Benessere

7 piatti italiani che gli stranieri dovrebbero smettere di imitare

Chiunque italiano sia andato all’estero sa che le imitazioni dei nostri piatti tipici sono delle schifezze indegne. Non serve raggiungere la Danimarca per rendersene conto, basta fermarsi in una trattoria di Villach o del primo paesino oltre il confine francese.

E’ impressionante notare come lo stesso nome indichi pietanze opposte ai due lati del Frejus. In un caso vi ritroverete nel paradiso del gusto, nell’altro al Pronto Soccorso.

Lo chef olandese o quello lituano dovrebbero essere condotti di fronte al tribunale dei fornelli per il quotidiano omicidio perpetrato ai danni dei nostri piatti.

Dato non esiste ancora il modo per bannarli dalle cucine, l’Oltreuomo vuole offrire il suo aiuto. Qui sotto il serial killer che desidera aprire un ristorante italiano a Phuket capirà perché, qualsiasi cosa faccia, mia madre cucinerà sempre meglio di lui.

Ecco la lista dei piatti italiani che gli stranieri non devono imitare:

#1. Pizza

Per un texano può essere complicato cogliere la differenza tra il pongo e una Quattro Stagioni. Tuttavia questa esiste e va rispettata. La semplicità della ricetta non deve ingannare l’aspirante pizzaiolo. E’ un po’ come il sesso. Farla ubriacare e infilarsi nel suo letto non significa automaticamente che a fine nottata sarà soddisfatta. La pizza sorride a tutti, ma la dà solo ai migliori. E gli stranieri, si sa, amano sempre peggio di noi.

pizza

#2. Pasta

In molti paesi, soprattutto del nord Europa, veniamo giudicati “mammoni”. Eppure sono certo che, se le madri svedesi sapessero preparare l’amatriciana, i 19enni scandinavi non avrebbero così tanta fretta di uscire di casa. Quello che all’estero non viene capito è che la pasta non è una ricetta, ma un attributo della maternità. Senza le mezze penne la mamma non è più mamma, ma solo una signora che ha partorito. Gli onesti piatti di pastasciutta che si possono trovare un po’ ovunque saranno sempre inferiori alle tagliatelle di casa. Mancheranno il grana grattugiato alla cazzo di cane, le macchie di ragù sui tovaglioli e la scarpetta con il sugo rimasto nella pentola. Insomma, tutte le cose che da un punto di vista esterno ci rendono simili a dei goffi scimpanzé. Ma che in realtà rappresentano, insieme all’utilizzo del bidet e ai soft-porn delle tv locali, tappe fondamentali della crescita individuale.

spaghetti

#7. Mozzarella

No, amico, questo Daygum Vigorsol masticato non è una mozzarella. Mettici più impegno e magari del latte, vedrai che andrà meglio.

#4. Lasagne

Qui siamo di fronte ad un’errata interpretazione della ricetta originale. In Italia le lasagne sono un meccanismo perfetto atto a generare orgasmi culinari, all’estero un modo per smaltire i rimasugli in frigo. Il mondo ci considera dei simpatici pasticcioni. Perciò ritiene che sostituire la besciamella con una crema di mirtilli marci, maionese e Simmenthal scaduta nel 2010 significhi “fare gli italiani”. Le lasagne sono come quei liceali un po’ goffi che si cagano nelle mutande quando devono dichiararsi ad una ragazza. Avrebbero moltissime cose da dire e container di felicità da regalare, eppure rimangono così, incompresi e smerdati.

#3. Tiramisu

Rigorosamente senza l’accento. Il fatto che ogni dessert a base di conservanti sia considerato un tiramisù è però anche colpa nostra. Esiste purtroppo una setta di fanatici che in questo dolce perfetto butta di tutto, dagli Oro Saiwa all’ananas. Se non riusciamo a imporre l’ortodossia a casa nostra, come possiamo pretendere di giudicare gli altri?

#5. Gelato

Non c’è nulla di male a copiare qualcosa di buono. Però bisogna saperlo fare. Prendere dei blocchi di ghiaccio e metterli in ammollo nel colorante non significa “fare il gelato”. Il gelataio è un signore con un cuore grande quanto una coppa amarena che riesce a infilare la felicità in un cono. Il francese che vi ha appena venduto due palline color evidenziatore è invece un farabutto. Quando penso a quanto sia comune per i bambini del resto del pianeta crescere senza il vero gelato, capisco perché accadono così tante cose brutte nel mondo.

gelato

#6. Caffè

Ad uno straniero puoi regalare la moka e anche una confezione di Illy, ma preparerà sempre un caffè indecente. Non è colpa sua, ma del suo approccio alla vita. La snervante tendenza a cercare la felicità lo istiga ad allungare il caffè con l’equivalente di venti mungiture di vacca. Talvolta lo annacqua. Sempre lo serve in tazze grandi quanto quella del cesso. Per noi il caffè è la frequente occasione per ricordarci che l’esistenza è proprio come la nostra bevanda preferita: intensa, amara, corta. Perché, se è vero che la vita è una merda ma almeno dura poco, la durata è certamente quella di un caffè.

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