Cultura

Lettera aperta a Sigmund Freud

Caro Sigmund,

Non voglio in questa sede mettere in discussione le tue competenze, la tua intelligenza e la tua grande capacità di conoscere l’animo umano, volevo semplicemente dirti che è anche un po’ a causa tua se il mondo è andato a puttane.

Si, perché da quando te ne sei venuto fuori con le tue teorie sull’inconscio, sulle pulsioni, sulla fase anale, sui sogni, sulla sindrome di Edipo e vattelapesca, la psicologia spicciola è diventata uno dei grandi drammi che attanagliano il pianeta terra, oltre a non garantire nessun beneficio per la salute mentale degli esseri umani.

Quando il pensiero dominante era il positivismo, si viveva meglio; l’uomo era convinto di poter conoscere se stesso e il mondo esterno, e la mattina si svegliava ottimista confidando nelle sue capacità. Poi te ne sei venuto fuori tu con quel cazzo di inconscio e la ferita narcisistica è stata inflitta senza pietà, con la tua brillante teoria sull’impossibilità di spiegare o controllare i nostri comportamenti col pensiero cosciente. Credi che questa tua filosofia mi abbia alleviato gli attacchi di panico? Col cazzo, me li hai fatti venire gli attacchi di panico. Io ho bisogno del controllo, non posso vivere pensando che un giorno possa innamorarmi della discografia di Gigi D’Alessio perché al mio inconscio in quel momento gira così.

Per non parlare di tutte le altre macro-conseguenze dei tuoi studi. Mio zio Renato, ad esempio, aveva vinto un Suv nuovo fiammante partecipando ad un concorso a premi ma ha dovuto venderlo perché tutto il paese lo accusava di avere il pisello piccolo; se sia vero non lo so ma è stato costretto a comprarsi una Smart di seconda mano. Facciamola finita una volta per tutte, magari uno a volte ha solo voglia di comprarsi una cazzo di automobile gigante, per il gusto di investire i podisti, non necessariamente per compensare mancanze genitali. Stessa cosa per quanto riguarda la madre: non è possibile che le madri siano la causa di tutti i mali sulla terra, se davvero la pensi così avresti dovuto proporre di sterminare tutte le donne del pianeta, per evitare che innocenti bambini si trasformassero in Charles Manson a causa di qualche abbraccio di troppo. Invece no, è sempre colpa della madre, bel modo per responsabilizzare gli individui, dovrebbero dare l’ergastolo solo alle madri degli assassini per la tua semplificazione del principio di causa effetto.

E i sogni? Vogliamo parlare dei sogni? Se sogno un frigorifero è un pene, un sigaro è un pene, un silos è un pene, un tavolo è un raggruppamento di quattro peni. Se il mio benedetto inconscio avesse voglia di sognare peni, tette e vagine, forse sognerebbe peni, tette e vagine, non credi? Di certo non silos, meloni e serrature. Forse il nostro inconscio è un censore? Forse il nostro inconscio è il cardinale Ruini. Dio mio spero di no.

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Ma la cosa che non riesco a perdonarti è il lapsus. Sono stato scaricato da più di sedici ragazze per questa tua brillante intuizione, per quello che tu chiami metodo d’indagine. È normale che a un uomo possa sfuggire la parola “mamma” durante un rapporto sessuale con la propria compagna, o che possa chiamarla con il nome della propria ex, o del suo ex, o dell’insegnante di Tip Tap. E invece no, tu hai convinto tutte le testoline di merda di questo pianeta che il lapsus è la voce della verità, e io mi ritrovo a essere periodicamente single per colpa tua.

Che poi anche quelli venuti dopo di te non è che hanno fatto meglio – interazionisti, cognitivi comportamentali e tutta la baracca – con le le loro malattie inventate per aumentare l’imponibile Irpef e vendere più farmaci. La mia finta patologia preferita è il deficit dell’attenzione, che mio nonno comunemente chiama voglia di fare un cazzo.

Perciò caro Sigmund, credo che tu ci debba delle scuse, anche perché ti è andata bene nascere a cavallo dell’800 e del’900; col tuo vizietto di masticare foglie di coca adesso non ti farebbero partecipare neanche a Sanremo, altro che fondare la psicoanalisi.

Scusa se sono stato un po’ duro, non volevo metterti in imbacazzo.

Saluti.

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