Lavoro

13 verità sul lavoro che ti lasceranno l’amaro in bocca

Negli ultimi vent’anni il mondo del lavoro ha subito profondi cambiamenti che hanno disatteso completamente i nostri pronostici. Quando più di dieci anni fa frequentavo le superiori sembrava che qualcosa da fare lo si sarebbe in qualche modo trovato e sarebbe stato più che bello, grandioso. Oggi direi piuttosto che l’importante è partecipare.

Per fortuna che internet ci tiene la testa impegnata con i lamenti dei nostri simili e le teorie critiche di qualche testacchione.

Ecco quello che abbiamo imparato su internet riguardo al mondo del lavoro.

 mondo del lavoro

#1 Il mondo del lavoro è una partita a nascondino dove la formazione accademica è la conta. Più anni passi a contare e più tempo concedi al lavoro per nascondersi.

 

#2 La maggioranza delle persone lavora tutta la vita; la minoranza vive con la rendita tramandata da generazioni o con il nero investito e accumulato negli anni buoni; i più sfigati sono quella fetta di popolazione con abbastanza risorse economiche da poter posticipare le loro preoccupazioni più avanti.

 

#3 I privilegi inediti del giovane italiano (non è detto che ne usufruisca):

 

– Può affrontare l’università in modo svogliato e superficiale (immagine il contrario dell’archetipo di studente asiatico) investendo quindi le migliori energie della sua vita negli aperitivi.

– Può parcheggiarsi in università e rinnovare il ticket da fuoricorso per un periodo indefinito di anni.

– Una volta venuta meno la scusa dello studio può giocarsi la carta “questa offerta di lavoro non è coerente con le mie aspettative e con il mio livello di formazione” e rimandare a tempo indeterminato l’inizio di una vera carriera.

 

#4 Un giovane che rifiuta un posto di lavoro e come un rappresentante di Herbalife che quando ti ha convinto a comprare i suoi beveroni decide che non te li meriti e parte alla ricerca di un nuovo cliente. Sia il giovane che il rappresentate hanno alle spalle una famiglia che per manina li accompagna nel mondo del lavoro.

 

#5 Non è brutto ciò che è brutto, è brutto ciò che non rappresenta un miglioramento rispetto alla mia condizione attuale. Per questo i lavori peggiori sono svolti da quelle persone per cui la prospettiva di un salario mediocre e mansioni di scarso prestigio possono comunque dare un plus alle loro vite (ad esempio gli immigrati).

 

#6 La nostra società vive con il forno, la lavatrice e il pinguino De’ Longhi accesi nello stesso momento. Non produciamo più nulla, tutto decentralizzato, ma consumiamo come i sultani del Qatar, sia a livello di beni e servizi sia a livello di partecipazione ai benefici del welfare.

 

#7 Fino a ieri c’erano un sacco di persone impiegate nella produzione e distribuzione di cose che oggi posso trovare gratis su internet. Pensate al porno e alle nuove generazioni di edicolanti che non vedranno mai lo sguardo timido e furtivo del quattordicenne in cerca di tette.

 

#8 La progressiva affermazione della cultura dei diritti mira a generalizzare a tutta la popolazione lo status di signore.

 

#9 Una volta i prodotti ben fatti e originali erano la normalità. Io per esempio mangiavo dalla Mora Ciavarina e pagavo meno che a farmi la spesa. Oggi le cose belle e le cose buone sono diventate tutte esclusive e costose. Se voglio spendere poco devo andare dal kebabbaro. Ma non quello del centro.

 

#10 La società ha convinto i giovani che fosse più morale inseguire la massima confuciana “fa il lavoro che ami e non farai un cazzo per tutta la vita” piuttosto che infilarsi 50 euro nel portafoglio.

 

#11 Capisci lo scollamento tra università e mondo del lavoro quando ti svegli tutto sudato nel tuo letto atterrito dal pensiero che un’economia in recessione, come quella italiana, possa sfornare ogni anno 3000 designer del prodotto.

 

#12 Le politiche sociali, del lavoro, sindacali e gran parte dei moniti lanciati su facebook hanno fallito. Oggi il giovane che vuole cominciare a lavorare non può farlo perché deve aspettare il pensionamento dei lavoratori più anziani che però non possono ritirarsi perché lo stato non può permettersi di mantenerli, poiché quando poteva ne ha pensionati troppi e troppo presto. La conseguenza logica di queste premesse è che di tutte le forze in campo che promettono di cambiare le cose, l’unica che può veramente creare occupazione giovanile è la morte.

 

#13 Nella vita non puoi fare sempre e solo quel cazzo che ti pare.

 

 

References: il Deboscio, Quit the Doner, Avant la Guerre, Paolo Ruffini

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