Tipi umani

I tipi umani dei professori universitari – parte seconda

Ancora professori. Dopo aver visto pubblicato l’altro articolo ho realizzato (anche leggendo qualche commento) che avevo dimenticato altre categorie di questi grotteschi esemplari umani.
Ri-cominciamo.

albus

Il professore marpione: generalmente di sesso maschile, cerca un contatto tramite social per flirtare con giovani studentesse ignare, scatenando così imbarazzo e ilarità in tutti i gruppi dell’università in cui lo screen verrà inviato. Ovviamente non è mai né bello né divertente né misterioso, non siamo in un film. Grazie a questa categoria però, si possono distinguere le Donne dalle future sposate per interesse.

 

La professoressa MILF: se la vedete, chiamatemi. Comincerei a frequentare il suo corso. Ogni lezione.

 

Il professore infame: ha un corso di 3 crediti. Lui sa che a nessuno importa della sua materia. Ma al contrario del professore dell’altro articolo (che faceva passare l’esame senza difficoltà) questo invece scarica la frustrazione facendo bestemmiare gli déi celesti agli studenti. Sì esatto, è il classico esame che non vale un cazzo ma che è impossibile da superare.

I 2-3 professori che tengono lo stesso corso:
si suddividono il corso e lo stipendio, con rotazioni piuttosto improbabili: oggi va uno e fa 4 lezioni, poi 3,5 in altro, mentre un terzo entra a sorpresa durante le ultime tre lezioni. Confusione totale, almeno finché non capisci chi è che prepara e corregge le prove. A quel punto le lezioni degli altri prof diventano sinonimo di: rimango a casa a dormire.

 

Il professore con mille assistenti: senza gli assistenti non sarebbe nemmeno in grado di trovare l’aula; pertanto si circonda di adepti che puntano solo alla sua cattedra. Fanno tutto loro: preparano le lezioni, caricano i file con gli esercizi/slides, molto spesso interrogano pure. Il professore mette solo la firma e ritira il cash. Che ideale di vita. Politico mancato.

 

Il professore anziano: beh, più anziano di altri. Ormai a fine della sua carriera, attende solo la fatidica data della pensione, in cui potrà ritirarsi per guardare i cantieri. Si suddivide i due categorie: chi fa passare l’esame senza problemi, basta andare in ferie alla bocciofila; quello che invece l’esame, finché lui rimane titolare di quel corso, non si passa.

Il professore-rettore dell’università:
a volte gli astri si allineano, e con essi la sfiga. Non solo è un professore, è anche il capo della baracca. Avete l’obbligo di frequenza. Non tanto per puntare ad un buon voto, ma perché è lui che proclama le lauree. Studente avvisato…

 

Il professore che tutti vorremmo: odia i leccaculo. Spiega chiaramente. Segue il libro che integra a lezione, senza perdersi nei suoi ragionamenti. Dà votazioni imparziali. Valuta in base alla preparazione, facendo domande che lasciano poco all’interpretazione (soprattutto nello scritto). Dovrebbe essere la maggioranza dei professori, in realtà non esiste. Peccato.

 

Il professore dei libri: fa comprare mille libri da 800 pagine (lascio intuire il costo) che utilizza per un capitolo, al massimo due. Sogno un giorno in cui verrà legato ad un palo e bruciato vivo con i libri fatti comprare. Per i tirchi come me è uno dei peggiori.

Il professore malato di file:
tutto il giorno, tutte le lezioni, carica file sul sito dell’università pagine e pagine di articoli, esercizi, soluzioni, integrazioni. Che ovviamente saranno la base dell’esame. fa spendere più in fotocopie che in libri.

Il professore sfigato:
Vive ancora con i genitori. Mai sposato. Mai fidanzato. Solo studiato. Mai divertito. Mai vissuto. Solo insegnato. Lo guardi e dentro di te provi una sensazione di pietà misto ad apprezzamento della tua vita.
Perché alla fine anche se ci metti una sessione in più a laurearti non è la fine del mondo. Ed è solo grazie a loro che lo capisci.

 

Basta professori. Anche nel caso ce ne siano ancora. Non voglio più dare loro attenzioni. Chiudo qui questa mini-rubrica.
Nel caso foste professori o aspiriate ad esserlo, non arrabbiatevi. Sono solo uno studente, e come tale, siete i miei aguzzini. Magari con la laurea in mano potrei anche decidere di ringraziarvi. Magari.

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