La classifica dei riempitivi più utilizzati nell’italiano parlato
Le parole sono importanti, diceva Moretti. Ecco una classifica dei riempitivi più utilizzati nell’italiano parlato.
#5. Al quinto posto troviamo: “Praticamente”
E’ da anni che impera in tutte le conversazioni informali. Tra amici, in famiglia, fidanzati si usa. È uno dei riempitivi o marker linguistici che meno sopporto. In prima liceo mi obbligarono a scrivere alla lavagna 100 volte “Praticamente non vuol dire un cazzo”. Da allora non lo uso più e mi tappo le orecchie ogni qualvolta il mio interlocutore emette quel fastidioso suono.
#4.Al quarto posto: “Quant’altro”
Oggetto di dibattito su Yahoo Answers e sul sito dell’Accademia della Crusca, “Quant’altro”, o “Quantaltro” per i più audaci, trova una sua collocazione alla “cazzo di cane” come direbbe Elio degli Elii, in qualsiasi conversazione. La sua trasversalità è sconvolgente: dal medico di base, al venditore di folletti, alla zia che si vuole dare un tono. Tutti, quando non sanno come concludere un elenco di informazioni deturpano il loro discorso con un bel “Quant’altro”. Bah.
#3. Al terzo posto: “Onestamente”
Partiamo dal presupposto che il più delle volte diciamo delle bugie. A noi stessi, ai colleghi, al capo, agli amici, ai fidanzati. Chi usa “onestamente”, lo fa in maniera impulsiva e inconscia e non pensa che potrebbe aver dato l’impressione di essere stato poco sincero fino a un attimo prima, eppure onestamente parlando o “in tutta franchezza” si tende a usare quell’avverbio, per mitigare il senso delle parole oppure per indorare qualche pillola. Dire: “Onestamente ti manderei a quel paese” è diverso da “Va’ a quel paese”. No?
#2. Al secondo posto: “Tanta roba”
Sì, non è proprio un riempitivo, però ormai qualsiasi dialogo che si rispetti è pregno di quel “Tanta roba”. Probabilmente ha sostituito i ben più noti “Figo”, o “Che figata” a loro volta utilizzati al posto di “Togo” o
“Toghissimo”, eppure “Tanta roba” aggiunge qualcosa in più alla conversazione. O meglio “Tanta roba” ci dice qualcosa di più dell’interlocutore. Ovviamente questo “qualcosa in più” varia a seconda del sesso dell’interlocutore. Fateci caso da oggi.
#1. E al primo posto: “Nel senso”
“Sai ho le emorroidi, nel senso…”. Già. Ma in quale senso? Volete farmi credere che ”Nel senso” ha rimpiazzato l’adolescenziale “Cioè”? Sì. Da adulti si dice “Nel senso”. Ogni volta che qualcuno dice “Nel senso”, io incalzo e gli rispondo: ”Già, ma in quale senso?” Forse Pasolini non la penserebbe così. Sono convinta che, senza troppa spocchia userebbe “Nel senso” anche lui, perché in fondo la lingua parlata ha la stessa dignità di quella scritta.
Vado a tirare la sfoglia, va.
Erminio Alicandro