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9 tipi di tifosi allo stadio

L’altra sera sono stato per la prima volta allo stadio, a San Siro. In calendario c’era una grande sfida tra due big del calcio italiano, Inter e Sassuolo. Una di quelle partite in cui gli steward ai tornelli invece di controllarti ti chiedono quale scommessa hai perso per dover scontare un pena così grave. In ogni caso nel corso dei 90 minuti di pure emozioni ho potuto notare 9 classici tipi di tifosi che animano non solo gli stadi di Serie A, ma anche i peggiori bar di Caracas durante i Mondiali o le partitelle dell’oratorio tra cresimandi e infedeli.

INTER-SASSUOLO

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Quello che ce l’ha con l’arbitro

E’ il tipico soggetto che spara insulti a ripetizione contro ogni decisione dell’arbitro. Non solo quando questo fischia un fallo contro la sua squadra (“Ma che cazzo di fallo hai visto? Sei una merda!”) o quando NON fischia un fallo a favore (“Era fallo cazzo! Sei una merda!”) ma anche quando fischia a favore della sua squadra (Oh hai fischiato finalmente! Sei una merda!”). Molto spesso questo tipo di tifoso tende a fondersi con il creativo, per creare delle combinazioni che solitamente riguardano eventuali relazioni extraconiugali della madre del direttore di gara. Inoltre quello che ce l’ha con l’arbitro soffre di un disturbo che lo accompagna anche nella vita quotidiana: lo si può trovare in coda alle poste che chiede l’espulsione per fallo da ultimo uomo quando sta per andare allo sportello ma quello che “deve solo chiedere un modulo” gli fotte il posto.

Il creativo

Il creativo è un intrattenitore nato e in fondo ne è consapevole. Non si presenta mai in compagnia e sembra che parli da solo, ma in realtà ad ogni fantasioso anatema lanciato gioisce delle risatine che suscita nei vicini. Il suo background culturale è costituito in prevalenza da filmati della Gialappa’s Band, tanto che parla con tre voci diverse e ogni 15 minuti lancia un intervallo pubblicitario. Ieri ho avuto il privilegio di sedere vicino ad un creativo. Ecco alcune esternazioni degne di nota: “Con tutta la bamba che tiri altro che la fascia da capitano, il laccio emostatico ti ci vorrebbe!”; “un intervento così è illegale anche a Scampia!”; “a quella velocità lì se inizi a correre adesso arrivi in porta alla scadenza del contratto”; “Campagnaro di nome e di fatto”. A volte il creativo si fonde con il fuori dal coro per potersi compiacere dell’ilarità suscitata in una porzione ancora più ampia dello stadio.

Il fuori dal coro

Il fuori dal coro è quello che quando si organizza la cena di classe per il 5 febbraio alle 8 da Mario ti dice che va benissimo l’8 febbraio alle 5 da Pino. E’ più forte di lui, deve distinguersi sempre e comunque. Il suo palcoscenico sono i momenti di silenzio tra i cori degli altri tifosi: in quei 10 secondi lui si alza in piedi e con voce decisa urla un “picchiano come fabbri!” o un più tradizionale “tira, coglione!”, magari nel momento in cui la palla è a centrocampo tra i ferri da stiro di un difensore portoricano.

Il tifoso al contrario

E’ sicuramente uno dei tipi più interessanti. Mentre normalmente un tifoso dà indicazioni ai giocatori o in generale incita la squadra (studi scientifici sugli impiegati delle poste hanno dimostrato che gli insulti hanno grande capacità motivazionale), il tifoso al contrario invita i giocatori a fare le più grandi stronzate. Non si è ancora capito se lo scopo è scongiurare il loro verificarsi o provare il sadico piacere di dire “io l’avevo detto”. In caso di palla rasoterra a centrocampo urla “rovesciata!”, sulla linea di fondo “Vai, corri pure, tanto il campo non finisce!” e infine in difesa “mi raccomando, spazzala con un colpo di tacco!”. 

Il rancoroso

Il rancoroso odia a morte un giocatore della sua squadra, per i motivi più futili:  perchè una volta giocava in una squadra paraguyana con gli stessi colori della squadra che il rancoroso odia, perchè sulla foto con dedica ha scritto Mario invece di Pino (probabile caso di calciatore fuori dal coro) o semplicemente perché gli ha fregato la tipa, dato che un calciatore tira (!) molto di più di un laureato morto di fame qualunque. A onor del vero, bisogna ammettere che alcuni giocatori l’odio se lo guadagnano a suon di lisci e retropassaggi al portiere impegnato a capire se aver messo il piede sinistro nella scarpa destra possa compromettere le sorti dell’incontro.

Il bersaglio preferito del rancoroso è Jonathan dell’Inter. 90 minuti di “fai cagare Johnny”, “Johnny sei una merda”, “porca troia Johnny ringrazia che è finita la sessione di mercato”. E poi dritto a casa pronto per un’altra bella settimana ad accumulare frustrazioni da sfogare alle stadio la domenica successiva.

Il silenzioso

Lo noti perché è seduto in un angolo in cui la visuale è pessima, nonostante abbia fatto il mutuo per un biglietto in tribuna VIP. Il silenzioso è impassibile, non si muove, non esulta, non insulta nessuno. Sembra pensieroso, come se si chiedesse cosa ci sia venuto a fare allo stadio. “Stadio? Come Stadio? Ma non fanno Uomini e Donne qui? Vabbè ormai che ci sono, tanto vale guardare questa partita di basket”.

Il PP (pentola a pressione)

Spesso viene confuso con il silenzioso. Anche il PP non lascia trapelare alcuna emozione. Ma in realtà ogni fallo, ogni occasione sprecata, ogni liscio di Johnny gli fanno ribollire il sangue nelle vene e aumentare la temperatura corporea. Raggiunto il livello “Vesuvio”, caratterizzato da colate laviche di bava e volto color Teroldego annata ‘94, basta l’azione più insignificante a trasformare il PP rivelando il suo vero volto: Adriano Galliani.

I piccioncini

Qualcuno potrebbe pensare che siano dei 16enni alle prime armi, che approfittano di ogni occasione lontana dagli sguardi dei genitori per lasciarsi andare a tenere effusioni in pubblico. Invece no, sono una coppia di 50enni milanesi, che riscaldati da una fiaschetta di grappa al ginepro e dagli insulti a Johnny, si esibiscono in improbabili slinguamenti al retrogusto di polenta, con annessi strusciamenti sui pantaloni e focose promesse di fare scintille qualora l’Inter vinca. Passati alla grappa al mirtillo, vedranno la fine della partita dalle finestre dei pulitissimi bagni dello stadio, urlando la formazione dell’Inter nel momento dell’amplesso.

Il volgare

Il volgare è particolarmente attivo durante l’intervallo. Chiama a raccolta gli amici e inizia a snocciolare le sue teorie sul perché la partita va in un certo modo. Grande conoscitore di sinonimi (scopare, chiavare, trombare, uccellare), dispone di un vocabolario di al massimo 200 parole, di cui le più utilizzate sono cazzo, figa e merda. Che si vinca o si perda, secondo il volgare il merito (o la colpa) è sempre di “un certo nero con un fottuto cazzo nero che si scopa delle cazzo di puttane mignotte come un cazzutissimo nero”. Il suo turpiloquio a sfondo sessuale può suscitare l’interesse dei piccioncini, sortendo stesso effetto eccitante di un gol in rovesciata di Johnny.

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