Le 9 cose da non dire MAI ad un tatuato
Se siete appassionati di tatuaggi, o semplicemente non riuscivate ad accettare la presenza di così tante lentiggini senza una linea che le accomunasse, allora vi siete sicuramente sentiti riferire la solita sequela infinita e senza senso di domande che i non tatuati, timorosi o semplicemente ostinati rompitori di palle, sempre chiedono.
Forse tronfi dall’alto della loro lucida pelle immacolata, o semplicemente timorosi di una punizione parentale o divina, questi individui si credono i portavoce di un’intera comunità.
E, badate bene, non mi sto riferendo a novantenni con l’apparecchio acustico e la dentiera, la cui principale preoccupazione è la fine del cantiere in Via della Spiga, no.
Mi sto riferendo ai vostri coetanei, quelli dalla critica facile e magari gli scheletri che ormai cadono fuori dall’armadio. Quelli che sin dalla prima elementare criticavano il vostro maglione fuori taglia o la vostra poca presenza nella comunità cristiana, di cui lui o lei faceva parte bestemmie incluse, con l’andar del tempo.
Ma non badiamo al numero di battute e buttiamoci subito su questa lista che, solo in stesura, mi ha fatto arricciare le labbra e avvicinare la mano al primo coltello visibile.
Ecco la lista delle cose che odia sentirsi dire chi ha tatuaggi:
#1 I Dottori
Quelli che aprono la loro diatriba tatuaggistica con la più comune delle domande, ma anche con la più inutile e scontata delle provocazioni. “Ma ha fatto male?“. No, vecchio mio, stare sotto una serie di aghi che continua ripetutamente a bucherellarti non fa assolutamente del male. Vieni qui che proviamo con questa forchetta.
#2 I Filosofi
Questo gruppo di persone ha l’abitudine, la malsana abitudine, di riscoprirsi filosofi della purezza una volta incontrato un individuo con evidente presenza di tatuaggi. Si avvicinano con fare sospettoso e con il ditino puntato su quello che, a dirla tutta, sarebbe un tuo personale spazio vitale, e ad alta voce per non far perdere a nessuno questa perla di saggezza questionano: “Ha un significato o lo hai fatto così per fare?“. – Respiro profondissimo – “Fatti una manciata vigorosa di cazzi tuoi”.
#3 Quelli del “chiedo alla Mamma”
Facciamo il punto della situazione: Sei in un Pub, hai davanti la tua birra preferita, accanto hai la tua ragazza, forse un gruppetto di amici, sei venuto in macchina e stai pensando di andare a convivere o a vivere da solo, grazie ai soldi dello spaccio. Sei in questa situazione e l’individuo continua la sua inutile ricerca di un problema chiedendoti “e i tuoi genitori che dicono?”. Tralasciando che sono ormai più vicino ai 30 che ai 20, e tralasciando che sono da lungo tempo in pieno possesso della mia pelle. L’unica persona che nel 2020 dovrebbe avere da ridire su un tatuaggio è la Nonna, ed è la prima ed unica persona a cui ho chiesto.
#4 Il Maccio Capatonda de noi altri
Dopo aver distrutto la tua serata a furia di domande e tanti sproloqui sulla purezza della tua pelle che Hitler allontanati proprio, il disturbatore seriale ti rivolge la domanda apocalittica per eccellenza. “E se poi te ne penti?“. Per l’amor del tuo Dio, se poi me ne pento dovrò convivere con la mia scelta oppure usare uno dei dodicimila modi per liberarmene oppure continuare a sopravvivere ai tuoi “te l’avevo detto”. 9 su 10 comunque anche lui riuscirà a fare una cazzata di cui pentirsi nel corso della vita, pure senza ricorrere ad aghi ed inchiostri vari.
#5 I lungimiranti
Questi cari signori nel mezzo di loro vita, non riescono a trovare altre soluzioni per abbattere il tuo entusiasmo, per ciò che sei e ciò che sarai, che attaccarsi alla tua vecchiaia. “E quando sarai vecchio?“. A questa domanda rispondo sempre con la stessa faccia e sempre con la stessa tesi. “Quando sarò vecchio, mio caro non-giovane, avrò la prostata gonfia, la cataratta, la pelle rugosa e avvizzita, le palle alle caviglie e dovrò probabilmente ripiegare su pillole e pillole per non essere piegato…ma si, sicuramente il mio problema sarà un po’ di inchiostro ormai sbiadito sulla mia pelle.”
#6 I dubbiosi
Arrivo al punto di credere che sia colpa mia. Cosa potrei mai aspettarmi da un individuo che fa fatica a scegliere che Pub affollare in una scelta massima di 4 location, o che pizza prendere con un menù di appena tre portate? “Anch’io volevo, ma ho paura di sembrare un criminale…“. Passo oltre al velato insulto non voluto, per il quale tra le altre cose si scusa con fare non curante, e mi focalizzo sull’inutilità di dirmi tutto ciò. Chi te lo ha chiesto? Vai anche dalle mamme incinta a dire loro che volevi un figlio? O vai anche dai motociclisti per informarli, con loro sommo gaudio, della tua volontà di provare a guidare una moto?
Ancora una volta sbaglio. Lo fai!
#7 I Braccini
“Ma quanto è costato?“. Ma perché non ti fai una badilata di fatti tuoi e tiri fuori le mani dal mio portafogli? Nessuno verrebbe mai a chiederti quanto sono costate le birre che hai preso, senza un interesse a prenderle. Per quale motivo questi individui, senza alcun interesse a farsi un tatuaggio, vogliono sapere quanta moneta sonante ho sganciato per la mia persona? Forse unicamente per rinfacciarti la spesa, da loro ritenuta poco utile.
Da qui in avanti entriamo in un campo minato per tutti gli ansiosi e paranoici del mondo.
#8 Gli architetti
“Ma quella linea è storta!“. Non ci dormirai la notte, non vivrai fino a che grazie ad una botta in testa, o ad una cospicua dose di alcool riuscirai a bruciare quei due o tre neuroni che rimbalzando fra loro continuavano a farti sentire quella frase maledetta. E’ una frase da non dire, a meno che la linea in questione non sia evidentemente storta o calcolata con un righello ad alta precisione direttamente sulla pelle del malcapitato. Per tutto il resto, fottetevi diabolici precisetti.
#9 I giudici di F-Factor
Per concludere la sua inutilmente lunga e impervia tesi, il signore dal giudizio facile e la lingua rapida, chiude con un maturo: “A me non piace“, riferito personalmente al tuo pezzo di pelle ricoperto da nero e ancora caldo inchiostro. Esimio essere vivente che stai rubando ossigeno alla mia persona e ai miei cari, io ti voglio morto. Non che la tua valutazione conti qualcosa per me, ma dimmi…sono mai venuto in casa tua a dirti che la tua faccia mi fa cagare?
Un saluto a tutti i tatuati, a tutti i non tatuati e a quegli animali che non si limitano ad una di queste domande/frasi, utilizzandole tutte quante assieme. Vi auguro un tatuaggio ubriaco nei peggiori centri tatuaggi del sud-est asiatico.
Ultima cosa. Siccome la vita è una merda sarebbe bello trascorrerla insieme. Il modo migliore per farlo è trovarci tutti dentro il gruppo Facebook dell’Oltreuomo. Una volta dentro nessuno può dire cosa succederà.