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Io mi gioco Massimo Mauro

Rounders pic 3

Se provate a fare uno sforzo li riuscirete ad immaginare: sono in cinque, tesi come corde di violino, provano a scrutare negli occhi degli altri cercando di scorgere il minimo cenno di cedimento, l’indizio più piccolo ed insignificante.

Sono seduti al centro di un salotto arredato con gusto, nulla sembra stonato, fuori posto, tranne una grossa statua in bronzo di Arsene Wenger fissata al pavimento e un poster plastificato di Almunia logorato da quel che sembra essere stato un utilizzo costante ed intensivo come bersaglio per freccette.

I cinque continuano a guardarsi negli occhi, al centro del tavolo una pirofila vuota che probabilmente conteneva qualcosa di simile ad una lasagna. Il bianco della pirofila si staglia nettamente sul panno verde che copre il tavolo al centro del salotto. Uno dei cinque alza gli occhi e con la voce tremante prova a rompere il silenzio: “Certo Fabiè, dev’essere dura mangiare avanzi da 5 anni”; il più basso dei cinque, staccando gli occhi dal muro di fronte, cui sembravano praticamente incollati spinge indietro la sedia e bofonchia fra i denti “Lascia fà, non credo potreste mai capire veramente: ci sono notti in cui mi sveglio alle 4 e per riaddormentarmi devo scendere in strada e provare a barattare un cupcake al cocco con un kebab”. Gli occhi tornano a fissare il muro. Il silenzio torna ad avvolgere il salone arredato con gusto.

Il più anziano del gruppo si sistema gli occhiali sul naso, schiarisce la gola e prende la parola: “So che non dovrei, che ci eravamo detti che non l’avremmo più fatto, ma io mi gioco Massimo Mauro”; i quattro si guardano e un lampo di terrore attraversa per un istante i loro sguardi. “No cazzo Massimo, ci eravamo detti che Mauro non ce lo giocavamo più, io domani ho il Milan”, a parlare è il più avvenente dei cinque “E io mercoledi ho il CIty, cazzo c’entra; e poi nessuno ti obbliga a vedere” i due si guardano per una decina di secondi che sembrano durare quanto i supplementari di una finale mondiale “Ok, sono fuori, l’ultima volta volevano farmi passare una notte in cella ad Anfield dopo che aveva provato a toccare il culo ad una hostess, e tu Fabio dì a tua moglie che queste lasagne hanno rotto il cazzo”.

“L’ultima volta che ho parlato di cucina a mia moglie mi ha sequestrato la playstation per un mese, quindi fatti andare bene le lasagne, e comunque sono fuori anch’io, domani ho lo studio e non voglio finire in analisi come la D’Amico e Marchegiani” replica quello che a questo punto potremmo chiamare Fabio.

“Quindi siamo io, il ragazzino e Massimo”, riprende il più anziano, “Che fate?”, “Io non me la sento”, fa quello che sembra il più giovane del gruppo, “Martedi ho l’Arsenal e mercoledi diretta gol, se lo porto in studio con gli altri rischio che mi facciano fuori dal fantacalcio e mi chiamino per fare l’ospite fisso al programma del calciomercato, meglio di no”. “Senza palle…” incalza il più anziano, “Ma potevo aspettarmelo, vediamo invece cosa dice il maestrino, tanto più che gioca in casa”.

L’ultimo dei cinque, rimasto in silenzio fino a quel punto sembra rianimarsi d’improvviso; si scuote dal torpore, aggiusta i capelli con una mossa affinata dall’esperienza e lancia uno sguardo d’intesa alla statua di Wenger, che come previsto non sembra ricambiare; “Si, ci sto, giochiamoci Massimo Mauro”, “Sei pazzo? Mercoledi hai la Juve, sai di cosa può essere capace, c’è il rischio concreto che finisci fra i Trending Topics” incalza preoccupato Fabio, “Ci sto, giochiamoci Mauro, tanto con me il commento tecnico può farlo anche un bonobo, o Di Biagio”.

“Giù le carte allora” fa il più anziano del gruppo, “La batti la mia scala reale?”

Almunia, dal poster logorato da quel che sembra essere stato un utilizzo costante ed intensivo come bersaglio per freccette, sembra sorridere soddisfatto.

Enrico Costantino

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