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5 motivi per cui un tifoso odia il calcio

No, non è un articolo di quanto faccia schifo il calcio né un’indiretta esaltazione degli altri sport. Perchè per il vero tifoso di calcio gli altri “sport” sono interessanti quanto la prima legge di Gay-Lussac. Per lui c’è solo ed esclusivamente la palla tonda portatrice di vane speranze euforiche. Ma nonostante continui la sua personale apologia della sua malattia contro i suoi amici hipster che preferiscono al soccer (come direbbero loro) qualche romanzo russo dell’800, ovviamente sconosciuto ai più, il tifoso sa nel profondo del suo animo sportivo che in fin dei conti il suo è un amore che viene costantemente messo alla prova da 5 fantasmi che si presentano almeno una volta nella sua vita da incallito sostenitore della propria squadra. Un amore che in molti weekend e in certe partite infrasettimanali si trasforma in vero odio.

Il destino 

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Già dalla nascita il tifoso è segnato; quella piccola creatura ignara di tutto non sa che non avrà alcuna possibilità di scampo: è la squadra che sceglie e non viceversa. Se sarà fortunato nella sua vita di tifoso di calcio sosterrà una squadra vincente anche se la sofferenza è una costante che accomuna tutti i patiti di questo maledetto sport. E’ interessante notare come alcune volte ci sia un diretto rapporto tra squadra ed individuo-tifoso: se sei una calamita della sfiga tifi Torino, se ti senti snob tifi Real Madrid, se appartieni al proletariato (meglio se inglese) tifi Manchester United, se ti considerano un antisportivo tifi Juventus, se tifi PSG, Manchester City o Anzhi Makhachkala non capisci un cazzo di calcio. Ma il più delle volte questo viene disatteso; il destino si abbatte feroce provocando nel tifoso medio rabbia, frustrazione e invidia per le altre squadre che invece di dare la palla indietro danno gioia e spettacolo.

Conseguenza: provare a darsi a qualche altro hobby scoprendo poi della costante perdita di tempo a cui si è andati incontro.

 Il rapporto squilibrato tra gioia e dolore

 Quello che molte persone non capiscono è come possa essere esaltante vedere ventidue uomini in calzoncini tirare a calci una palla. E in effetti hanno ragione. Sembra paradossale ma il calcio non è divertente. Sebbene debba essere uno sport e in quanto tale portare felicità e serenità nelle persone il più delle volte è un coacervo di tutte le emozioni negative che un essere umano può sopportare in 90 minuti (e in certi casi purtroppo anche di più). L’80% delle partite viste da un tifoso sono state noiose e inconcludenti, il 19% orribili e tristi, l’1% belle ed esaltanti. In fin dei conti, nonostante il tifoso sappia bene che non accadrà mai, si è sempre alla ricerca di quella minuscola percentuale. Conseguenza: chiedersi perchè non ci si sia innamorati della botanica o delle orate di allevamento.

Le 5 fasi dell’elaborazione del lutto 

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Non crediate che sia stata Elisabeth Kübler-Ross a elaborare il famoso modello delle cinque fasi. E’ stato il tifoso sin dalle sue origini a portare su di sé come una croce nelle innumerevoli e cocenti delusioni sportive le varie fasi. Generalmente negazione, rabbia, contrattazione, depressione hanno il loro sviluppo e apogeo durante la partita e nell’immediato  post-gara. Per l’accettazione passano circa 40-50 anni. Le sconfitte si insinuano più a fondo delle vittorie nella mente del tifoso.

Conseguenza: invidiare il tuo amico ignorante di calcio che rimorchia gnocca a quantità industriale.

I ricordi

Sono una brutta bestia per il patito di calcio, arrivano all’improvviso quando uno meno se lo aspetta. Se vedete un tifoso sfegatato al di fuori del contesto calcistico che fissa un punto nel vuoto quasi sicuramente starà ripassando qualche vecchia formazione, o tentando di ricordare come si chiamava quel calciatore armeno che fece gol alla sua squadra oppure, succede il più delle volte, è come se vedesse un gol incredibile o ancor meglio un azione stupenda proprio davanti ai suoi occhi. E’ un effetto collaterale dell’essere innamorati di questo sport e l’incubo ricorrente è sentirsi chiedere: “A che cosa stai pensando?”. Tergiversare in quel momento è la parola chiave del tifoso medio.

Conseguenza: ti accorgi dopo mezz’ora di elucubrazioni mentali inutili che il tuo amico (ignorante di calcio) ha già rimorchiato la bionda seduta accanto a te.

Il tempo

 Il calcio e il tempo non vanno mai d’accordo. Se la squadra per cui si tifa vince il cronometro rallenta, se perde invece accelera in modo spaventoso. L’effetto diretto è che il tifoso passa in media a guardare più i secondi che scorrono che la partita. Non ne può fare a meno, vuole che la sofferenza passi in fretta o, paradosso dei paradossi, si protragga ancora un po’ sperando invano in un gol che non arriverà mai.

Conseguenza: l’amico ignorante di calcio insieme a te a guardare sul divano la partita per un non ben precisato motivo commenta: “Tutto sto casino per un 1-0?”. Insulti a manetta.

Il calcio in fin dei conti per chi è tifoso sfegatato è come una cattiva amante: ti seduce, ti illude, ti usa, ti sfrutta, ti lascia, ti tratta male; ma per qualche arcano motivo si è sempre disposti a rincorrerla, a seguirla fino in capo al mondo. E poi se dà spettacoli di questo genere (vedi video) si è disposti a perdonarle tutto.

Alessio Mantelli

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