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Le 10 cose degli anni ’90 che mi hanno bloccato la crescita

Ci sono traumi nell’infanzia di ogni individuo che ne segnano irrimediabilmente tutta la vita futura. I miei nonni subirono le conseguenze della guerra, io le conseguenze della TV. Perciò in uno slancio di miseria umana l’Oltreuomo oggi apre il proprio cuore e concede al pubblico ludibrio “le 10 cose degli anni ’90 che mi hanno bloccato la crescita”, nella speranza di trovare qualcuno che possa condividere questi traumi con me; per patirci e compatirci allegramente.

#1. La cardiopatia di Julian Ross

Le 10 cose degli anni '90 che mi hanno bloccato la crescita

Holly e Benji lo guardavano tutti, e fu sicuramente un anime che segnò un’epoca. Due sono le cose che mi colpirono in quegli anni riguardo la serie. La prima fu quando scoprii acquistando un albo a fumetti che Benji si chiamava Wakabayashi (non so se è scritto giusto, cito a memoria, non cagate il ca**o), la seconda quando condivisi con altri milioni di bambini la tragedia umana di Julian Ross. Questa vicenda mi traumatizzò parecchio, infatti all’epoca anche io giocavo a calcio, e in un assaggio della futura ipocondria che la vita mi avrebbe poi regalato, cominciai ad essere seriamente preoccupato che potesse venirmi un infarto anche a me mentre giocavo nella mia squadra di pulcini. La cosa durò all’incirca un anno, poi mi andò via da sola. Immaginatevi la mia vita adesso, che ho visto tutte le stagioni del Dr. House.

 #2. Piccoli Brividi – La maschera maledetta n.2

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I piccoli brividi erano una serie di romanzi Horror per ragazzini scritti dal mitico R.L. Stine. Ne avevo letti molti ed ero appassionato anche della serie tv basata proprio sulla trama dei libri (in un episodio mi pare sia protagonista un giovane Ryan Gosling). Ma la Maschera Maledetta n.2 mi creò uno shock non da poco. La lessi di notte, come mio solito, di nascosto dai miei genitori che volevano dormissi. Di solito ridevo non mi facevo impressionare dalle storie, anzi, mi creavano quella bella e sana paura che la narrativa del terrore per bambini vuole creare, ma quella volta mi cagai addosso. Non so perché, non so quale meccanismo inconscio fece si che mi venne la fobia per il resto della mia vita di poter subire il misero destino del protagonista, ovvero indossare una maschera e non riuscire più a toglierla fino ad accorgersi che è diventata la tua vera faccia. Per fare un esempio, lo scorso anno a carnevale volevo vestirmi da Tony Manero ma alla fine ho rinunciato per paura di rimanere un omosessuale seguace di Scientology per il resto della mia vita.

#3. Il gioco del quindici

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Il gioco del quindici è quell’affare con le 15 caselle da riordinare dopo averle mescolate. E’ un gioco vecchissimo, un rompicapo inventato nel 1878 da Samuel Loyd (al tempo non lo sapevo perché non esisteva Wikipedia) che al tempo andava di moda. Più che traumatizzarmi quel coso mi ha insegnato a imprecare, a irritarmi, a prendermela con i più deboli quando si è frustrati perché non si riesce in qualcosa, e tanti altri bei sentimenti positivi.

#4. Il Game Boy

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Il Game Boy è stato il sogno ricorrente di tutta la mia infanzia. Lo sognavo ogni notte, ogni singola notte, e l’incubo era svegliarsi e scoprire di non possederlo. I miei genitori non se lo potevano permettere perciò ricordo che per tre o quattro anni fu sempre l’unica e la sola richiesta che facevo a Babbo Natale, non volevo altro. La mia visione del principio del bene e del male fu permanentemente traviata. Io ero un bambino buono, tranquillo, mi comportavo bene, ma il Game Boy non arrivava mai. Cosa avevo fatto di male? Perché non venivo premiato? Perché il mio compagno Giovanni, il bambino più malvagio della terra, che fumava già, l’aveva ricevuto invece proprio dalla saccoccia di Babbo Natale? Esiste un Dio? No, e se esiste premia i cattivi. Questo fu il mio pensiero al tempo, pensiero che conservo tutt’ora, poi però scoprii la verità, la farsa di Babbo Natale e l’ingresso nella vita. Venne il trauma vero, la consapevolezza: “Ma allora se non ho mai ricevuto il Game Boy, il motivo non è che sono cattivo, ma che siamo poveri.”

#5. Il Bacio del Power Ranger rosa e bianco

Non so voi ma io avevo sempre pensato che la naturale conseguenza fosse una Liaison tra il power ranger rosa e quello rosso, quello lo avrei anche accettato, a malincuore, ma il bianco no, il bianco no. Che cazzo c’entrava il bianco? Così, spuntato dal nulla, con il suo codino alla Fiorello, che si porta via la mia Kim, la mia amatissima Kim. Non riuscivo ad accettare la cosa, ma adesso rivedendo il video qui sopra mi sento di aver superato i miei moti di gelosia, sono una persona diversa ora.

#6. I Libro-game

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Tanta roba i libro-game, ne leggevo a palate, in particolar modo quelli della serie lupo solitario scritti da Joe Dever. Non mi traumatizzarono i libro-game ma mi insegnarono forse la lezione più importante della vita: imbrogliare con se stessi. Imbrogliavo ad ogni bivio, ad ogni richiesta di oggetto o abilità specifica, se crepavo non ricominciavo mai da capo ma fingevo di essermi sbagliato; e tutto questo tra me e me. Anni dopo quante volte mi è tornata utile quell’esperienza, come quando una ragazza mi tirava un due di picche, e mi convincevo che non mi piaceva ma l’avevo presa in giro, o come quando mi addormentavo imponendomi di svegliarmi alle 5 del mattino per fare i compiti che non avevo fatto il pomeriggio prima. Senza i libro game avrei avuto una coscienza sincera, sarei stato molto peggio.

#7. Nadia di il mistero della pietra azzurra

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Il mistero della pietra azzurra era un anime che mi faceva abbastanza cagare, ma ero follemente innamorato di Nadia: un amore carnale, infuocato, spaventevole. Credo di aver avuto le mie prime pulsioni parasessuali proprio su Nadia, una sorta di presagio, perché per molti anni a seguire i miei unici rapporti sessuali sarebbero stati con dei disegni. La cosa cominciò a divenire totalizzante quando in una puntata (non ricordo quale forse anche la prima), Nadia corre nuda incontro a Jean e lo abbraccia. La sognai per mesi, forse per anni, sempre nuda. Adesso che sono semiadulto rabbrividisco al pensiero di trovarmi una ragazza come Nadia: vegetariana, animalista, pacifista, orfana; mi ritroverei senza dote e con tre quattro cani rompiballe per casa.

#8. Laguna Blu

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Il film è del 1980 credo ma io lo vidi la prima volta in quegli anni, quando diventò il mio feticcio sessuale ufficiale. Aleggiava molto tra noi bambini del quartiere la leggenda di questa pellicola, grazie alla testimonianza orale di un ragazzo più grande di noi che affermava di averla vista su Italia 1 alle tre del pomeriggio, e che in questo film si vedevano le tette, forse addirittura la patata, di una certa Bruch Scid. Poi un giorno mentre leggevo casualmente il TV sorrisi e canzoni di mia mamma, scoprii che il giorno dopo su canale cinque alle 16.00 sarebbe stato trasmesso Laguna Blu. Lo registrai di nascosto, e per molto tempo, quando i miei uscivano di casa, mettevo la cassetta (che tenevo nascosta sotto il letto) sul videoregistratore per passare ore a mandare al rallentatore fotogramma per fotogramma del film alla ricerca di un capezzolo più esposto. Bei tempi.

#9. I velociraptor di Jurassick Park

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Ovviamente anche io al tempo ero patito di dinosauri, e di Jurassick Park, ma la scena dei velociraptor in cucina mi traumatizzò. Per molto tempo ebbi paura che mi comparissero in casa per mangiarmi. Adesso se vedo la ricostruzione aggiornata del velociraptor mi sento un coglione. Erano animali  grossi come polli e per di più spelacchiati.

10#. Il chiodo nel piede di mamma ho perso l’aereo

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Altra cosa che mi ha bloccato la crescita è il chiodo nel piede del povero Daniel Stern, una scena da film splatter, in mamma ho perso l’aereo. Credo quel film sia l’unico motivo che mi abbia evitato la strada del ladro professionista, purtroppo a Macaulay Culkin non ha evitato quella della tossicodipendenza

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