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Vuoi pubblicare un libro? Vai in libreria

Le librerie si dividono in due categorie. Una è quella dei piccoli negozietti impolverati con ancora in vetrina il vincitore dello Strega dell’86. A parole sono in molti a trovarli affascinanti, ma, quando il libraio prova a venderti un’edizione bisunta e con il prezzo in lire del volume che stai cercando, la magia svanisce.

Poi ci sono i megastore del libro. Giunti, Feltrinelli, Mondadori. Enormi baracconi dove all’entrata trovi guanti e borsine di plastica. Senza toccare con le mani i volumi, li infili nel sacchetto e alla cassa la commessa calcola il conto. “Allora…quattro etti di Tolkien, che è in sconto…più…un chilo di autori russi…signore, è sicuro di non voler prendere un altro po’ di Dostoevskij? In omaggio ci sono le carte da gioco…”.

Anche la clientela presenta delle differenze.

Nel primo caso non c’è. Nei megastore si trova invece la prova vivente del perché la popolazione che legge più di un volume all’anno (il libro di Cotto e Mangiato non vale) non sia necessariamente migliore della massa analfabeta.

Eleganti signore di mezza età che mimano l’estasi mistica di fronte allo scaffale degli Adelphi. Studenti di lettere con la smorfia disgustata mentre valutano libri di giovani autori italiani che invidiano da morire. Coppie che comprano Fabio Volo, ma senza dare troppo nell’occhio, perché si vergognano un po’. Poi i commessi, spesso degli stronzi. E però bisogna capirli. Metà delle persone con cui entrano in contatto sono professori in pensione, che stanno cercando libri usciti dal catalogo prima ancora di entrarci. L’altra metà adolescenti a caccia della saga di “Tuailait”.

Tutto questo nei giorni festivi e dopo l’orario di lavoro, quando la gente si chiede “Che vita di merda sto facendo?” e cerca di sentirsi cerebralmente viva comprando un libro. Durante il resto della settimana i megastore si svuotano, sembrando una versione più grande e igienicamente accettabile delle piccole librerie.

libreria enorme

Qualche giorno fa sono entrato in uno di questi negozi poco dopo l’ora di pranzo. C’eravamo solo io, un commesso che si fissava ostinatamente le scarpe e una matta che, di nascosto, strappava il cellophane con cui erano ricoperti alcuni volumi.

La mole di libri in vendita, presa in considerazione quando il negozio è vuoto, risulta ancora più impressionante. Così ho pensato che tanti libri equivalgono a tanti autori. Allora perché gli aspiranti scrittori dicono che è quasi impossibile farsi pubblicare un romanzo? Secondo me, stanno sbagliando il genere letterario.

La narrativa è abusata, noiosa. Il libriccino di un esordiente difficilmente risulta interessante, soprattutto quando a metà del suo prezzo puoi comprare un tascabile Oscar Mondadori. Anche perché, se a una ragazza dico che ho letto l’imperdibile esordio di uno scrittore di Viterbo, di sicuro non me la dà (a meno che non sia la sorella dell’autore). Se invece me la tiro con Bukowski o un altro alcolizzato, le chances aumentano esponenzialmente.

Così ho dato un’occhiata anche ai settori della libreria che solitamente non frequento. L’intento era quello di trovare dei generi poco frequentati da proporre ai giovani autori, delle nicchie interessanti in cui riversare la propria arte e pubblicare, finalmente, un libro.

Qui sotto c’è qualche consiglio sulle aree in cui concentrare gli sforzi e titoli di volumi che non vedono l’ora di essere scritti. Pensateci.

  • Animali domestici. Un bel libro fotografico dedicato ai canarini. Una monografia sulle abitudini igieniche dei setter. Un coraggioso studio sulla relazione madre-figlio nei pesci rossi.
  • Filosofia spiccia. Libriccini di massimo 50 pagine su: motivarsi in vista di un corso motivazionale, “Osho si è fermato a Eboli. Il santone indiano nel Sud Italia”, metodi per ritrovare l’intesa con il partner (defunto).
  • Storia e affini. Uno studio sulla magia nel continente africano dal titolo “Il Negromante”. Un trattato volto a difendere la controversa tesi per cui Gesù sarebbe stato un membro del gruppo Bilderberg. Storia a fumetti del Concilio di Nicea.
  • Guide turistiche. Se la crisi rende difficile trovare i soldi per le vacanze, ecco alcuni titoli da proporre alla Lonely Planet. “I Caraibi nella tua vasca da bagno”, “Visitare l’Est Europa rimanendo nei giardinetti di fianco a casa”, “Tour enogastronomico alla Despar”.
  • Manuali e corsi. “Come difendersi dagli attacchi del Demonio in 12 mosse”, “Costruire un impero finanziario lavorando da casa”, “Scegliere consciamente la carta da parati”.
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