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Perché le donne non sono tutte belle uguali

Va di gran moda il femminismo, spesso confondendolo, come dice Willie Peyote, col “vestirsi male e avere un pessimo rapporto col cazzo”. Insomma non capendoci una sega di ciò che in realtà è. Uno dei portati meno esaltanti di questa ondata di banalità è che dire che una donna è brutta non va bene, sono tutte belle uguali le donne e se una non ti piace datti una sberla sul cazzo, così impara a farsi portatore del retaggio patriarcale.

Peccato che le donne non siano tutte belle uguali. 

donne

Vediamo insieme perché una donna ci può apparire bella o brutta. Prima di tutto c’è la cornice culturale. La Venere di Willendorf ha le tettone cadenti ed è grassa non perché gli uomini del paleolitico si fossero stancati delle top model anoressiche tanto di auge presso gli australopitechi, ma perché l’abbondanza richiamava l’idea di una donna in grado di sfamare i figli del maschio.

Modella curvy - 23000 a.C.
Venere di Willendorf (modella curvy – 23000 a.C.)

Poi abbiamo potuto smettere di preoccuparci del cibo, anzi, ci siamo preoccupati del fatto che il cibo che abbiamo viene da McDonald’s e quindi abbiamo iniziato a prediligere curve posizionate in punti tattici (spoiler: non nella pancia). Ma nel mezzo ci sono stati i modelli di bellezza curvy del Rinascimento e prima ancora quelle tizie pallide come me durante un hangover che tanto arrapavano gli uomini del Medioevo.

Insomma, da ‘sta roba qua non si scappa: ogni epoca ha i suoi canoni e no, se non ci rientri non sei considerata diversamente bella, ma brutta. E sì, non è giusto ma sai, c’è chi nasce cieco, chi sordo e chi fan de Il Volo, essere brutti non mi sembra neppure la peggiore delle disgrazie.

Altra cosa che ops, non è eliminabile da nessuna teoria pseudo femminista è il gusto personale. Ho un amico ossessionato dalle grasse e certo, non lo va certo a dire alla sua ragazza (che tra l’altro è troppo impegnata a trasformarsi in una pizzetta gigante), ma a lui piacciono le ciccione. Ad altri no, ma a lui sì.

E viceversa, naturalmente. Dove però il maschio medio a cui piacciono le donne in linea col canone vigente non è un bastardo maschilista guidato solo dalle esigenze dell’apparato riproduttore (come se il timone interiore di ogni donna fosse sempre un severo razionalismo cartesiano poi), ma semplicemente un maschio nella media, che è media proprio perché raccoglie i valori più comuni all’interno di una scala che va dal mio amico filo-lipidico al tizio a cui viene duro guardando lo scheletro di Lucy.

Quindi ecco un altro aspetto difficilmente correggibile dalle nazifemministe: il gusto personale. E in bocca al lupo a farci piacere una tizia di 21 chili o un trattore che va a pollo fritto.

E alla fine forse la cosa più importante: se anche ci fossero due donne identiche – due gemelle ecco – è perfettamente immaginabile che una piaccia al tizio x e l’altra no. E questo perché le seghe i maschi se le fanno sulle immagini, ma a piacerti sono poi le persone, e quindi le personalità. Insomma, è vero che la simpatia non si scopa, ma ciò che rende attraente una persona è raramente solo la bellezza, quanto l’insieme degli elementi fisici e quelli caratteriali e come interagiscono tra di loro – il tutto rispetto ad una persona che ti guarda attraverso la sua esperienza, i suoi gusti e l’ambiente in cui si trova.

Poi chiaro, se vuoi continuare a tentare di convincere il mondo che anche se hai un occhio guercio, i peli sulla schiena e un culo consistenza budino sei figa come Mila Kunis, fai pure – sappi però che così facendo ti stai giocando una delle poche carte a tua disposizione: l’intelligenza.

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