I tipi umani della musica
Come diceva un mio geniale amico: “la musica è roba da teenagers”.
Infatti, come scriveva Emilio nel “Rousseau”, la musicofilia è la fase formativa che segue il periodo di Dragon Ball e che si manifesta insieme alle dediche sul diario e alla masturbazione compulsiva. Più tardi, passata l’adolescenza, il giovane comprende l’inutilità dell’oggetto della sua fissazione ed approda nella cinefilia; scopre la letteratura ed infine la filosofia teoretica. Una volta realizzato che anche queste attività risultano di poco più nobili della musica, egualmente senza scopo e anch’esse di una noia mortale, il soggetto entra nella stadio evolutivo finale: riscopre il fantacalcio e realizza quanto siano più utili e divertenti attività come il giardinaggio, il tresette, il calcetto balilla, i motori, la caccia sportiva, il softball, lo shopping e l’andare a figa.
Ciononostante, l’Oltreuomo, colto da un attacco di nostalgia, vuole regalare ai sui lettori un piccolo omaggio alla spensieratezza di un tempo; un salto indietro negli anni per rivedere la foto di classe, cercando di riconoscersi nei modelli che, dettati dalle mode lanciate dalle nostre band preferite, si cercava disperatamente di emulare.
L’Hip Hop
L’hip hop consiste nel:
-fingere che Giampiero Galeazzi sia un giocatore di Hokey e portarne la divisa
-alternare, cantilenando, espressioni tipo jo-jo, figlio di puttana, rispetto fratello, te lo metto in culo brò, a verbi coniugati all’infinito o al participio passato.
Il reagge
Il reagge è quella rottura di palle che ascolta il rastamanno.
Il rastamanno è colui che mentre cerca di cacciare le mosche ronzanti attorno ai suoi dread, professa il rastafarianesimo, ossia quella filosofia di vita il cui fondatore è Garvey ma che lui crede dovuta a Bob Marley, ossia un tizio che mentre cercava di cacciare le mosche ronzanti attorno ai suoi dread è morto di melanoma perché rifiutava le cure.
Non credo serva aggiungere altro
Il dub
Il dub è quella mostruosa rottura di palle che ascolta l’amico del rastamanno.
Il Punk
Il Punk vide gli albori nella settima decade del XX secolo in replica all’intellettualismo musicale imperante nella scena artistica del tempo, caratterizzata dallo sfrenato virtuosismo e dalle articolate strutture.
Il Punkettaro non ha capito la frase precedente.
Lo Ska
Lo ska è un giro di accordi in levare.
Il pop
Il pop è quel fastidiosissimo jingle che mandano tra un intervento e l’altro di Linus e Nicola Savino.
Il metal
Ogni vocabolo anteposto alla parola metal costituirà una variante del suddetto genere.
Heavy, power, speed, death, brutal, gothic, epic, shit, mac, spread, spacca, devastante, melodico, lasagne, attaccapanni, tostapane, Erasmo da Rotterdam, sono solo alcuni esempi delle sue miliardi di varietà, completamente indistinguibili fra loro, presenti nel panorama musicale. Il metallaro, se vuole definirsi tale, deve rispettare dei rigidissimi comandamenti che Ozzy Osbourne stesso ha ricevuto da Satana in persona durante un concerto sul monte Sinai. Questi sono:
-Portare capelli lunghi, meglio se non lavati.
-Indossare jeans strappati e maglietta rigorosamente nera raffigurante l’effige del gruppo preferito.
-Suonare la Jackson.
-Fidanzarsi con la cantante grassa. (Vedi voce Le cantanti)
-Iscriversi ad informatica.
-Odiare i Dream Theater e Avril Lavigne: i primi perché sono solo dei figoni che fanno musichetta commerciale da ragazzini e la seconda perché non è una vera metallara: solo tecnica e niente cuore.
I Dream Theater
Esistono solo allo scopo di infastidire i metallari.
Il Grunge
Non sarebbe stato male se si fossero fatti un po’ meno.
Oltre a quest’aspetto qualitativo c’è da notare che il grunge sostanzialmente visse nella contraddizione dell’essere nato come un fenomeno alternativo e di nicchia per poi essersi trasformato in un movimento di massa.
Da questo, secondo me, segue che i grunge al giorno d’oggi non sono altro che degli anacronistici ipocriti, ma magari è solo la mia opinione e come sappiamo tutti possono sbagliare; per esempio quella volta Kurt era davvero convinto che fosse l’asciugacapelli.
L’Indie e gli Hipsters
L’Indie non è solo una musica interessante e stimolante, come si può facilmente constatare ascoltando gruppi icona come i Franz Ferdinand, i The Strokes, gli Artic Monkeys, i The Killers, gliWhitelies, i Keiser Chief, gli Interpol o gli White Palms, ma è anche un movimento culturale d’avanguardia e rivoluzionario. L’Indie ha spesso uno sguardo internazionalista, oltre al mainstream, che va di pari passo con un senso di solidarietà con altri fans, gruppi ed etichette di altri paesi che condividono la stessa filoso…dai che scherzo, fa cagare.
L’Emo
Vale quel che vale.
I pilastri del Rock
I pilastri del Rock fortunatamente sono quasi tutti morti. Ma accenniamo brevemente a quelli ancora vivi.
ACDC. Angus: “ehei raga, beccattevi sto giro: ta-tatata-tatata-ta-ta-ta-tata”; Malcolm: “figo, facciamoci 16 albums”
Rolling Stones: la tenerezza che infonde un anziano incartapecorito, dai pantaloni in lattice rosa la cui superficie liscia si contrappone alla grinzosità delle sue rughe, compiere mosse sessuali vetuste e fuori moda quanto la sua canottiera, purtroppo non ne compensa il disgusto (cit. Morro).
I Pink Floyd. Ricordo quella sera che ascoltai per la prima volta “Shine on you crazy diamond”: indimenticabile, da quella volta non soffrii più di insonnia.
U2. “Io non posso vivere con o senza di te”. Ma cosa cazzo vuol dire?
Il blues
Eb7,Eb7,Ab7,Eb7,Bb7,Ab7,Eb7,Bb7
Il jazz
In ogni paese civile il jazz dovrebbe essere un reato.
Purtroppo pare che i nostri governanti non siano per nulla sensibili a tematiche come il disturbo della quiete pubblica o le offese alla pubblica decenza, pertanto occorre sopportare.
Il jazz può avere mille definizioni: due palle, due palle enormi, tipu tipu papa tiupapapa…,tentativo di abbruttire un tema che già di suo è mal messo, il miglior modo per non scopare, ecc..; molti addirittura sostengono che siano solo “note a caso” ma io preferisco pensarla così: il Jazz non è sparare note a caso, bensì cercare di creare una teoria per giustificarle. Infatti, se vi avvicinate a due jazzisti, sovente vi capiterà di sentirli conversare in questo modo: “ma tu come usi le sostituzioni di tritono sulle dominanti secondarie?”, risposta: “per quarte”. Che tradotto vuol dire: “ti sei mai fatto una sega con la mano sinistra?”, risposta: “sì”.
Purtroppo qualsiasi commento ulteriore sulla capacità narcolettica del jazz altro non sarebbe che una bieca nota a piè pagina del celebre video di Checco Zalone. Ergo, buona visione.
De André
La sezione dovrebbe essere più propriamente estesa a cantautorato, ma poiché il popolino attribuisce il brano Generale a Vasco e per il resto del suddetto genere conosce solo Il pescatore, non ha senso considerare altri interpreti.
Oggi possiamo proprio dirlo: il celebre compianto poeta, il grande narratore delle gesta di Piero, l’ineguagliato fine musico-umorista, provocatore e critico del bigottismo regnante nell’Italia del tardo dopoguerra, il dolce, cinico e raffinato cantore del sadismo dell’amore cieco, colui che per primo ha denunciato a Chi l’ha visto la scomparsa di Andrea, insomma il nostro amato Fabrizio, ha proprio rotto i coglioni.
Dopo la sua dipartita dal mondo terreno alla volta di quello in cui egli per altro non credeva neppure, ma ancor più ed inspiegabilmente in seguito al decennale della sua morte, il proliferare di tribute-band e di rielaborazioni o cover dei suoi brani hanno infestato praticamente qualsiasi programma tv o evento pubblico. Non c’è teatro, piazza, sagra, manifestazione di beneficenza, corsa coi sacchi o gara della cuccagna in cui non prorompa ad un certo punto lo stonare di un simpatico vecchietto occhialuto, che capitana l’improbabile ciurmaglia posta dietro di lui e gremita di strimpellatori di ogni genere e fascia d’età. Come se non bastasse, qualora invece uno decidesse di starsene a casa e guardare la tv, sarebbe costretto egualmente a sorbirsi le orripilanti reinterpretazioni dei pezzi del povero Genovese proposte in qualunque maledetto studio televisivo, da Fazio a Red Ronnie, dalla Carrà a Barba D’urso, da Vespa a Moira Orfei.
Anche basta ora.
Vasco
Il caro vecchio Vasco. Ma come si può non volergli bene?
Solo perché negli anni si è bruciato anche la corteccia? Solo perché è da tre decadi che mena avanti sempre la stessa tiritera? Solo perché i testi sono una carrellata di luoghi comuni alternati a degli “ehhhh”? Solo perché non si regge più in piedi sul palco per più di due pezzi ed è costretto ad aggrapparsi al microfono? Solo perché si cimenta in saggi telematici di tuttologia? Solo perché tante cose un senso “non ce l’hanno” e non “non ce l’ha”?
Beh sì, forse si potrebbe.
Liga
Una vita da mediocre
La musica di sinistra
La sinistra è un movimento che soddisfa entrambe le condizioni per essere una religione: a) possiede un libro sacro; b) nessuno lo ha mai letto. Ma ora voliamo più basso. L’altro grande problema della sinistra è quello di farsi capire: quando per esempio i 99 Posse cantavano “se vedo un punto nero ci sparo a vista”,Gianluca Casseridi Casa Pound, scambiandoli per dei loro, gli ha subito presi alla lettera. Inoltre per corroborare la tesi internazionalista non sembra molto coerente da parte loro, dei Sud Sound System, Almamegretta e Krikka Reggae la scelta del Terrone come lingua. Non parliamo poi dell’incomprensibilità dello strano racconto di De Gregori del caso Pablo, nel quale ricordiamo che i presunti assassini vennero assolti poiché il fatto non sussisteva.
L’unico che si salva è Guccini. La passione per Francesco non passa mai: la mia, partì da adolescente, quando in piedi a pugno teso intonavo a squarcia gola “fratello non temere che compio il mio dovere, trionfi la giustizia proletaria” e dura ancora adesso, quando a fine concerto, talmente inebriato dai suoi versi ancora oggi così soavi ma al tempo stesso così taglienti, fatico a trovare dove ho parcheggiato la mia Porche.
La musica alternativa di Destra
La musica alternativa di Destra (così loro si definiscono) è un genere molto singolare in quanto non esiste di fatto una musica di Destra non alternativa; diciamo quindi alternativa a prescindere.
I poveri musifasciti, capitanati dagli (non ridete, per rispetto anche di chi non la pensa come voi) Hobbit e dai Legittima Offesa, all’oscuro del fatto che Rock e Fascismo costituiscono una contraddizione di termini, persistono nel sostenere che l’Olocausto non sia mai esistito, che l’Italia è sempre stato un alleato fedele, che Hitler era alto più di 180cm e che quel famoso rigore, in realtà Baggio non lo ha mai sbagliato. Tutto ciò mentre suonano un genere inventato dai figli dei fiori e portato al suo apice da un negro. Il nostro amato Duce, aman…(ahah…no scusate, ma un gruppo che si chiama Hobbit fa veramente pisciare dal ridere). Dicevo, il nostro amato Duce, amante della dolce musica da balera anni trenta e provetto ballerino (per questo motivo ritenuto dagli studiosi omosessuale latente), si starà rivoltando nella sua piccola tomba a sentir i sacri valori del Littorio decantati con la lingua del nemico.
Quindi: abbasso gli Zetazeroalfa, viva Crivel.
Le cantanti
Le cantati non avranno mai problema a trovare lavoro. Alla fine dei loro studi potranno infatti intraprendere svariate strade professionali.
Fisiche: in faccia ad Heisenberg, Bohr, Schroedinger, Fermi ed Einstein, per giustificare le stecche durante la loro performance, le cantanti hanno cestinato 200 anni di quantistica e termodinamica coniando termini quali: energia positiva, energia negativa, energia del chakra, vibrazioni buone, vibrazioni cattive, vibrazioni del kharma.
Maghe: paradossalmente, per le stesse motivazioni del caso precedente.
Pneumologhe: infatti ,dopo anni passati facendo esercizi con maschere antigas e a studiare manuali di anatomia per scuole serali, sono riuscite ad apprendere empiricamente ed in maniera farraginosa che i risultati della supercompensazione innescata dalla risposta tiroidea, dovuta allo stimolo causato dall’esercizio, proveniente dal muscolo diaframmatico ed in particolare dai sarcomeri del suddetto apparato, portano dei sensibili miglioramenti ai parametri del test spirometrico e a quelli del VO2max. Se non avete capito chiedete ad una cantante, ve lo spiegherà meglio lei.
Cazzate a parte le cantanti in realtà si dividono in due macrocategorie: fighe e grasse.
Le cantanti fighe sono le uniche che avrebbero il diritto di cantare, in quanto possono ambire ad un pubblico. Totalmente irrilevante è ovviamente se siano stonate o meno, tanto nessuno ascolta lo stesso.
Le cantanti grasse invece, in generale sono buffe. Quelle brave suonano nel gruppo Metal del fidanzato con il quale propongono un frizzante e variopinto repertorio in cui compaiono in sequenza i Pantera e Alanis Morrisette. Quelle incapaci invece all’inizio cantano solo davanti alle amiche; ma queste bastarde, con il solo scopo di umiliarle, le presentano al sempre immancabile gruppo Metal del quartiere, che per l’appunto sta cercando una voce; lo strazio della prima prova, grazie a Dio, pone fine prematuramente alla loro carriera.
I batteristi
La batteria è uno strumento maschile, ideato al solo scopo di: reprimere le frustrazioni di natura sessuale; reprimere le frustrazioni di natura violenta; reprimere le frustrazioni di natura sessuale e violenta. La moderna psicologia postfreudiana attribuisce al colpo di bacchetta un valore simbolico, che rappresenta sia lo schiaffo alla prostituta, sia il pugno che il batterista non avrà mai il coraggio di dare al chitarrista, poiché si scopa la cantante di cui lui è invaghito.
I chitarristi
Il chitarrista inizia la sua avventura in chiesa, sognando di emulare Slash. Per questo motivo a prove, tra un inno al Signore e l’altro, persiste imperterrito a provare e riprovare, senza risultato, l’intro di Sweet’Chile O’Mine, disturbando la direttrice del coro che alla terza domenica lo caccerà dall’orchestrina della parrocchia.
Sconsolato, il povero Jimi Hendrix incompreso continuerà ad allenare i powerchord nella solitudine della sua cameretta, fino a quando un amico non gli passerà il cd dei Metallica e lo inviterà ad unirsi alla sua band di adolescenti. Qui, entrerà subito in simbiosi con gli altri membri del gruppo, poiché con loro condivide la peculiare delicatezza e sensibilità nel rapporto con lo strumento, ossia quella del tagliaboschi con l’accetta. L’evoluzione del percorso del chitarrista, da questo punto in poi, può seguire tre strade diverse: rimanere nell’ambiente del metal e fidanzarsi con la cantante grassa; diventare bravo e scoparsi la cantante figa per un po’, fino allo scioglimento della band, che avviene per degli screzi con il batterista: in seguito si darà al jazz svelando finalmente la sua natura di mediocre; capire finalmente di essere incapaci ed iscriversi a giurisprudenza o economia.
I bassisti
Il basso è uno strumento inutile.
I pianisti
Il pianista inizia a suonare da piccolo perché glielo ha imposto sua madre. A 12 anni spera che da grande si avverino quei cliches che lo vedono incantatore di avvenenti dame in abito da sera. Non sarà così e finirà anche lui a fare jazz, genere nel quale darà sfogo a tutto il suo estro vantandosi con gli altri strumentisti di poter suonare rivisitazioni di Prokof’ev con gran disinvoltura.
Con dieci dita grazie al cazzo, provaci con il kazoo.
Il Dj
Il Dj è l’unico che ha capito veramente tutto.
Dopo aver provato per due settimane ciascuno degli strumenti da noi presi in esame fin’ora, egli realizza genialmente che con un semplice clic del mouse, spaccherà più figa lui, di quanto tutti i musicisti messi assieme faranno nella loro carriera.
Sostanzialmente ha vinto.
Avendo i post di questo blog un format, l’articolo dovrebbe concludersi con una morale, ma credetemi, non ne posso più di scrivere e non poi non c’ho proprio cazzi. Pertanto taglierò corto dicendo che in questo in questo mondo moderno blablabla… in cui la povertà blablabla…e la politica blablabla…forse sarebbe il caso di smetterla di considerarsi musica e di cominciare a sentirsi persone.
Janne Kim Siirkinen