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Scopare con Schopenhauer, tutta la verità sul caso Moggi e l’essenza de l’Oltreuomo

“Ad meliora et maiora cotidie”.

La Juventus è la società sportiva professionistica che in Italia ha subito il maggior numero di ingiustizie. Contro una vicenda poco chiara, di cui pochi conoscono realmente i fatti nella loro interezza, si sono scagliate le maldicenze dei media e del volgo calcistico. Per fortuna, recentemente sono emerse alcune intercettazioni che potrebbero fare luce sul caso più intricato della storia della FIGC.

L’ANSA, ieri, ha battuto una notizia secondo la quale in un articolo pubblicato sul sito di un noto quotidiano inglese è contenuto un link al sito della WWFNA (World Wildlife Foundation News Agency), fonte la cui fallacia è universalmente riconosciuta ed indiscussa, la quale sarebbe in possesso di alcuni documenti apparentemente scomparsi dagli atti del processo di Napoli. Per dovere di cronaca ricordiamo che il processo Calciopoli di Napoli è iniziato il 20 Gennaio 2009 e vede Moggi come imputato. Una svolta nel processo in corso ha avuto luogo con la scoperta, da parte dei legali di Moggi, e la successiva acquisizione, di nuove intercettazioni mai ascoltate né precedentemente trascritte. Esse dimostrerebbero infatti l’esistenza di contatti diretti di altri dirigenti mai indagati con arbitri e designatori, facendo venir meno l’ipotesi accusatoria di unicità di rapporti tra Bergamo e Pairetto e gli imputati. Tuttavia i testi sarebbero tuttora incompleti.

Fonti assolutamente fedifraghe asseriscono che a nascondere i documenti siano stati alcuni assistenti dei legali di Moggi, pare sotto le pressioni di illustri personalità vicine alla dirigenza di un noto club calcistico milanese.

La documentazione, stando a quanto rivela il giornalista John Field, autore dell’articolo, conterrebbe alcuni verbali, redatti da Vittorino De Rambaldoni, collaboratore dei legali dell’imputato, nei quali si trovano svariati frammenti che sono stati cancellati delle intercettazioni telefoniche pubblicate durante il processo che scagionerebbero parzialmente Moggi dalle accuse di frode sportiva e che farebbero luce sull’episodio del sequestro di persona dell’arbitro Gianluca Paparesta.

Sviluppi si avrebbero così di conseguenza anche nel processo di Roma, in cui ricordiamo che Moggi è stato accusato di associazione per delinquere finalizzata all’illecita concorrenza tramite minacce e violenza privata nell’ambito dell’inchiesta sulla Gea World. Secondo i pm romani Palaia e Palamara, Luciano e Alessandro Moggi, nonché Franco Zavaglia, sarebbero stati i promotori del sistema di potere che avrebbe portato la Gea ad esercitare una funzione dominante nel mondo del calcio. Nel capo di imputazione si afferma che i tre avrebbero creato la Gea per “acquisire il maggior numero di procure sportive e, tramite esse, ottenere un potere contrattuale in grado di incidere in maniera determinante sul mercato calcistico, per condizionare la gestione dei calciatori e di riflesso quella di svariate squadre del campionato di calcio”. Il 3 Ottobre 2008 è stato rinviato a giudizio insieme ad altri ventiquattro imputati nell’inchiesta. Al relativo processo, l’11 novembre 2008 il pm ha chiesto una condanna a 6 anni per Moggi per associazione per delinquere finalizzata all’illecita concorrenza tramite minaccia e violenza privata, senza le attenuanti del caso per il pessimo comportamento tenuto in aula. 5 anni di condanna sono stati richiesti per suo figlio.

Queste notizie non possono che farci riflettere.

Può uno stato civile in senso voltaireiano essere spettatore inerme ed inerte al compiersi dell’iniquo proliferare della dissolutezza e del traviamento? Possono gli schemi razionali sillogistici della  modernità infrangersi dinanzi all’onta tracotante del dilagante malcostume?

Quale apologia del sistema può giustificare una tale resa dell’essere pensante cartesiano dinanzi alla supremazia del potere strisciante della corruzione?

Purtroppo l’individuo moderno, torvo e compunto, pare arrendersi alla forza incurante e allo zelo per l’autoaffermazione a qualsiasi prezzo dei migliaia di Bel ami che colonizzano come parassiti i palazzi del potere del nostro tempo ed intaccano ogni vena ancora in vita del carcame della nostra società, che ormai consunta ed indebolita da una tisi logorante ed in fase terminale, si appresta , giunta ormai al capezzale, ad esalare con un gemito l’ultimo respiro.

E così noi, come Marat durante gli ultimi mesi, preferiamo estraniarci dal tumulto del nostro tempo ignorandolo, magari leggendo Hegel, o magari facendo un bagno, nella speranza a ragion veduta che non appaia sulle piastrelle della parete l’ombra sentenziosa di un’altra Charlotte Corday.

All’orizzonte scrutiamo con mestizia solo un tetro tramonto, che come una banale cadenza plagale accompagna il lamento della stridula viola, sottofondo della nostra esistenza, a concludere nel lugubre e tragico accordo minore finale.

Per concludere si potrebbe sperare che l’unico rifugio sia l’arte; ma, citando Baudelaire: “Più l’uomo coltiva le arti, meno fotte. Si ha un divorzio sempre più sensibile tra lo spirito e il bruto. Soltanto il bruto fotte bene e chiavare è il lirismo del popolo. Chiavare è aspirare ad entrare in un altro, e l’artista non esce mai da se stesso”.

Sicuramente non più del 20 % di chi ha iniziato a leggere questo post è giunto sino a questo punto. Questo infatti altro non è che piccolo esempio della tecnica di marketing affinata e messa in pratica da l’Oltreuomo per innalzare l’indice di visite. Essa, in breve, possiamo riassumerla così: scelta ponderata di parole accattivanti (sia nel titolo, sia nell’articolo) ed  utilizzo di una retorica mirata in base alle varie tipologie di lettore che ora andiamo ad analizzare.

Lettore che è stato indotto ad aprire il post per la presenza nel titolo della parola scopare: sostanzialmente ad egli piace la figa; inizierà a leggere l’articolo incuriosito ma perderà l’interesse da subito. Quindi, comincerà a saltare pian piano qualche riga in cerca qua e là di parole inerenti alla sfera sessuale, ma giunto ormai rapidamente appena oltre la metà del post, deluso di non aver trovato quello che cercava, chiuderà la pagina seccato.

Lettore che è stato indotto ad aprire il post per la presenza nel titolo della frase su Moggi.

Questi è il classico calciofilo, che si divide a sua volta in due sotto-categorie. La prima è composta  dagli Juventini. Essi, increduli nel vedere finalmente qualcuno che sostiene le loro insostenibili versioni sul caso Moggi, leggeranno d’un fiato tutta la prima parte, sorvolando sui termini aulici che non conoscono, sui pedagoghi e compositori rinascimentali di cui ignorano l’esistenza e nella convinzione che gli amici dei Panda si siano improvvisamente tramutati in un’agenzia di notizie.

Giunti alla seconda parte però, inizieranno a non capire bene dove si vada a parare e dunque desisteranno dal procedere; scorreranno con il mouse rapidamente il resto del post, si accorgeranno che è troppo lungo per loro e chiuderanno la pagina un po’ confusi ma sostanzialmente soddisfatti. Probabilmente la riapriranno una sola volta immediatamente dopo la lettura perché avranno dimenticato di cliccare “Mi piace”.

La seconda sotto-categoria è composta dagli non-Juventini. Anche per loro vale la questione sulle lacune lessicali e dunque non comprenderanno il tono farsesco dell’articolo. Incuriositi essi inizieranno la lettura, ma giunti a tre quarti della prima parte chiuderanno la pagina tacciando il tutto con: “le solite cagate da Juventini”.

Lettore ibrido. Per lui esiste una remota possibilità che giunga sino a qua: infatti, Juventino o no, egli, per il quale valgono naturalmente le precisazioni sul livello culturale fatte in precedenza, legge la sezione su Moggi interessato oppure scettico ma, avendo a metà della prima parte dato un’occhiata alla lunghezza dell’articolo, rimane sempre fiducioso che ad un certo punto si parli di figa.

Arrivato alla terza parte coglie alla buon’ora che c’è qualcosa che non quadra ma persiste incuriosito nella lettura sino alla prossima frase.

Sentendosi offeso per essere stato raggirato e schernito chiude la pagina.

Prima di passare alle ultime due categorie è necessario sottolineare un aspetto: la scelta dei topic è ponderatamente effettuata in base alle statistiche. Il morto di figa è un esemplare diffusissimo in tutto il mondo ed il suo amore per la vulva e le sue ambizioni sessuali lo fanno divenire una facile preda per i blogger in cerca di “click”. In Italia la calciofilia come è noto è una patologia diffusissima e pertanto puntare sul pallone è veramente un goal a porta vuota (si passi sopra al gioco di parole). Inoltre, la Juventus è la squadra con il maggior numero di tifosi nel paese ed è sovente sulla bocca anche dei supporter avversari specialmente per la vicenda sopra citata, da cui segue banalmente la scelta dell’argomento specifico.

Lettore che è stato indotto ad aprire il post per la presenza nel titolo di Schopehauer.

Egli è il tipico universitario medio. Vuole assolutamente ostentare la sua appartenenza al ceto intellettuale studentesco e pertanto ovunque compaiano le parole Kant, Kirkegaard, comunismo, bohèmien, Moz, Coltraine, Coldplay egli vi si getta a capofitto con la competenza con cui Biscardi  disserta sulla regola del fuorigioco. Il nostro sorseggiatore di spritz Aperol entrerà in estasi nel cominciare la lettura con il latino e si sentirà subito casa. Di seguito vive una fase intermedia in cui lo spaesamento dovuto alla mancata apparizione di quei nomi tante volte sottolineati nel sussidiario del Liceo viene parzialmente compensato dalla presenza dei vocaboli “fallacia” e “fedifraghe”, di cui naturalmente misconosce il significato ma che almeno lo fanno proseguire nella lettura in quanto: “beh c’è scritto fallacia…”; inoltre da qualche parte si dovrà pur parlare di Schopenhauer.

Così facendo il nostro indossatore di cappotti dal taglio retrò giunge finalmente alla seconda parte e ivi inizia ad esaltarsi. Delle frasi che ora sta leggendo, egli ne elogia lo stile ed approva la critica sociale in esse contenuta. Quel fluire di belle parole a cazzo intrise di storia, filosofia e poesia gli ricordano l’ultimo libro letto: Omero, Iliade di Baricco.

Chiaramente al termine del fugace piacere approda alla terza sezione del post e qui vi rimane confuso. Giunge infine a questo capoverso ed offeso chiude la pagina.

Lettore che per quanto non gli piaccia essere definito tale, ai più è noto come un post-qualcosa.

La sua vita non gli piace ed è depresso in quanto non sa cosa fare nel resto dei suoi giorni e se lo sa capisce che non potrà farlo.

Mediamente scrive su un blog e passa le sue giornate ad assecondare i suoi disturbi ossessivo compulsivi ed è l’unico che è giunto a questo punto del post.

Siccome i lettori che leggeranno queste ultime due righe oltre a me saranno al più due, approfitto per salutarli: Ciao Hilding! Ciao Cansei!

Janne Kim Siirkinen

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