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Scusa, ecco le mie dimissioni da questa noiosissima conversazione del cazzo

Spesso ci troviamo a dover sostenere conversazioni che, se anche interessano l’interlocutore, in noi fanno venire voglia di eutanasia sociale. Purtroppo è sempre molto complicato uscire da queste situazioni. Un bel post di Anna Heyward e Evan Williams ha affrontato la questione trattandola come una questione professionale. Quindi ecco, in traduzione libera, la lettera di dimissioni da una noiosissima conversazione del cazzo.

 

Data: 5 minuti fa.

Indirizzo: Apericena e altri eventi depressivi.

Caro compagno di aperitivo,

ti prego di accettare le seguenti dimissioni irrevocabili dalla nostra conversazione.

Ho infatti compreso – nel preciso istante in cui mi hai chiesto: “E tu dove andrai in vacanza?” – che è tempo di abbandonare questa chiacchierata ormai stantia e dirigermi verso nuovi dialoghi più stimolanti.

Ciò non significa che dal nostro scambio non abbia tratto alcun vantaggio. Al contrario, ci sono stati molti elementi positivi. Senza la nostra conversazione infatti, non avrei mai saputo che in questo periodo ti senti un po’ stanco o che tuo cugino ha da poco scoperto di essere allergico ai lamponi. E non avrei neppure preso coscienza della tua alitosi né di quanto è rivoltante.

Inoltre sento che la cosa più interessante che a questo punto potrei fare fermandomi qui con te è tirare fuori il mio telefono e analizzare le previsioni meteo di tutta la costa adriatica da qui a settembre.

La decisione di cambiare conversazione l’ho definitivamente presa quando mi sono reso conto che la storiella del tuo frullatore impazzito me l’avevi già raccontata non una, ma ben altre due volte. E per quanto ti sia grato di averla voluta condividere proprio con me, sento che ormai ha smesso di essere la storia giusta per me: devo andare ad ascoltarne altre. Per questo me ne vado.

Se tu potessi essere interessato ad alcuni giudizi sulla nostra conversazione, ti darei volentieri i seguenti consigli:

  • Parla di cose più interessanti, non degli argomenti che tocchi con i tuoi compagni del treno delle 7.30. La prossima volta in cui ti sentirai raccontare ad un interlocutore quanti metri è lungo il tragitto dalla stazione a casa tua, fermati e chiedigli: “Ti spaventa la morte?”
  • Sfrutta le persone che hai vicino. Ad esempio, se avessi chiesto alla figa alla tua sinistra di unirsi alla nostra conversazione, tutto sarebbe stato molto più interessante, se non altro perché avrebbe diluito la tua insopportabile presenza.
  • Toccarmi reiteratamente il braccio mentre parli non è strettamente necessario.

Ti prego di accettare, come segno del mio affetto, la motivazione che me ne sto andando perché devo discutere con il mio amico Enrico dove andare in vacanza. Mi scuso anche per il momento in cui, dopo esserti guardato un po’ attorno, ti renderai conto che qui non c’è nessun Enrico e io ti ho già detto che quest’anno non andrò in ferie. Purtroppo è la scusa migliore che sia riuscito ad inventare.

Per rendere il nostro distacco meno doloroso, mi impegno a sbolognarti al primo sventurato che verrà a chiederci dov’è il bagno.

Ti auguro i migliori successi nelle prossime conversazioni.

Sinceramente tuo,

 

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