Lou Reed
“In quell’istante mi ero trovato a ripensare alla fine della mia storia con Sara. A “Heroin” e ai Velvet Underground. Al mio essere uscito dal suo appartamento con il libro in mano e gli occhiali rotti. Avevo ripensato ai silenzi successivi, e a quelli che avevano preceduto la caduta. Sara e io non ci eravamo più sentiti da allora. Né tanto meno cercati. O sfiorati. Ci eravamo volontariamente persi in una città di duecentomila persone. Una città che sembra sempre troppo piccola quando ci si vive dentro, ma che diviene troppo grande, terribilmente troppo grande, quando la si considera da lontano. Non ci eravamo più nemmeno incontrati per caso. E forse era stato meglio così. Perché era questo quello che entrambi volevamo. Perché era questo ciò di cui mi ero convinto a posteriori. Il mio tempo di decadimento da Sara era stato di pochi istanti. O, forse, era già iniziato mesi prima. Sotto forma di decadimento passivo. Con me inconsapevole dell’evidenza, tanto quanto Sara della fine. Eppure è proprio questo ciò che si era verificato. E quando Chiara mi aveva parlato del suo conoscere-non conoscendo Sara, avevo capito che anche per me era stato lo stesso. Solo, non me ne ero mai reso conto prima. Solo, non lo avevo mai saputo con certezza.”
Andrea Gratton