8 problemi che l’Italia non risolverà mai
Probabilmente condizionato dal fatto di esserci nato, sono sempre stato affetto da un profondo amore per l’Italia. Un amore totale, carnale, contraddittorio che non mi ha mai abbandonato, anche nei momenti o nelle fasi della vita dove disprezzare il proprio paese era più conveniente o più alla moda.
Però… però c’è sempre un però.
Molto spesso si chiamano problemi quelle che invece sono caratteristiche, facendo un errore decisivo. I problemi si possono risolvere, le caratteristiche solo eliminare. Come? Con un’invasione. Al di là di fantasie catastrofiche, è molto più probabile che le caratteristiche disfunzionali dell’Italia vengano soppresse con la forza piuttosto che modificate dall’interno.
Ma quali sono questi problemi/caratteristiche?
Vediamo di anallizzarne alcuni.
#1. Lotte tribali
L’italiano non ha alcun senso di comunità. non c’è nulla da fare. Qualche eccezione esiste ma tendenzialmente siamo tutti interessati unicamente al nostro mulino, perfetta metafora della saggezza popolare. La famiglia è superiore a qualsiasi cosa: allo stato, alla giustizia, alle leggi, a Dio. Tutto, anche le cose più turpi, vengono giustificate se compiute per il bene supremo. Anche chi possiede una forte etica del lavoro può ritrovarsi a raccomandare il nipote buono a nulla, continuando ad ignorare la meritocrazia. Per il bene della famiglia e per il male della comunità.
#2. Nepotismo
Qui si collega il nepotismo, che può essere di due tipi: raccomando qualcuno in cambio di qualcosa; raccomando qualcuno in quanto membro della mia famiglia. Mentre il primo tipo viene giustificato dall’italiano adducendo a motivazione la necessità di sporcarsi un po’ le mani per raggiungere un obiettivo, il secondo passa l’esame della coscienza con un autoinganno: “Ho raccomandato mio figlio, senza meriti e senza titoli, per un posto di lavoro prestigioso, ma sono tranquillo con me stesso perché è un ragazzo in gamba. Non ha mai combinato nulla nella vita ma è intelligente se si applica. E’ speciale. E’ mio figlio, è sicuramente speciale.” Per il bene della famiglia e per il male della comunità.
#3. Relativismo televisivo
I salotti politici della TV sono il palcoscenico dove viene messo in scena il trionfo della sconclusionatezza. La verità viene continuamente mescolata alla menzogna, è inutile citare le fonti, anche le fonti sono mescolate al falso. In qualsiasi talk-show vi sono due controparti. La prima attacca: “Non avete fatto nulla per tutelare la perdita di piume delle galline”. La seconda replica “Non è vero abbiamo proposto un progetto di legge per le galline spelacchiate.” Pubblicità. Basta, non c’è modo di sapere chi ha ragione e chi no, non c’è modo di conoscere la verità, la sintesi della tesi e dell’antitesi è la pubblicità. In questo modo 2 + 2 = 5
#4. Leggi
Un paese con tantissime leggi è un paese che non le rispetta. Per questo noi ne siamo sommersi. Un paese i cui abitanti hanno dei profondi principi di appartenenza non ha bisogno dell’infinita mole di normative che ha l’Italia. E non ha neanche bisogno di querelare e denunciare chiunque a destra e a manca. Ci si sente così inadeguati da voler a tutti i costi farla pagare a qualcuno, col risultato che è più facile che siano a pagare quelli colpevoli di minuscole colpe che quelli rei di grandi reati.
#5. Cinismo
Un profondo cinismo, accompagnato da un’importante componente snobistica, alberga nei cuori di una numerosa componente della popolazione, che per qualche misteriosa ragione sembra convinta che avere una costante puzza sotto il naso sia quello che la società le chiede. La tragedia è che questa parte della popolazione tende a essere la più istruita e la più dotata, ma se ne sta in disparte, immersa nella merda, a godersi lo spettacolo degli idioti e dei furbetti che raggiungono la vetta.
#6. Proselitismo
L’italiano ha bisogno di una guida, di un faro, di una persona da idolatrare. Si è visto in tutto l’ultimo secolo della nostra politica. Le idee, l’amministrazione, le leggi non valgono nulla, all’italiano non interessano. All’italiano piace unicamente essere emozionato, nel bene e nel male. E’ quello che vuole, è quello che disperatamente cerca: intrattenimento. Vuole una guida simpatica, che lo protegga, che gli dica: “Stai tranquillo, tu continua a fare i tuoi affarucci, a comprarti la tua berlina, sempre più grande, sempre più bella, che ai problemi importanti ci penso io. Non importa se rovino il paese, poi potrai darmi la colpa, adesso basta che io sembri abbastanza simpatico ed onesto, così in futuro potrai dire di essere stato ingannato da me.
#7. Fregare lo stato
In un periodo in cui non si fa altro che accusare la politica delle gravissime (lo ripeto gravissime) condizioni in cui versa la nostra talentuosissima penisola, continua a persistere uno dei nostri più profondi problemi culturali: i furbi. Perché c’è una parte della popolazione che è derubata dallo stato che è a sua volta derubato da un’altra fetta di popolazione. C’è chi, e in alcune zone questo è un pensiero radicato, considera fregare lo stato, o la legge, o la polizia, un vero e proprio valore positivo da ostentare e perpetrare tra le generazioni. C’è chi considera da rammolliti, o da tonti, vivere onestamente e nel rispetto delle regole. Il problema è che quel “chi” sono milioni di persone.
#8. Non fare nulla
La cosa importante alla fine è non fare nulla, solo sperare di essere tra i fortunati, e se si è sfortunati di ricevere la grazia da qualche aristocratico, o dal cardinale, o dal politico, o dal sindaco, o dal santo di Casoria, o dal capo dei Sindacati, o dal presidente della regione, o dal ministro dell’interno, o dal parrucchiere del senato, o dal cugino del rettore, o dal fratello del regista, o dall’amico d’infanzia dell’amministratore delegato, o dalla fidanzata del commendatore, o dalla moglie del maresciallo, o dal prozio del cognato del consigliere, o dal fratello adottivo dell’estetista della suocera del magistrato, o dalnipote della sorella dell’amica del commercialista dell’usuraio dell’imprenditore, o dal compare dell’elettricista della vedova dello zio del fratello dell’architetto del portaborse del consigliere del presidente alla segreteria della cattedrale del consiglio della giustizia, e così via.
Alla fine ce lo meritiamo proprio Alberto Sordi.