10 semplicisissimi motivi per NON frequentare un radical chic

Siamo, purtroppo, al corrente di un nuovo stadio involutivo del genere umano, e abbiamo la limpida consapevolezza che questo soggetto entrerà presto nelle nostre case. Come fu detto del pc nei favolosi anni ’80, “ogni famiglia ne avrà uno”. Eppure abbiamo ancora il potere di ritardare l’Apocalisse.

Stiamo parlando del radicalc chic. Questo individuo, che da un lato rappresenta il compagno di vita ideale, quello che non avrà mai la possibilità fisica di tradirti, dal momento che per rimorchiare ama discutere di iconografia cristiana nascosta nelle opere di Bansky, ma d’altro canto rappresenta una seria minaccia per la nostra specie. Ecco, dunque, una breve lista di motivi che vi terrà ancora più lontane dalla possibilità di farlo procreare.

 

#1 È vegano ed impone al prossimo la sua scelta di vita sbagliata

#2 Si cura esclusivamente con rimedi naturali. Inizia tutto con un raffreddore e finisce con uno shock anafilattico

#3 Se fate un viaggio in macchina insieme lui sceglierà le tracce, e tu passerai tutto il tempo a domandarti il motivo per cui il cantiere sotto casa tua ti risulti un insieme di suoni molto più gratificante

#4 Fuma il sigaro e, per quanto l’ Oltreuomo ne abbia dedicato un encomio, se non hanno ancora inventato il deodorante al toscanello probabilmente esiste un motivo valido

#5 Se ti porta a cena in un posto elegante a te toccherà sopportare l’imbarazzo per le righe portate coi quadretti

#6 Pensa di essere celiaco quindi puoi scordarti la birretta in centro

#7 È più politicizzato di un disco di Guccini

#8 Se sei una di quelle donne a cui piace il calcio dovrai prepararti ad intensi Mercoledì sera guardando la Champions con gli anziani del baretto, mentre lui è in casa a farsi una maratona con la filmografia dei Cohen

#9 È illustratore, visual designer, scrittore free lance, organizzatore di eventi culturali. Per nessuna di queste cose percepisce uno stipendio

#10 Il suo eloquio è talmente ricco di termini inglesi da dover ricorrere all’unica interprete capace di tradurlo, la regina Elisabetta