmente bisogna vivere la sofferenza sulla propria pelle per capire la vera essenza dell’arido vero. Forse, non lo si può dire.
Di certo lo studio non è stata condanna, ma il “naufragar dolce” che lo ha salvato.
Canti indegnamente citati:
– “La vita solitaria”
– “La quiete dopo la tempesta”
– “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”
– “L’infinito”