Oltre V.I.P.

Largo all’avanguardia, pubblico di merda – Ciao Freak.

A volte il fumo è molto meglio dell’arrosto

Oggi lutto, è morto Freak Antoni.

Magari non lo conoscete, o peggio lo conoscete ma non l’avete amato. Lasciatemi dire.

Freak era il leader del gruppo bolognese che ha portato il Punk in Italia: gli Skiantos. Perché del punk mica importi la musica, la musica punk non è musica, è baccano. Lui da quella moda ha preso rabbia e ironia. E droga, tanta probabilmente. Solo un anno fa, scherzava, “se non altro la malattia mi ha fatto smettere con la droga”.

Skiantos

Però era tostissimo. Non perché si drogava, troppo facile alla fine degli anni 70. Era tostissimo perché brillava di autentico cinismo, live, sulla folla. Adesso siamo anestetizzati da frane di riflessioni in 140 caratteri twittate nascostamente da dietro un monitor. Acclamiamo l’humor nero ma è ormai parte non stupefacente della nostra quotidianità. Le battute cattive te le aspetti e reagisci in base al ruolo che hai scelto: se vuoi fare il gradasso e mostrarti cinico ridi e condividi, se invece desideri un mondo di battute più pulite chatti la tua indignazione.

Largo all’avanguardia, pubblico di merda

Freak era tosto perché andava contro chi lo sosteneva. Due anni dopo la formazione del gruppo, nel 79, gli Skiantos salirono sul palco per un concerto e invece di suonare si misero a cucinare spaghetti. Fa ridere, sulle prime. Ma loro non fecero solo finta di non suonare, non suonarono proprio. Spettatori infuriati che lanciavano di tutto sul palco, ma questa è l’avanguardia.

freakHome2

Il problema dell’avanguardia è che è sola. Filtra il pubblico e alla fine rimane solo un distillato di fedeli immuni alle critiche e devoti alle battute. Gente inutile da insultare perché ti conosce e se lo aspetta. Impossibile da stupire perché è preparata a tutte le tue mosse. Non puoi nemmeno cambiare la loro opinione perché sono comunque d’accordo con te.

Amava le minorenni, come tutti. Ma negli anni 80 quando cantava Mi piaccion le sbarbine troppo giovane per fare scalpore. Qualche anno fa al Music in Village di Pordenone prendeva in giro i froci, solite cose, “se sei omosessuale te lo senti dentro”. E i froci ridevano. E poi prendeva in giro gli handicappati, e anche loro ridevano.

E poi i terroni, italiano terrone che amo parla di tutta Italia ma i tifosi del Verona hanno pensato fosse contro i meridionali e l’hanno utilizzata per i cori.

In Italia non c’è gusto ad essere intelligenti, l’ironia viene presa alla lettera

Famoso ma non troppo era il verdetto del mercato. Ma il dolore di essere più invisibile che antipatico Freak se lo portava appresso, “35 anni di grandi insuccessi” diceva.

Cosa pretendi da un paese che ha la forma di una scarpa?

Quello che emerge poco dai testi delle canzoni e dai libri e che Freak Antoni era un autentico genio dell’ironia. Ai concerti faceva ridere tantissimo tra un brano e l’altro. E poi la parlantina con quell’accento un po’ bolognese un po’ da tossico. Pacato e tagliente, ma era più bravo a parlare che a scrivere. Capita.

Ho amato il personaggio di Roberto “Freak” Antoni perché era un genio mediocre. 

Oltre che un ribelle.

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