Manifesto del pene lungo
Dopo il successo riscontrato con la “fenomenologia dell’inettitudine” e date le numerose richieste pervenuteci dai voi lettori, abbiamo finalmente deciso di affrontare un tema tanto caro all’universo femminile quanto a quello maschile (con maschile ci si riferisce alla maggior parte degli esemplari che lo costituiscono, quindi i gay). La questione della lunghezza del pene è fruita dalla gente quanto un campo isolato lungo l’autostrada dopo aver mangiato cavoli. Vuoi o no, torna sempre utile sciorinare qualche aneddoto sul suddetto manubrio dell’amore, così vi proponiamo un bignami storico capace di coglierne le potenzialità – in tempi di crisi va sempre bene.
Manifesto del pene lungo
Solo a partire dal 1900, con la pubblicazione de L’interpretazione dei sogni di Freud, il pene ha assunto un’importanza decisiva per le nostre società occidentali. O meglio, si è dimostrato scientificamente come le nostre esistenze dipendano interamente e costantemente da quel maleodorante pezzuncolo di carne che regge l’intera architettura maschile. Giustamente il signor Allen, nell’importante documentario girato nel 1983 dal titolo Zelig, afferma: “la mia rottura con Freud è avvenuta sulla questione dell’invidia del pene, lui credeva che fosse limitata alle donne”. Effettivamente, a partire da questa contestazione mossa a Freud circa un’eccessiva interpretazione fallologocentrica della società, Allen ha aperto la strada a nuove correnti di pensiero che hanno potuto affrancarsi dall’autorità intellettuale di quel santo cocainomane (al quale per altro è dedicato un cratere sulla luna). Freud è stato però riscoperto da autori contemporanei di massimo interesse, come il celebre Povia che in una nota canzone dice «c’era chi mi diceva “è naturale” io studiavo Freud non la pensava uguale».
Al di là delle polemiche, bisogna tenere conto di come il pene sia il centro nevralgico dell’uomo: egli lo teme in quanto non dispone di altre funzionalità in grado di assicurargli la sopravvivenza. Il pene rappresenta l’intero universo maschile, ogni azione o pensiero gli è subordinata, a questo proposito Meneghello conferma “l’uomo, nella sua versione maschile, si può considerare una struttura per sostenere i testicoli” e nulla più. Il pene infatti ha forma cilindrica e sostiene l’uomo nello svolgere le sue attività quotidiane. Egli lo accompagna ovunque, dalla doccia alla discoteca, dalla doccia alla discoteca e dalla doccia alla discoteca. Ovviamente, un pene più lungo è sintomo di maggior dinamismo intellettivo. Ma spieghiamo perché. Come si diceva poco fa, il fallo è temuto dall’uomo perché esercita un forte potere su di lui, gestendo e controllando lo sviluppo della sua attività intellettiva. La capacità di elaborare concetti è dunque direttamente proporzionale alla lunghezza del pene. A comprova di ciò la frase di Jean Cocteau “Mai fidarsi di un uomo con il cazzo piccolo”!
Abbiamo deciso, infine, di raccogliere una serie di celebri testimonianze sulla lunghezza e funzionalità del pene.
Julija Voznesenskaja – “credo che l’uomo vada giudicato da come scopa, insomma dal cazzo. E poi un vero uomo deve garantire alla donna ogni comfort”.
Ennio Flaiano –“ci guardiamo il cazzo come se aspettassimo da lui una decisione”.
Gustave Flaubert – “erezione: si dice solo parlando di monumenti”.
John Giorno – “Nessun cazzo è duro come la vita”.
John Holmes- “Ce l’ho meno lungo di una Cadillac ma più di una cornetta del telefono”.
Erica Jong – “Quale situazione più ironica si può immaginare di quella di una donna liberata alle prese con un cazzo moscio? Tutti i problemi più importanti della storia impallidiscono davanti a queste due presenze cosmiche: l’eterno femminino e l’eterno cazzo moscio”.
Mario Mieli – “Il fallo nel cervello impedisce al maschio eterosessuale di vedere oltre il proprio uccello: per questo, l’attuale società è retta da coglioni”.
Rocco Siffredi – “Purtroppo a volte la dignità di un uomo si misura con i centimetri dell’uccello. Basta metter un uomo nudo e ha il pisello piccolo, beh… Diventa una nullità”.
Mirabella