Arte

Biennale di Venezia: l’arte che elimina l’arte

La Biennale di Venezia separa l’utile e il dilettevole. L’esposizione veneziana è una delle principali manifestazioni dell’inesorabile declino dell’arte contemporanea e della sua parossistica perdita di senso all’interno del sistema sociale Italia. L’arte di oggi non diverte, non insegna, non arricchisce e qualora vi venisse in mente di comprarla sappiate che non è nemmeno bella. A scarso di fraintesi specifico che mi riferisco a come l’arte tutta (a prescindere dalla sua provenienza geografica o stilistica) non interessi alla maggioranza degli italiani. La stessa scempiaggine che qui non si fila nessuno magari elettrizza i francesi. Ma si capisce che a furia di baguette aumenta un certo tipo di sensibilità. Quindi bisogna chiedersi perché il popolo che ospita la Biennale di Venezia non senta più il bisogno di arte.

Uno dei motivi potrebbe essere la somiglianza delle opere d’arte con i lavoretti che vostro figlio vi porta a casa dalla scuola materna. O con quelle cosine che fanno fare ai tossici nelle comunità di recupero. O quelle tele enormi colorate dai ragazzi affetti dalla sindrome di Down durante l’ora di attività. Siccome rischio di essere tacciato di insensibilità da parte di qualche nazista del ‘fare arte è un fenomeno complesso che trascende la mera padronanza di una tecnica’, ci tengo a precisare che considero il 70% dell’opera di Max Pezzali la migliore espressione artistica italiana della mia generazione.  Giusto per dire quanto sono tollerante nei confronti della tecnica. Però alla Biennale di Venezia si esagera.

Eccovi alcuni esempi.

La Biennale di Venezia: mostre di mostruose mostruosità.

Lo svizzero Hans Josephsohn ci propone delle maestose sculture in bronzo dalle fattezze umane non eccessivamente curate nei dettagli. Pigro.

Biennale di Venezia - Hans Josephsohn

Il Turco Yüksel Arslan si diverte a disegnare tette, fighe, cazzi e rapporti sessuali tra uomini e animali sulla tela anziché sul diario di scuola. Mattacchione.

Biennale di Venezia - Yüksel Arslan

Il pubblico straniero della Biennale di Venezia si incanta e prende appunti davanti al plastico sotto plexiglas di una villetta a due piani. Il pubblico italiano invece snobba l’opera di Robert Gober perché ne ha viste di migliori a Porta a Porta.

Biennale di Venezia - Robert Gober

Vi ricordate quando la prof spiegava come risolvere un integrale e voi cercavate di ammazzare il tempo creando figure geometriche frutto dell’incontro e sovrapposizione di linee rette tracciate con la bic? Channa Horowitz ha elevato a forma artistica questa perdita di tempo.

Biennale di Venezia - Channa Horowitz

Biennale di Venezia - Channa Horowitz intero

Un’alternativa artistica a pulire il pavimento potrebbe essere recintare lo sporco. Scherzo. La verità è che Roger Hiorns ha ‘atomizzato’ l’altare di non so quale chiesa e sparso i granellini sul suolo del padiglione centrale della Biennale di Venezia. Discolo.

Biennale di Venezia - Rogers Hiorns

Mi fermo qui perché devo andare a bere l’aperitivo. Ma prima per non sembrare un vecchio burbero antipatico che parla male di tutto vi dirò il nome di un artista che mi piace tanto: Robin Eley. Mi piace perché quello che dipinge sembra una foto.

Robin Eley

The Poet – Robin Eley
Oil on Belgian linen / 83 x 55 cms

Immagine Robin Eley: Hyper Realistic Contemporary Art

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