Spiegatemi la diatriba sulla sperimentazione animale (per favore).
La polemica del momento è la sperimentazione animale. Siccome adoro avere qualcosa da dire quando dopo calcetto ci facciamo la doccia, ho deciso di informarmi per prendere una posizione consapevole su un argomento a mio avviso delicato.
Tuttavia, dopo ore di navigazione su internet attraverso siti di cronaca, riviste scientifiche, blog animalisti e forum sull’argomento, mi ritrovo la testa piena di confusione. Quindi ho deciso di scrivere questo articolo per chiedere a chiunque sia più informato e più dentro di me nei fatti, un piccolo aiuto.
Procediamo con ordine.
La polemica può essere ridotta all’opposizione tra due fazioni: gli animalisti, contro la sperimentazione animale e gli scienziati che ne sono a favore.
(Non voglio dire che non vi siano scienziati schierati con gli animalisti e viceversa. Generalizzo per semplificare la domanda finale)
Premesse.
1. La vivisezione non è necessariamente una pratica cruenta, infatti può prevedere l’anestesia dell’animale.
2. La vivisezione è regolamentata da regole nazionali ed europee applicate per la tutela dei diritti degli animali. Chi infrange queste regole paga.
3. Non tutta la sperimentazione animale è vivisezione.
4. La ricerca sugli animali prevede anche che questi muoiano. Esistono delle linee guida che regolano i sistemi attraverso i quali l’animale deve essere ucciso per garantire che non soffra.
5. Le foto ad alto impatto emotivo che mostrano animali aperti in due benché ancora vivi sono sempre di dubbia provenienza. Come le immagini fake che mostravano il massacro dei cani in Ucraina per gli europei.
Pur non essendo chiara l’entità della sofferenza degli animali coinvolti sembra ragionevole pensare che un porcellino d’india (o cavia domestica) lasciato in America del sud nel suo habitat naturale sarebbe più tranquillo. E così per tutti gli altri animali utilizzati.
Il fulcro della questione diventa analizzare la necessità di ricorrere agli esperimenti sugli animali per far progredire le nostre conoscenze scientifiche.
I pareri delle due fazioni, riassumendo sono i seguenti.
Animalisti.
La sperimentazione animale è un errore metodologico.
I risultati degli esperimenti condotti sugli animali non sono generalizzabili all’uomo.
Esistono metodi alternativi (modelli informatici, analisi chimiche, indagini statistiche, organi bioartificiali, microchip al Dna e microcircuiti con cellule umane)
Scienziati.
L’espansione recente di metodi alternativi non ha eliminato la necessità della sperimentazione animale.
Questo schema è una forzatura. Quella che sembra una dicotomia sperimentazioni animale sì/no è in realtà una richiesta da parte degli animalisti di restringere ulteriormente la libertà che i ricercatori hanno nella conduzioni di questa pratica. La risposta è che i nuovi vincoli proposti fermerebbero di fatto la ricerca animale.
Emerge che gli scienziati hanno una voglia matta di fare ricerca sugli animali. Ovviamente pensarla così sarebbe stupido. Credo che nemmeno l’essere umano più ottuso potrebbe ipotizzare che un’intera categoria di persone sia affetta da una contagiosa forma di sadismo verso gli animali.
La posizione degli animalisti è chiara e comprensibile: non vogliono che gli animali soffrano. Intento nobile e condivisibile da tutti.
I miei dubbi nascono dalla posizione degli scienziati: abbiamo bisogno di continuare a fare ricerca sugli animali.
Ripeto, sarebbe idiota pensare che lo facciano per diletto, quindi ho ipotizzato varie cause alla loro insistenza.
1. Reale necessità.
Gli animalisti sbagliano e gli scienziati hanno ragione. Allo stato attuale, controvoglia ma non possiamo fare altrimenti. Domani forse si apriranno altre vie.
2. Interessi accademici.
Forse nel mondo scientifico le ricerche condotte sugli animali hanno un peso maggiore. Può darsi che queste ricerche siano più facili da pubblicare su riviste scientifiche rispetto ad altre che utilizzano le metodologie descritte dagli animalisti. In questo caso l’uso di animali diventerebbe una necessità non tanto per i risultati ma per mantenere il livello della ricerca italiana al passo con quello degli altri paesi.
3. Interessi privati.
Bisogna sempre buttarci dentro l’ipotesi del complotto. In Italia siamo abituati così. Magari chi si schiera a favore della ricerca animale ha dei tornaconto economici legati all’allevamento di bestie da laboratorio. Non credo in questa idea ma tant’è.
4. Scontro di potere.
Animalisti e ricercatori in realtà sono i rispettivi eserciti del Risiko di qualcuno che sta sopra e che vuole attraverso questo scontro ritagliarsi una popolarità. In questo caso gli animali sarebbero un pretesto utilizzato per arrivare a una rapida popolarità.
5. Stupidità.
Sì, la butto un po’ in vacca. Se fossi uno scienziato e mi avessero accusato di crudeltà verso gli animali avrei sicuramente risposto (credendoci veramente) che non c’è altro modo. Quando poi mi viene mostrato l’altro modo non è che posso ammettere di essere uno sprovveduto. Che figura ci farei?
Ecco, queste sono le mie ipotesi probabilmente del tutto fuori strada. Qualcuno potrebbe chiarirmi le idee. Perché sono stufo di sentire dei trogloditi dipingere i ricercatori come degli efferati assassini credendo di aver scoperto il gene della cattiveria.
Vi prego rispondete, perché la sperimentazione animale deve continuare?
Grazie.