Mané Garrincha – gli 11 giocatori più appassionati d’alcol
– Mané Garrincha (1933-1983): di quel Brasile del 1958, vittorioso sulla Svezia di Skoglund e Liedholm, faceva parte anche Mané Garrincha, l’Alegria do Povo. Che dire di Garrincha che non sia già stato detto? Genio e sregolatezza, affetto in gioventù da malattie debilitanti e malnutrizione che lo portarono ad avere una gamba più corta dell’altra di ben sei centimetri, Garrincha è semplicemente l’ala più forte della storia del calcio. Dribbling ubriacanti, velocità, potenza di tiro, visione di gioco. In Brasile, Pelé è l’eroe dei politici, Garrincha lo è di tutto il popolo. Giocò quasi sempre in patria, nel Botafogo. Di lui si narra che, durante un provino, infierì a furia di dribbling e tunnel sul mitico terzino della nazionale Nilton Santos (che rimase per tutta la vita grande amico di Mané), il quale ne chiese a gran voce il tesseramento. Con la nazionale verdeoro vinse due titoli mondiali: quello di Svezia ’58 e quello di Cile ’62. Dove, con un Pelé infortunato, guidò la nazionale carioca alla vittoria con ben 4 gol nel corso del torneo (alla pari di Vavà). Da lì, l’inizio della fine: infortuni, matrimoni sconclusionati, numerosi figli, abuso di alcol. Garrincha visse gli ultimi vent’anni della sua vita in situazione di totale indigenza, aiutato soltanto dalle donazioni degli amici e dalla carità dei conoscenti.
Affetto da cirrosi, morì nel 1983, a soli quarantanove anni.
Andrea Gratton
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