Cinema e TV

6 cartoni animati Disney che rovinano l’infanzia

Da piccolo, quando a Natale usciva il nuovo cartone animato Disney, era sempre una grande festa. Una gioia del tutto ingiustificata. I lungometraggi disneyani sono la prima causa di infelicità a livello mondiale dei bambini dai 3 ai 12 anni. Molti di voi saranno scettici. Tendiamo ad associare quei film ad un periodo spensierato della vita e ci sembra impossibile abbiano a che fare con emozioni negative. Attraverso questa carrellata di 6 titoli scoprirete invece come buona parte dell’infelicità della nostra infanzia, tanta o poca che sia stata, è strettamente connessa proprio con i cartoni animati Disney.dumb(o)

#1. Bambi

La morte della madre. Un cacciatore avvista Bambi e sua mamma in un campo innevato, fuggono, ma lei viene colpita da una fucilata. L’aspetto drammatico non è tanto il decesso della cerbiatta (che per qualche assurdo motivo è meno veloce di suo figlio), ma il fatto che il cucciolo, messosi al riparo nel bosco, per lunghi secondi continua a cercare la madre, immaginando sia riuscita a salvarsi. Lo spettatore – che è un bambino, ricordiamolo – sa benissimo che la mamma non tornerà e soffre nel vedere il suo coetaneo cerbiatto alla ricerca di qualcosa che non c’è più. Bambi è doloroso proprio per questo, perché ti fa capire che, se stai cercando qualcosa che avevi e a cui tieni molto, non è detto tu la possa ritrovare. E sì, quel qualcosa può benissimo essere tua madre.

#2. Peter Pan

In Peter Pan, oltre allo scanzonato protagonista, compaiono i rampolli di una famiglia londinese. Una di loro, Wendy, è molto triste, perché sta per passare l’ultima notte della sua vita nella camera dei bambini. Poi, dovrà crescere. A quel punto lo spettatore capisce una cosa: se Wendy è così recalcitrante, significa che diventare adulti fa schifo. Tornato a casa, il bambino inizia a fare i capricci, a rifiutare la pappa anche se frequenta già la prima media e a pisciarsi addosso nel lettone dei genitori. Non vorrebbe fare nulla di tutto ciò, ma piuttosto che correre il rischio di crescere preferisce regredire ai 2 anni e mezzo.

#3. Dumbo

Riprendiamo il tema della mamma. Quella di Dumbo è stata catturata e vive in gabbia presso un circo. L’elefantino la raggiunge nottetempo e lo si vede in lacrime, aggrappato alla proboscide di lei, unica parte del corpo che riesce a sbucare dalle sbarre. Il resto della scena è una lunga carrellata di cuccioli di altri animali che dormono con le loro mamme, mentre Dumbo, unico sfigato, continua a frignare da solo. Queste immagini mandano un messaggio orribile ai bambini: “Ci sono cose che nella vita tutti dovremmo avere – una mamma, del tempo per giocare, degli ovetti Kinder – ma purtroppo c’è sempre qualcuno che non può avere ciò che gli spetterebbe di diritto.” Così, i bambini che hanno visto il film sono cresciuti con l’idea cinica che è brutto esistano gli orfani e i poveri, ma qualcuno deve pur fare la parte di Dumbo in questo circo.

#4. Il gobbo di Notre-Dame

I protagonisti del film sono il deforme Quasimodo, la zingara Esmeralda (una troia patentata) e il bel Febo. Tutti sanno che i bambini, quando giocano, impersonano i personaggi dei loro cartoni animati preferiti. “Lui fa Febo, perché è figo.” “Lei fa Esmeralda, perché è una zoccola già a 9 anni.” “Tu invece sei Quasimodo, perché fai schifo.” Ci sono due tipi di bambini con la gobba, quelli che così ci sono nati e quelli che, a forza di impersonare Quasimodo, si sono convinti di averla.

#5. Il re leone

Simba è un leone figlio di Mufasa, re della savana. Ma il re viene ucciso dal fratello malvagio. Alla fine il leoncino, ormai cresciuto, sconfigge lo zio e si riprende il trono che gli spetta. Sembra una bella storia, ma sulla psiche di un bambino maschio è devastante. Il film è indirizzato a infanti pistolino-muniti nel pieno del loro complesso di Edipo. Già noi a quel età vogliamo prendere il posto del papà, se poi al cinema vediamo che, se per caso il babbo schiattasse, diventeremmo re al posto suo, va da sé che appena tornati a casa proviamo a sabotargli i freni dell’auto con cui va a lavoro.

#6. Pocahontas 2

Nel sequel di Pocahontas avvengono fatti inaspettati. Lei finisce a Londra dove si innamora di un tizio, che non è quello con cui limonava nel primo film. Il fidanzato con cui l’avevamo lasciata combatte per non farsi condannare a morte e salvare di nuovo quella cazzo di tribù indiana (che poi, ci insegna la storia, finirà comunque distrutta dall’alcol e il gioco d’azzardo) e intanto lei troieggia con un altro. A fine film incontra il ragazzo ufficiale, lo scarica e riparte per l’America con il suo Icardi. Dietro ad ogni ragazza che ci ha fatto soffrire c’è una spettatrice di Pocahontas 2, perché la Disney costruisce sogni, ma anche stronze.

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