La palestra ti fotte il cervello
Evitare di trasformarsi in un’enorme sacco di pelle pieno di adipe è fondamentale. La forma fisica conta. Ma risulta necessario anche conservare un cervello in grado di sviluppare pensieri elementari. Purtroppo, alcuni modi di svolgere attività fisica sono antitetici al mantenimento delle nostre facoltà mentali. La palestra è uno di questi.
Non è un’idea mia o della ricerca di qualche università americana persa in mezzo al deserto del Nevada. E’ solo la semplice constatazione a cui può arrivare chiunque osservi la fauna tipica delle palestre. Una mia amica lo ha fatto ed ecco cosa ha visto.
L’uomo-bicipite
L’uomo-bicipite non ha amici, ma bilancieri. Dopo ogni ora di palestra si misura la circonferenza delle braccia per verificare se effettivamente ci sono quei 2-3 millimetri in più del mese scorso. Geneticamente esibizionista, lo irrita il divieto di rimanere a petto nudo. Secondo il gestore della palestra, è una questione igienica. Ma l’uomo-bicipite sa che si tratta dell’ennesima trappola ideata da maschi meno grossi di lui, terrorizzati dal confronto tra il loro fisico da spaventapasseri e il suo, che invece le passere le attira. Ma non demorde e, per mostrare almeno qualcosa di sé, entra in palestra indossando micro-canottiere fatte con meno tela di un tovagliolo.
Il costretto
Il costretto è stato mandato in palestra dal medico di base. Infatti, nonostante abbia solo 40 anni, ha già assunto la forma del divano su cui passa tutto il proprio tempo libero. Si nota la poca dimestichezza con gli attrezzi: li scruta, li squadra, li studia. Alla fine va loro vicino, terrorizzato dall’idea di farsi male con tutti quegli aggeggi di ferro. Nonostante imposti da sei mesi il tapis roulant alla velocità “anziano a passeggio”, c’è un momento in cui il costretto dimostra un’inaspettata velocità: quello in cui rientra negli spogliatoi.
Quella dei corsi
Le donne hanno un numero incredibilmente lungo di bisogni. In questo caso ce ne interessano due: evitare che il proprio culo assuma la consistenza di una panna cotta e non sentirsi mai sole. Perciò la femmina non riesce ad abbonarsi ad un normale mese di palestra: un attacco di solitudine potrebbe colpirla sulla cyclette, Proprio per evitare le continue paranoie femminili, le palestre hanno inventato i corsi serali. Step, pilates, zumba e molto altro ancora. Decine di donne chiuse dentro una stanza e impegnate in attività piuttosto stupide. Un’immagine che ad alcuni ricorda un allevamento di polli, ad altri la naturale condizione femminile.
L’anziano
L’anziano ha ben poco da guadagnare dalla palestra. Non è lì a pompare i bicipiti, ma solo per mantenere la forma minima per rimorchiare vedove nelle balere o al centro commerciale. Il tapis roulant potrebbe essere benissimo sostituito da una passeggiata. Tuttavia alcuni anziani preferiscono occupare inutilmente le cyclette ore intere, sfogliando il Chi per sentirsi riattizzare dalle foto al mare di Belen. Ovvio che finiscano per fottersi il cervello. Ma meglio così, questi soggetti, se non andassero in palestra, passerebbero le giornate dal medico di base, facendomi perdere metà pomeriggio in coda mentre loro chiacchierano col dottore di un immaginario fastidio al nervo sciatico.
L’iper-connesso
L’iper-connesso ha un lavoro molto importante. O vorrebbe averlo. Per questo gironzola tra gli attrezzi con l’auricolare perennemente all’orecchio. Nel caso dei grandi dirigenti, stanno effettivamente discutendo su come mandare in fumo i risparmi di migliaia di famiglie. Quando si tratta di wannabe manager invece, la conversazione è con l’idraulico e riguarda un mancato pagamento. E’ molto ammirevole l’energia che alcune persone riversano nelle loro scalate sociali. Tuttavia, quando ti accorgi che il tuo vicino iper-connesso è un trentenne rampante che parla in cinese dentro un iPhone, mentre tu hai 48 anni, sei grasso e armeggi con un Nokia 3310, forse dovresti pensare a trovarti un altro scopo nella vita.
Te stesso
Non capisci come è successo, ma anche tu ti sei iscritto ad una palestra. Ti guardi attorno e ti senti spaesato in mezzo a tante persone ossessionate dal proprio fisico. Esattamente quello che si dice un “corpo estraneo”. Cerchi di seguire il programma che ha stilato per te l’istruttore, ma ti rendi conto che per riuscirci dovresti aderire ad una religione che non ti appartiene, quella del fitness. Prendi la decisione di tornare a casa. Che senso ha lavorare e non godersi il denaro, ma spenderlo andando a fare ulteriore fatica in palestra? Perché sottomettersi ad un programma di esercizi e obiettivi da raggiungere anche oltre l’orario di lavoro? E dov’è la libertà di dedicarsi alle cose che piacciono? E quella di non fare semplicemente un cazzo? Basta. Così non va. Mollo.
Poi, proprio mentre stai per rientrare definitivamente negli spogliatoi, ti guardi la pancia. La osservi e lei osserva te. E’ grande, grossa. Sospiri. Ti volti, ti dirigi verso gli attrezzi e decidi di farti fottere il cervello anche tu.