Ode alle brutte
La televisione, internet, i media ci fanno giornalmente il lavaggio del cervello, proponendoci modelli di bellezza completamente artefatti.
Per carità, una bella figa è una bella figa; ma fin dalla notte dei tempi c’è qualche saggio che riesce a calarsi nella profondità della vita e ad allargare lo sguardo verso ciò che è bello non per gli occhi soltanto, bensì per tutta la sensitività delle nostre percezioni. La bellezza in sé, come ogni oggetto, non è inconoscibile in sé e per sé, al contrario di quel che sostiene Kant, ma si rivela solo alle anime più aristocratiche; tra queste il mio nonnetto veneto, che soleva dirmi da piccolino questa splendida massima che mi accompagnerà per tutta la vita: «Bruta de muso, bea de buso».
Perciò in onore di tutti coloro che possono capire quanta più soddisfazione possa dare giacere con un cofano rispetto ad amoreggiare con una bellezza insopportabilmente parlante, ho scritto questa splendida poesia.
Ode alle brutte
Mia cara compagna di orrende fattezze
è una vita che ammiro le ascelle con pezze
giorni infiniti sgobbando da mulo
la sera ritorno e te lo metto nel culo
Intanto ricordo i giorni passati
oh quante bellezze e quanti limoni
un dì ho raggiunto le nuove certezze
non voglio una figa che rompe i coglioni
Avere un bel seno e una vita soave
fa il cazzo già duro sì fosse una trave
io svuoto il mio sacco, m’appena svuotato
già inizi a parlare del jeans che hai comprato
Ammazza che palle io voglio una scrofa
che succhia felice perché lusingata
ho sempre per lei una splendida strofa
è dolce, gentile e l’ha subito data
Sesso di fuoco lei mi regala
cure mi dà se la gola s’ammala
oh non mi tradisce, è sempre contenta
posso pestarla ed è sempre contenta
Ah se ripenso alle mie vecchie storie
ridenti donzelle con splendidi occhioni
eran solite pretendere cene le borie
che scopavano stando a «due di bastoni»
Erano tempi depressi ma adesso
sono rinato, ciccione più spesso
scopo le chiappe con la cellulite
invece le fighe son già sfinite