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Gli infiniti motivi per cui siamo tutti stronzi uguali

Ragazzi miei, oggi si va di ovvietà, quelle Grandi Verità che, stimolate dal richiamo alle tradizioni di questi giorni di festa, un po’ come i trigliceridi, giungono su picchi altissimi fin quassù a mostrare la loro evidenza sotto ai nostri begl’occhi.

L’essere umano è una meravigliosa accozzaglia di incongruenze e paradossi, tanto assurdi, sfaccettati ed improbabili, da renderci tutti quanti specialissimi. La cosa che, però, crescendo, mi sembra sempre più evidente è quella robina lì ovvia che ti insegnano fin da piccolissimo: siamo tutti uguali. Ugualissimi, identici. Cinque anni di Psicologia che mi portano a questo, minchia. Bando alle ciance, non vi parlo di omologazione o carità cristiana, sono sul più terreno piano del sempiterno motto “Che sia il papa o che sia un re, mangia, dorme e caga come me!”, ritornello della mia infanzia suonato in coro dalla mia nonna col mio papà.

Poi cresci, e ne aggiungi un pezzo: siamo tutti uguali, sì, ma tutti stronzi uguali.
E nel comodo, pratico e usuale formato lista, vi dico i perché:

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#1. Moriremo tutti quanti, in ogni caso (per iniziare con serenità eh!);

 

#2. Siamo nati tutti figli, e questo fatto ha tante di quelle ripercussioni che da nonno Freud a Lapo nostro ci marciamo su tutti quanti alla grande;

 

#3. Non esiste nessuno a cui non piaccia la pasta; al più c’è chi non la può mangiare, e quelli sono gli sfigati bimbi speciali celiaci, ma venderebbero la mamma a un re magio per farsene un piattone;

 

#4. Anche i magri hanno fame, sì ve lo giuro anche loro: quindi, cari amici chiatti, non sentitevi giudicati quando vi scassate la pizzetta davanti a loro e alle loro insalatine;

 

#5. Babbo Natale a un certo punto non è più esistito per nessuno, nemmeno per le più fighette che ricevevano sempre i cicci belli più belli che proprio avevano chiesto loro;

 

#6. Piangiamo tutti, tutti, per la mamma di Bambi;

 

#7. Sai quella topa spaziale che hai visto in spiaggia col costume strizzatissimo, i capezzoli sotto al collo e la chiappa-zainetto-anti-gravità? Caga anche lei; e Miriam Leone? Sì anche lei. Cacca vera eh;

 

#8. Ti fregano la morosa? Il parcheggio il sabato sera in centro? L’ultima merendina al distributore? L’ultimo broccolo al supermercato? Vuoi uccidere, ti senti cattivo, auguri anche solo un piccolo piccolo male alla pancina che via dai ci sta, oppure vai a spaccare la faccia al tizio che ti bomba l’ex: fatto è che tutti quanti abbiamo desiderio, anche solo minimo e/o passeggero di vendetta. Indoriamo la pillola e chiamiamolo istinto di sopravvivenza, cazzo l’ultimo broccolo!

 

#9. Anche il più bastardo dei cinici stronzi ogni tanto è felice;

 

#10. Quando hai sonno vuoi dormire, tu io e tutti, anche i manager spaccaculi;

 

#11. Ogni scarrafone è bell a mamma soja: ognuno pensa che i propri affetti siano meglio di quelli degli altri;

 

#12. Fare le pulizie fa schifo a tutti, la massaia più soddisfatta non è comunque contenta di fare i sebbizzi;

 

#13. Piangono anche i maschi, i machi, i virilissimi, perchè il ciglino nell’occhio è finito a tutti, almeno una volta;

 

#14. Una carineria, tipo un caffè con un biscottino, così, inattesi, fanno piacere a tutti;

 

#15. In qualche misura, ci compiacciamo delle nostre birbantate come se fossero segno di scaltra intelligenza, fosse timbrare il biglietto due volte o passare per una porta non aperta per noi prima che ci si richiuda sul muso;

 

#16. Abbiamo tutti il catarro;

 

#17. La mia stanchezza è più stanchezza della tua, e tra l’altro la reggo meglio;

 

#18. Anche i professori piangono, e soffrono. Ed è giusto così;

 

#19. La democrazia è solo in cucina;

 

#20. Siamo tutti stronzi uguali, qualcuno di più, qualcuno di meno, ma stronzi tutti, anche io e anche tu.

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