Se lei vuole il cinema e lui vuole chiavare?
Paul Watzlawick e Mihaly Csikszentmihalyi sono due esperti di teoria della comunicazione anche se, a causa dei loro nomi, non hanno mai superato la fase dei convenevoli in nessuna conversazione. Watzlawick nella “pragmatica della comunicazione umana” ci spiega chiaramente che se una persona non risponde volentieri alle nostre domande è possibile che lo faccia mentendo. Il professore di Palo Alto manda così a puttane un secolo di psicoanalisi. Csikszentmihalyi, invece, nel suo libro “Flusso: psicologia di un’esperienza ottimale” ci convince della possibilità di essere più contenti se facciamo qualcosa che ci piace.
Noi dell’oltreuomo abbiamo deciso di utilizzare le argute pensate di questi due luminari per definire alcune modalità caratteristiche dei rapporti di coppia. Per farlo prenderemo in esame una situazione molto frequente nei rapporti a due e definiremo le diverse modalità comunicative e comportamentali che possono essere messe in atto.
Situazione di partenza: Lei vuole andare al cinema, lui vuole chiavare.
Compromesso: vanno in un drive in e lei gli fa una sega.
Lei rinuncia al cinema classico pur ottenendo ugualmente la visione del film e lui rinuncia alla penetrazione pur ottenendo comunque un amplesso.
Mediazione: lei va al cinema con un’amica e lui si chiava la stessa amica.
Entrambi ottengono ciò che volevano grazie all’intervento di una terza persona (il mediatore) che aiuta la coppia a raggiungere una soluzione mutualmente accettabile.
Atteggiamento passivo (di lui): vanno al cinema e lui le guarda le tette tutto il tempo fantasticando, poi tornati a casa la uccide e violenta il cadavere.
Lui non ha il coraggio di proporre i suoi desideri e di conseguenza asseconda passivamente le esigenze di lei accumulando rabbia e frustrazione.
Atteggiamento passivo (di lei): copulano. Durante l’atto lei è assente e annoiata ma lui non nota la differenza. Durante la notte lei taglia la punta del pene del compagno.
Lei non riesce a rifiutare di soddisfare le richieste del partner quindi decide di eliminare il problema alla punta.
Atteggiamento aggressivo (di lui): lui urla frasi ingiuriose nei confronti di lei, della sua famiglia e della famiglia del regista del film. Dopo la prende con violenza sul tappeto del salotto. Trascorse quattro ore di sesso selvaggio, lui fuma rilassato in terrazzo e lei gli accarezza il petto con l’indice sussurrando “ti amo”.
Lui non riesce ad accettare che la propria volontà non si attui e si impone attraverso la violenza verbale e fisica. Questo tipo di atteggiamento rozzo e ignorante accende il desiderio della compagna, la quale ne esce appagata. Purtroppo questa dinamica si rivela talmente soddisfacente per entrambi, che finisce con il diventare l’unica forma di interazione possibile.
Atteggiamento aggressivo (di lei): lei pianta il broncio e lo guarda come se la vita non fosse altro che dolore e atroci sofferenze. Fa un utilizzo smodato di sospiri e di frasi di valore comunicativo scarso o nullo (“non so”, “chi può dirlo?”, “non ricordo se ti piacciono le barbabietole”). Mediante frasi a mezz’aria riversa su di lui la causa dei suoi mali. Lui incapace di entrare nella logica della “non comunicazione” si ammazza mangiando cibi a cui è allergico.
Per sopperire allo svantaggio fisico, la donna nei secoli ha sviluppato la tecnica della “violenza docile”. Questa strategia consiste nel fare pena al compagno. Il paradosso di questa tecnica risiede nella sua efficacia circoscritta. Funziona esclusivamente se il partner è sensibile e molto coinvolto. Ovviamente un ragazzo con queste caratteriste quando subisce la “violenza docile” si ammazza.
Atteggiamento assertivo (la buona comunicazione): chiavano al cinema.
Entrambi ottengono quello che volevano senza rinunce.