Lo spazio dei lettori

PLAGIATORI DI MENTI (o Conversione all’unica e totale)

downloadVerrebbe da dire che l’essere umano utilizza e sfrutta ogni risorsa o invenzione da lui scoperta o creata in tutti i modi che la mente possa concepire, andando però a ricadere sempre e comunque nei risvolti più negativi possibili, è celebre la scena iniziale del film “2001 odissea nello spazio” (film elogiato dal 99 percento della popolazione mondiale ma fondamentalmente nessuno ci ha capito un cazzo, e nessuno lo ammette, perché le immagini contano più delle parole, il simbolismo e bla bla bla) il simpatico ominide riesce subito a capire che l’osso appena trovato era molto più utile per spaccare il cranio all’avversario rompicoglioni piuttosto che come strumento da lavoro, la morale è che dall’osso all’energia atomica, l’essere umano non è in grado di applicare a se stesso un etica stabile che preservi la sua persona e le altre intorno a se.

Sono passati anni e anni e adesso l’umanità si appresta ad entrare nell’epoca digitale, e di Facebook, e anche questo nessuno lo vuole ammettere, (e anche se magari se ne è già parlato abbastanza) è talmente radicato nella nostra società e nelle nostre fragili menti che ogni  persona su questa terra lo conosce, lo usa o ha visto la sua “rilassante” homepage blu almeno una volta; Iniziato come uno scherzo (non mi và di raccontarvi la storia, vedetevi the social network, che è un po come un vangelo moderno) è diventato una macchina da denaro pressoché infinita, in continua crescita ed espansione, è arrivata ad assumere proporzioni bibliche (tipo il Leviatano, oppure Legione, ovvero una mandria di maiali posseduti) dall’esterno viene ammirato, pubblicizzato su ogni spot possibile e immaginabile, ma una rapida occhiata dall’interno ci fa capire come questo essere gigante, questa mente collettiva (ideologia molto new age e accomodante, ma presto ci si rende conto che il nome giusto sarebbe de-mente collettiva) sta progressivamente plagiando le nostre menti, le sta rendendo materiale inerte, le sta infestando di vermi (blu) e sta riempiendo i nostri occhi di vuotezza e antisocialità.

Partendo dal fatto che non tutti gli utenti di facebook stiano cadendo schiavi di questo sistema di mi piace, commenti e diari, si può tranquillamente stare in un angoletto (della finestrella della chat, con il bel pallino verde che dice “sono online, contattami!” ma nessuno poi lo fa) ad osservare, analizzare ed interpretare, e straordinariamente (lo dico in tono sarcastico) si possono trovare schemi che si ripetono, si possono classificare i vari “tipi umani” (un termine molto caro all’Oltreuomo) in degradanti e parodistiche sottocategorie:

apro la home cosa vedo, milioni, trilioni, fantastilioni, ipermegaloni di post sul calcio, link denigratori dell’ultras, immagini copertina col calciatore X che corre festeggiante sul campo, e centinaia di commenti su quanto vale quel determinato giocatore, le sue qualità, quanto è pippa il giocatore della tua squadra e quanto è forte il mio (il calcio, da sempre, è una enorme fornace di pareri obbiettivi) discussioni che si rivelano tanto lunghe quanto inutili dato che nella stragrande maggioranza di casi il macinare di tastiere finisce in insulti e in gente che rimane nella propria opinione senza mai concedere la possibilità di far capire all’interlocutore (o ad un eventuale terza persona che legge il commento pubblico) che aveva, o che potrebbe avere seppur in minima parte, torto. (e questo è uno di quegli schemi che si ripetono, poi vedrete) basta un leggero colpo di scroll per trovarmi di fronte ad un’altra terribile e dilagante piaga, in molti la temono, altri ne sono affascinati, altri ne sono usciti indenni o con qualche ferita, è una piaga conosciuta con molti nomi ed epiteti, io mi limiterò a riassumerle con il minimo comune denominatore che più o meno le contraddistingue tutte, la loro macchina fotografica.

Ora, non riesco a capire come tutto questo sia iniziato, e soprattutto il perché, ma in questi casi credo sia lecito dare la colpa in modo vergognosamente scontato alla “moda del momento”.

La mancanza di talento esiste in tutti i campi, e in tutte le arti, “avere una Les Paul non fa di te Eric Clapton”, Roger Waters ce l’aveva detto anni fa (e per coloro che se lo stanno chiedendo, Clapton inizialmente suonava la Gibson) e possiamo trasformare la citazione in “avere una Reflex non fa di te Steve Mccurry” (non so che macchina utilizzasse steve mccurry, but nobody cares), e tutto questo si rispecchia  profondamente in quello che poi le “fotografe” (il 90% sono donne poi, sarà un caso?) fanno e pubblicano ogni dieci minuti:

profondissime foto di loro stesse, continue foto di loro stesse, sensuali e provocanti foto di loro stesse, loro stesse in pose più o meno strane, o le loro gambe, stese sulla sdraio, sul divano, sulla sabbia, non è importante, o loro stesse con la loro migliore amica, o le loro gambe e le gambe della loro migliore amica, sulla sdraio, sul divano ecc.

L’exploit artistico è manifesto quando fotografano oggetti,che possono essere tazze, bicchieri, suppellettili varie , rami, ramoscelli, fiorellini, in angolazioni più o meno particolari, ma quello che fà di più è solo ed esclusivamente la spropositata risoluzione delle loro costosissime macchinette, e non il loro malcelatamente autoproclamato talento. (che sfocia poi in valanghe e valanghe di mi piace da 40enni con mogli e figlibambini di 12 anniragazzi di tutti i tipi) su questa categoria ci si potrebbe dilungare non poco, su come adesso come adesso ragazzine di 15 anni posseggono più book fotografici di una qualsiasi top model svedese, o sulle citazioni più o meno filosofiche, prese da wikipedia e barbaramente tagliuzzate, decontestualizzate e strumentalizzate per dare a loro stesse profondità e tinte scure e malinconiche alle loro raffigurazioni in bikini o con uno sguardo ammaliante (molto meglio se di sbieco o coperto dai loro capelli al vento) non ci vuole molto, un colpo di scroll, forse due (dipende dalla risoluzione delle foto delle suddette) per trovarsi di fronte a chi, forse, potrebbe essere la categoria più amata e odiata del popolo blu, i teoreti musicali.

Li vedi spesso su facebook, in realtà, quasi sempre, sono sempre lì, ma in realtà sono sempre su youtube, a cercare di pensare a quale canzone pubblicare sulla propria bacheca (da un bel po divenuto diario, traete voi stessi le vostre conclusioni) e a pensare a quale commento sì pieno di cultura inserire e di quanto la tale canzone gli faccia drizzare l’organo sessuale o parti di esso, e questo comprende sia musicisti che non musicisti, e forse i primi possono diventare davvero delle creature particolari, dato che, ovviamente, passeranno la maggior parte del tempo a scrivere quanto la musica li emozioni, quanto quella scala sia così bella da suonare, quanto quel genere musicale gli dia tali emozioni da doverlo suonare assolutamente, e a quanto sia bravo, o a quanto sta bestemmiando perché quella determinata canzone sia tosta da suonare, immancabile è la presenza dell’infante asiatico random che scoraggia il suddetto musicista ad “appiccare lo strumento al chiodo” per via della sua indubbia abilità rispetto alla sua tenera età, in realtà, tutto questo non è nient’altro che un furbo stratagemma di quest’ultimo (che nella maggior parte dei casi, è un chitarrista) ad acchiappare LA FIGA.

Nulla fa se poi dei milioni di brani che pubblica ne conosce realmente solo un paio, o se poi le abilità del musicista si riducono al giro di Do e nulla più, le donne accorerranno prontamente e lo ricopriranno di mi piace facendolo sentire un vero alfiere delle belle arti, un musico provetto, un artista che forse riuscirà ad adibire la mani a ben altri scopi anzichè scassare i maroni al vicinato virtuoseggiando sulla 6 corde.

Esistono molte diramazioni della suddetta categoria, c’è il musicista selettivo, che ama un certo tipo di musica, e schifa il resto (pubblicherà brani del suo gruppo preferito elucubrando filippiche verso gli altri tipi di generi e modi di suonare, definendoli merda e non-musica, condendo il tutto con il punto finale che trasmette tanta sicurezza di se e delle proprie parole), e guai a voi, guai a voi se osate commentare per cercare di affermare la democrazia almeno in ambito musicale, non esiste, non concederanno mai il fatto che forse potrebbero avere, seppur in minima parte, torto (notate qualcosa? LO SCHEMA!) ovviamente le categorie possono mischiarsi tra loro, ogni persona è diversa, magari il chitarrista è anche fotografo, la fotografa è anche un ultras, l’ultras è anche un musicista teoreta musicale, magari l’ultras è anche un rappettone che pubblica foto di canne giganti e oblunghe e canzoni di hippoppettari dal nome impronunciabile, magari il rappettone è anche un palestrato in overdose di ormoni che scrive status di tre righe con 18 errori ortografici e 64 punti esclamativi alla fine, raccogliendo comunque autotreni di mi piace.

Dunque il materiale è fin troppo, e lo schema qual’è? siamo tutti in fondo egoisti? nessuno è mai disposto ad affermare di avere torto? nessuno è mai disposto ad essere se stesso? però che senso ha essere se stessi in un sito internet? ha senso scrivere su facebook quanto faccia schifo facebook? ha senso scrivere stati per criticare la gente che scrive stati sulla neve, la pioggia, il caldo, berlusconi, o un rigore sbagliato dell’italia? ed ha senso scrivere uno status sulla neve, la pioggia, il caldo, berlusconi, o un rigore sbagliato dell’italia? Un sito nato per ritrovare vecchi amici universitari è diventato un po come è diventato internet nel corso degli anni, dopo anni di pensieri ed elucubrazioni a riguardo, mente collettiva? coscienza collettiva? luogo di scambio di opinioni? un universo catartico? o più semplicemente, un WC pubblico? tipo il sebach, di plastica, blu, e strapieno di merda?

 

Biccardo Riscetti

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