“Sono uscito con il 110 e lode, ma non trovo lavoro”
L’Oltreuomo riceve ogni giorno centinaia di lettere. Purtroppo non può rispondere a tutte, anche perché i francobolli costano un sacco. Però alcune lo colpiscono molto e sono le uniche di cui non riutilizza il retro come carta per la stampante. Questa è una di quelle. E’ firmata, ma per comprensibili motivi la pubblico in forma anonima. Ciao Oltreuomo, mi piacciono molto i tuoi post, ma non ne hai ancora scritto uno sulla mia situazione. Che è disperata ma sembra non interessare a nessuno. Un anno e mezzo fa mi sono laureato in Economia. Una materia che mi fa schifo e in cinque anni mi ha trasformato in una copia tarocca di Excel. Con la differenza che io ogni tanto qualche errore di calcolo lo commetto e a me il fatto di non scopare per mesi un po’ pesa. Ma sono andato avanti, perché sapevo che Economia ti dà un lavoro e comunque non è Lettere. Me la sono cavata bene e con più di qualche sacrificio mi sono laureato con 110 e lode. Nonostante le cravatte mi stiano da schifo sono andato ai primi colloqui convinto che avrei fatto bella figura. Gli addetti al personale erano sempre molto cortesi. Mentre parlavo delle mie esperienze lavorative loro leggevano il curriculum. A metà foglio qualcuno inarcava il sopracciglio e in un caso sono abbastanza sicuro di aver visto gli occhi di una selezionatrice velarsi di lacrime. Poi ci salutavamo e andavo al bar a leggere la Gazzetta, certo che in una ventina di minuti mi avrebbero richiamato per propormi un contratto. Cazzo, io c’ho la lode! Ma arrivavo fino ai risultati delle corse all’Ippodromo della Capannelle senza che il mio cellulare desse segni di vita. Poi sentivo la mano gentile del barista toccarmi il braccio. Si scusava e diceva che stava per chiudere perché sua figlia ha finito la lezione di danza già da dieci minuti e lui deve andare a prenderla. Una volta, mentre sconsolato pagavo il conto all’ennesimo bar vicino alla sede di una grossa compagnia di assicurazioni dove avevo appena fatto un colloquio, un cameriere mi ha sorriso malinconico e ha sussurrato: “Anche tu 110 e lode, eh?” L’ho guardato, stupito. “Si vede tanto?” “No, ma tra noi ci riconosciamo subito.” “Pure uscito col massimo? In cosa?” Ero convinto si fosse laureato in Psicologia. I capelli unti, la camminata omosessuale e la sua attuale professione lasciavano poco spazio a dubbi. Lui mi fissò, improvvisamente orgoglioso. “Economia, caro mio. Tesi su come prezzare i derivati estendendo il modello di Black & Scholes.”
Lo fissai sbigottito. “I miei modelli hanno avuto un certo successo. Il professore li ha venduti anche alla compagnia assicurativa per cui hai appena fatto il colloquio. L’altro giorno è venuto a prendere il caffè il responsabile dell’ufficio investimenti e mi ha detto che funzionano alla grande.” “E perché non ti hanno assunto?” “Be’, per il 110 e lode, per che altro?” Ero spaesato. Se ne accorse. “Ah, non l’hai ancora capito? Non ci vogliono perché abbiamo il massimo dei voti. Dicono che quelli come noi si sentono già arrivati. Allora assumono chi è uscito con un voto peggiore. Quelli sono motivati, sanno che con 89/110 non vanno da nessuna parte e che è un miracolo che qualcuno dia loro fiducia. Perciò sono carichi e danno il massimo. Lavorano un numero di ore che noi definiremmo “schiavitù”, ma loro hanno imparato a chiamare “dedizione”. Non prendertela, però non c’è speranza per noi. Le aziende cercano cervelli con la capacità di intendere, ma non di volere.” Ero scosso. Passai un paio di giorni a casa, chiuso a piangere in camera da letto. Poi mi risolsi a barare e modificai il CV. “Laureato in Economia, con la votazione di 91/110” (no, sotto il 90 non ce l’ho fatta). Pensavo funzionasse. Andavo ai colloqui, ma non incontravo più nessuna compassione. I selezionatori mi squadravano, leggevano il curriculum e poi lo stracciavano di fronte ai miei occhi. “Pensi che sia un coglione!? Mi hai preso per scemo!? Sei tu il 110 e lode qui, non io! Non mi fotti! Vattene! Ti ho sgamato! Vattene!” “Ma le giuro! Ho preso 91! Ho preso 91! Mi dia una possibilità!” “Cazzate! Qua c’è scritto che hai fatto una tesi sui modelle di valutazione delle Annapurna Options! I 110 e lode fanno queste cose, non i 91! Vattene!” Mi sono di nuovo chiuso in camera a piangere, questa volta per mesi. Poi ho ricominciato a cercare lavoro. Qualsiasi lavoro. Ieri sono andato a un colloquio nel bar in cui avevo incontrato il cameriere economista. Il proprietario mi ha fatto qualche domanda. Nonostante avessi già esperienza come barista lo vedevo indeciso. Poi ha guardato il cameriere e lui gli ha fatto un labiale. “LO-DE”. Me ne sono andato da solo.
Lettera firmata