Il multitasking rallenta il lavoro e peggiora le prestazioni.
Eyal Ophir, un ricercatore di Stanford, ha dimostrato che la mente umana non è fatta per il multitasking.
Il multitasking è la capacità di eseguire più compiti nello stesso momento come si vede fare in alcune gag dei cartoni animati (il personaggio che parla al telefono mentre scrive una mail mentre si lima le unghie mentre con i piedi mescola il sugo della pasta).
Negli anni settanta, dopo aver analizzato i risultati di alcuni studi condotti sui ratti, gli scienziati avevano descritto il multitasking come una qualità tipicamente femminile. Gli uomini dovevano accontentarsi di fare una cosa per volta mentre le donne potevano fare più cose assieme. Chi non ha mai avuto una compagna o una collega di lavoro che si vantava di questo?
Per qualche virtuosismo della logica, fare più cose assieme veniva considerato più vantaggioso che farle una per volta. La verità è che se vi trovate sempre nella necessità di gestire più situazioni nello stesso momento, vuol dire che non siete in grado di organizzare il vostro tempo. Ed è proprio da questa considerazione che Nass e colleghi sono partiti e hanno condotto la loro ricerca: la gente che soffre di multitasking cronico lavora meglio o peggio dei suoi colleghi ‘una cosa per volta’.
La risposta è che lavora peggio e spreca più tempo. Fare più cose insieme fa perdere più tempo di quello che fa guadagnare e inficia la qualità del risultato finale.
Il multitasking può essere immaginato come un difetto di concentrazione. Il continuo passare da un compito all’altro obbliga l’attenzione a concentrarsi più e più volte sulle stesse cose invece di rimanere focalizzata su un compito fino alla fine.
Ecco l’articolo originale di Ophir, Nass e Wagner