I migliori brand dell’estremo oriente
Il dizionario online del Corriere della Sera definisce ‘antonomasia’ come la figura retorica in cui viene utilizzato un nome comune come nome proprio o viceversa. Nella vita di tutti i giorni mia nonna utilizza questo artificio del discorso quando dice che mi ha comprato la Nutella. Non intende mai l’originale bensì una qualsiasi crema di cioccolato sottomarca. Se i brand hanno questo potere sui neuroni partigiani di un’anziana signora figuriamoci su quelle carte assorbenti che sono il cervello di noi giovani.
Essere completamente assoggettati al mercato e ai suoi nomi e colori ci risparmia un sacco di fatica quando vogliamo sottolineare il nostro potere d’acquisto. Ci basta indossare un abito firmato per permettere agli altri di catalogarci all’interno di una determinata fascia di reddito. Labrador Cardigan di Vivienne Westwood, circa 500 euro: ok, puoi invitarmi a cena. Pochette di Louis Vuitton comprata dagli ambulanti: ti scopo con una pizza e una birra.
Oltre a semplificare le relazioni sociali le grandi marche, non solo di vestiario, diventano dei modelli per qualsiasi imprenditore voglia ritagliarsi una nicchia di mercato. In sostanza si cerca di imitare quello che ha già funzionato.
I migliori imitatori sono gli orientali. Ecco per voi qualche tentativo riuscito splendidamente.
Le prime immagini le ho trovate su Konbini e poi in giro per la rete.