Cultura

Le 12 parole più volgarmente abusate dell’italiano parlato

“Parole, parole, parole…”
Mattoncini base del ponte della comunicazione (ponte che dovrebbe essere più solido di quello sullo stretto di Messina), le parole hanno la peculiare caratteristica di essere molteplici, diverse in significato e con varie sfumature, un vero intreccio di sinonimi e contrari che (soprattutto – ma non solo – nella lingua italiana) rende lo scambio di informazioni piacevole e musicale.

Alcuni vocaboli definiscono stili e tendenze, altri descrivono appieno stati d’animo ed emozioni, altri ancora (come pus schizzato da un malleabile brufolone) erompono dall’ordinarietà per incidere lo spirito di un’epoca.
Ecco, ci sono poi parole che hanno rotto i coglioni.

Non perché siano errate o sbagliate, ci mancherebbe (o almeno ciò vale per la maggior parte dei casi), tuttavia il loro uso nella lingua parlata/scritta/grafica/[aggettivo per dire “fare segnali di fumo”] è eccessivo, ridondante e spesso fuori luogo. Sono sempre uguali, sempre inadeguate, sempre che palle.
“Non cambi mai, non cambi mai…”

Onde evitare di dire sempre gli stessi quattro concetti, eccovi una lista ad hoc per di parole divenute mainstream e delle loro possibili alternative. 3, 2, 1, riparte l’Oltreuomo express.

carpe

DISAGIO

La parola più abusata per eccellenza. Non tanto in termini di frequenza, ma proprio di utilizzo scorretto: infatti non viene usata solo per dire di stare non propriamente bene in una determinata situazione, ma il suo significato viene dilatato e stravolto in tutti i possibili contesti, sia che essi riguardino situazioni problematiche sia che abbiano a che fare con uscite tra amici e ommidio quanto è scemo quello quanto siamo paxi ihihih.
Possibili alternative: malessere, imbarazzo, lieve disturbo, seccatura, inadeguatezza

RESILIENZA

Oggi il termine resilienza viene usato più spesso di quanto i puffi usino puffare. Tuttavia siccome nessuno sa esattamente cosa significhi né come usarla, questa parola viene utilizzata esclusivamente alla fine delle frasi, in forma di hashtag. Esempio: “Sono andato al supermercato e ho trovato molta coda alla cassa, ma ho superato alla grande questa situazione agosciante… #resilienza”.

ANSIA

La psichiatria insegna che l’ansia è una reazione fisiologica dell’organismo di fronte ad modifica più o meno inaspettata del proprio equilibrio interiore a causa di eventi interni e/o esterni. Questo stato di tensione apprensiva e anticipatoria mette in guardia e stimola il soggetto a superare l’ostacolo, seppur in certe condizioni tale risposta diventa eccessiva e si deve parlare di disturbo d’ansia [fine momento super quark]. Però ecco, se la nonna a tradimento ti chiede “quando ti laurei?” “ce l’ha la fidanzatina?” “mi passi il sale?”, ecco, quella non è ansia, né tantomeno angoscia (altro termine facilmente violentato).
È fastidio, lieve preoccupazione, inquietudine, trepidazione.

DEPRESSIONE

Altra dimostrazione dello stupro quotidiano della psichiatria. La depressione è una malattia, un violento abbassamento del tono dell’umore che si manifesta per almeno sei mesi, non il brutto voto a scuola, né la season finale di Mr Robot o la mia paga per questo articolo.
Gli fa compagnia maiunagioia, seppur quest’ultimo abbia più un retrogusto vittimista.
Calm down: quello è solo scoraggiamento, sconforto, demoralizzazione temporanea, eventualmente smarrimento e destabilizzazione.

TOP

“Aahahahahah top” ed emoji annesse e non sempre connesse.
Queste tre lettere sono divenute la risposta affermativa più mainstream delle interazioni social. Possono ormai sostituire un sì convinto diventando la chiosa di una sentenza qualunque nel mare magnum di frasi a caso e a cazzo che vengono dette; oltretutto sta sostituendo ‘spettacolo’ in termini di approvazione spicciola e non sempre richiesta.
Alternative: fantastico, eccezionale, incredibile, straordinario.

BOMBER

Tutti sportivi eccezionali e/o terroristi sotto mentite spoglie. Da quando il Bobone nazionale ha creato il culto dell’essere bomber dentro e fuori dal campo, si è generata come inevitabile conseguenza di una improvvisa deriva linguistica. Diciamoci la verità: è un termine anche molto simpatico e musicale, però ecco, non posso sentire che il prete della parrocchia del quartiere viene definito bomber perché termina la messa con dieci minuti d’anticipo.
Il mio dizionario invisibile dice che sono meglio grande, mito, fenomeno, campione.

GENIO

Il vero genio è unicità fuori da coro, un lampo di intelligenza che si staglia in maniera non forzata ma spontanea dalla mediocrità quotidiana. E poi c’è la connessione internet che rende apparenti tuttologi e sapientoni, smussando così orribilmente l’essenza a favore dell’apparenza.
È difficile che tu (e mi ci metto anch’io) sia un genio, è molto più probabile che tu sia acuto, intuitivo, perspicace, innovativo.

CANCRO

Questo termine indica una categoria eterogenea di patologie terribili e molte volte dall’esito infausto. Si capisce bene come attorno a questo vocabolo zodiacale si sia creata un’aura di spaventosa negatività – quello che non si capisce è come tale parola abbia dilatato il suo significato. Misto tra mainstream e virale, cancro definisce una tendenza al termine della sua maturazione, quando ormai non si riesce più a cogliere il sapore della novità ma emerge solo il putridume della rovina.
‘Sei un cancro’ is the new ‘hai stufato’, ‘sei ripetitivo’, ‘hai rotto il cazzo’.

TIPO

Tipo che questo articolo verrà tipo letto da tipo ventordici persone che tipo commenteranno tipo negativamente l’uso della parola tipo.
Viene messo ovunque, quasi fosse una parola passe-partout che riempie lo spazio tra parole definite gettandovi un’ombra di vaghezza e indefinito.
Non c’è bisogno di dare delle alternative: in questo caso basta ridurre il numero dei tipo e sostituirle con parole adatte al contesto.

CAZZO/FIGA

Seppur abusate, queste parole hanno l’attenuante di essere estremamente duttili, in quanto si può passare dal “figa/cazzo chi è arrivato” a “quanto sei figa” o “è arrivato sto cazzo” nel giro di 2,39 nanosecondi. Potrei fare numerosi esempi, citare combinazioni ardite e sinonimi che davvero io boh; ma sarebbero ridondanti e forse volgari per il taglio di questo articolo.

Ma io che cazzo ne so.

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