Infelicità (parte prima)
La felicità è un sentimento strafigo. La felicità vera. Non quei surrogati tipo il calore familiare, la fede per la squadra del cuore, la patria o l’amore tra voi e il vostro partner. Per felicità vera intendo quella cantata da Albano (un panino e un bicchiere di vino, NDR), quella delle piccole cose concrete che affollano il nostro quotidiano e lo colorano di realtà. Sboccare dopo una serata con gli amici in cui si è bevuto troppo, accompagnare la vostra compagna ad abortire dopo aver trascurato un roboante amplesso, riempire un sacco di iuta di gattini e sbatterlo violentemente contro una parete ruvida, raccogliere fondi per una manifestazione di protesta, andare a messa e parlar del più e del meno con un pescatore per ore e ore.
Ma il desiderio di felicità non ci deve distrarre dal suo contrario: l’infelicità.
L’infelicità è sottovalutatissima. Come diceva sempre il celebre Pierre Rivière, se non fossi stato così infelice non avrei mai ucciso a colpi di roncola mia mamma, mia sorella e mio fratello. E noi non avremmo potuto leggere le tue meravigliose memorie caro Pierre. Perché il nodo centrale è proprio questo: la felicità non muove nulla mentre l’infelicità fa rivoluzioni.
Ecco un manuale per tutte quelle persone schiave di un ottimismo cieco. Semplici esercizi che, se attuati con criterio, vi garantiranno una dose inesauribile di infelicità.
Esercizio 1: Diventa ipocondriaco.
Sedetevi rilassati sul divano in un contesto di assoluta pace e concentratevi su voi stessi. A occhi chiusi dovete scannerizzare tutto il vostro corpo alla ricerca di qualcosa di sospetto. Un lieve dolorino, una leggera aritmia cardiaca, un rumore più greve durante il vostro respirare. Se non trovate nulla non disperate, continuate a cercare. Provate a respirare concentrandovi molto attentamente sul movimento del vostro torace. Non vi sembra che i vostri polmoni siano pesanti? Come se sporcati dall’aria inquinata che respirate ogni giorno.
Una volta diventati abili ascoltatori del vostro corpo potete eseguire l’esercizio di ascolto anche fuori dalle mura domestiche, per esempio durante una riunione con il vostro capo. Cercate di ascoltarvi nei momenti in cui siete maggiormente sotto pressione e il vostro organismo offre un più vasto campionario di spunti di riflessione.
Se vi applicherete con costanza a questo esercizio di ascolto, in breve tempo tutte quelle avvisaglie, sulle prime appena percettibili, diventeranno assillanti campane di allarme, le quali risuoneranno nell’ormai tardivo tentativo di avvertirvi della vostra malattia.
Esercizio 2: Convinci il tuo partner a farti le corna.
Selezionate una persona (X) appartenente al contesto del vostro partner e di sesso opposto (stesso sesso in caso di orientamento omosessuale).
Andate dal vostro partner e chiedetegli cosa pensa della persona X. Lui risponderà che la vede a volte passare nei corridoi ma non la conosce bene e bla bla bla. Circoscrivete il campo della domanda al mero aspetto fisico, ovvero chiedetegli cosa pensa esteticamente di X. Non ha nessuna importanza la risposta che darà. A voi basta avere la certezza di aver spinto il vostro partner a considerare X da un punto di vista estetico. Successivamente fate notare al vostro partner come tutte le interazioni che ha avuto e continua ad avere con X siano, se guardate da una certa angolazione, ambigue. Continuate a premere su queste questioni assicurandovi che egli abbia X sempre in testa e al contempo facendovi odiare per la vostra gelosia.
Tanto più riuscirete a far sì che l’idea di X lusinghi il vostro partner e il pensiero della vostra gelosia lo infastidisca, tanto maggiori saranno le probabilità che lui si getti tra le braccia di X. Probabilmente X rifiuterà in malo modo le avances, perché non ha mai considerato il vostro partner come una possibile copula né ora né mai. Tuttavia tra voi qualcosa si sarà irrimediabilmente compromesso.
[parte seconda]