Mai tornare a casa dai genitori dopo l’università
Il periodo universitario, se vissuto fuori casa, è fantastico. Ma ha una controindicazione: finisce. Ad un certo punto, dopo un numero di anni che va dai 3 ai 14, ci si ritrova con una laurea e un affitto divenuto improvvisamente ingiustificabile. Si farebbe volentieri cambio. Per qualche altro mese in quella doppia piena di mutande sporche saremmo disposti a regalare il titolo di “Dottore” a chiunque creda ancora nell’utilità dell’università.
Ci sono alcuni modi per evitare il ritorno a casa. I dottorati sono la camera di decompressione tra gli anni di studio e la disoccupazione. Uno stage a 0€ può venire camuffato da importante occasione professionale. E alla peggio si può sempre ricorrere al barbonaggio. In questo post l’Oltreuomo vi spiega perché racimolare spiccioli all’esterno del supermercato è comunque meglio che tornare a vivere con i propri genitori.
Orari
L’universitario che rincasa ubriaco alle 6 di mattina sfascia la cucina alla ricerca di una pentola con cui cucinarsi la pasta. Anche l’ex studente ci prova. Poi sente un rumore di sirene e la polizia che fa irruzione. I genitori, svegliati dal casino delle stoviglie fracassate, hanno chiamato il 113. I fusi orari dell’ex universitario e quelli di mamma e papà sono destinati a non incontrarsi mai. E, se anche si dovessero incrociare, uno dirà “Buongiorno” e l’altro risponderà “Buonanotte”.
Sesso
Lo studente fuori sede, forte di un posto letto a propria disposizione, può trombare sempre. Bisogna solo capire se lo farà da solo o in compagnia. Il ritorno a casa ne restringe notevolmente la libertà. Le prime volte, sua madre guarderà sconvolta la sconosciuta che sta facendo colazione in cucina. Poi spiegherà al figlio che non intende più raccogliere i tanti nipotini ancora insacchettati abbandonati sul pavimento della camera. In breve, l’ex studente si renderà conto di non poter più disporre del proprio corpo a suo piacimento. Si troverà quindi nell’umiliante situazione di ritornare in camporella, al sesso in auto nelle zone industriali, alle scopate col freno a mano infilato nella coscia. Il coito, da piacevole diversivo, si trasforma in un’impresa epica. Le donne la danno con molta meno facilità, quando sanno che, invece di un lampadario, dovranno fissare il parabrezza pieno di condensa mentre aspettano che il loro compagno venga. Ritornare a casa dai genitori significa trasformare l’amore in sesso, il sesso in squallore.
Igiene
Tra coinquilini vige la tacita regola per cui, dal punto di vista igienico-sanitario, è concesso tutto quello che non provoca un’epidemia di colera. Non sempre le madri la pensano allo stesso modo.
Contatti umani
L’università ti fa incontrare molte persone interessanti, almeno le sere in cui sei ubriaco. Ogni studente conosce un fattone, uno psicopatico, un genio (spesso si tratta della stessa persona. Spesso quella persona è lo studente stesso). Chi torna a casa rinuncia per sempre a tutto questo. Bere senza la compagnia di perfetti sconosciuti si rivela noioso, costoso e avvilente. Rimanere in un locale fino all’orario di chiusura diventa sintomo di disagio sociale, non di un’allegra serata tra amici. Per conoscere qualcuno non basta fare un giro in piazza, ma bisogna iscriversi a un sito di incontri per single. “La Solitudine” smette di essere il titolo di una tesi della Facoltà di Lettere e inizia a diventare una condizione esistenziale. TV
Lo studente fuori sede possiede una televisione, ma la usa come sgabello durante le cene con troppi invitati. Tornato dai suoi, si renderà conto che i pantaloni in casa non li porta più suo padre, ma Carlo Conti. I genitori, durante i nostri 12 anni di università, sono invecchiati e il loro cervello riesce a recepire input esterni solo durante le pause pubblicitarie e, in qualche fortunato caso, le televendite di Mastrota.
Prestigio
Lo studente, anche se si è iscritto all’università durante i Mondiali di Italia ’90, gode sempre di un certo prestigio. I genitori chiudono gli occhi sul fatto che hanno ipotecato le cornee per mantenerlo un paio di lustri al DAMS. Preferiscono pensare, anche per evitare di impazzire, che, appena laureato, il pargolo prenderà il posto di Marchionne o del Papa. In breve le loro speranze verranno distrutte. A quel punto, il figlio laureato passerà dallo status di “speranza per il futuro” a quello di “rimpianto del passato”.
Parlare
I genitori invadono la vita del figlio. L’ex studente viene costretto al rito di abbondanti cene in cui, quando il cervello è annebbiato dal troppo cibo, la madre inizia a sottoporlo ad un interrogatorio morboso. Sei fidanzato? Vedi qualcuno? Senti ancora i tuoi amici delle elementari? E quelli delle medie? Ti fai le canne? Acidi? Sniffi? Seymour Hoffman? Che progetti hai per il futuro? Hai un futuro? Vuoi tornare fuori casa? No, dai, resta: è così bello averti qui.
Tornare a casa è come svegliarsi dopo una sbronza durata anni. Provoca mal di testa, fa vomitare. E le mamme, quando vi trovano abbracciati alla tazza del cesso, si divertono molto meno dei vostri ex coinquilini.