Finalmente ho scoperto il segreto della felicità
Io, fin da quando ho ricordi, sono sempre stato triste. Non che avessi particolari motivi per esserlo, ma come tutti mi sono sempre sentito malinconico, depresso, infausto, abbattuto, uggioso, angustiato, abbacchiato, tetro, disperato, plumbeo, scoraggiato e qualche volta miserabile. Se non riuscite a comprendere bene questi stati d’animo cercate di ricordare ciò che avete provato l’ultima volta che siete entrati in una cabina elettorale. Ecco, io mi sono sempre sentito così, ogni singolo minuto della mia esistenza.
Da ieri però le cose sono cambiate.
Da ieri ho scoperto il segreto della felicità.
E non solo ho scoperto il segreto della felicità, ma ho deciso di rivelarlo a tutti voi. Molti penseranno si tratti di un bluff – se uno scopre il segreto della felicità se lo tiene per sé, non lo spiffera ai quattro venti, ma questo è un ragionamento che solo una persona infelice potrebbe fare, perché una persona infelice gode nel sapere che anche gli altri sono infelici, ma non una persona felice; una persona felice è felice e basta, e se lo sono anche gli altri tanto meglio, e io sono una persona felice, adesso.
Bisogna capire a questo punto come è possibile che una persona come me, a cui è stato diagnosticato un ritardo mentale congenito, sia riuscita ad arrivare là dove filosofi, pensatori, teologi e Umberto Smaila non sono riusciti a giungere.
La risposta è semplice:
Botta di culo.
Mi dispiace solo che nessun uomo l’abbia scoperto prima di me qualche secolo fa: io sarei nato felice, e tutti sarebbero felici da generazioni e generazioni. Carlo Michelstaedter non si sarebbe sparato in faccia e Stig Dagerman forse sarebbe ancora qui.
Come vedete, sono disinteressato alla paternità della scoperta: non ho bisogno di riconoscimenti, sono felice.
Quindi analizziamo attentamente il percorso che mi ha portato alla scoperta delle scoperte. La cosa bella è che alla fine dell’articolo anche voi sarete felici, per sempre, senza possibilità di tornare tristi come prima. Non siete eccitati? Non siete elettrizzati? Non siete efedrinici?
Va beh, procediamo.
Per scoprire il segreto della felicità bisogna innanzitutto definire cos’è la felicità. Per alcuni è quel raro senso di pace che raramente percepiamo, per altri è la gioia esplosiva dopo il raggiungimento di un obiettivo, per altri ancora è un mondo dove la chiesa paga l’IMU.
La seconda è da escludere immediatamente, la felicità non può dipendere dal raggiungimento degli obiettivi, la felicità di cui parliamo deve essere permanente indipendentemente da fattori contingenti quali ambiente, oscillazioni del mercato, variazioni climatiche e cancro al pancreas. Ad esempio per mio cugino la massima felicità sarebbe vedere la Juve vincere la Champions, ma questo non dipende da lui, dipende da una serie infinita di fattori che non possono essere controllati (perlomeno da quando non c’è più Moggi) perciò è sempre infelice.
Neppure la terza, ovvero un mondo in cui la chiesa paga l’IMU, va bene. Si sta parlando di felicità, non di miracoli.
Un senso di pace e di appartenenza all’universo che si perpetra continuamente mi sembra invece la soluzione più accettabile. Una leggera presenza cosciente insomma, tale da permetterci di essere sempre radiosi di fronte agli eventi incontrollabili che la vita ci scaraventa addosso.
A questo punto, per raggiungere tale condizione, bisogna fare qualcosa, ma non qualcosa di complicato. Molte ricerche affermano che il segreto della felicità consista nel desiderarla, o nel voler essere felici, o nell’esercizio della virtù, o nell’aiutare gli altri, o nel partecipare a Uomini & Donne. Ma oltre a non funzionare sono tutti tentativi strampalati che portano a risultati incerti, non duraturi e che sopratutto non valgono per tutti.
Perché un altro elemento fondamentale è l’universalità della soluzione, al di là dell’educazione o delle facoltà intellettuali individuali.
Se esiste il segreto della felicità, ed esiste, dev’essere qualcosa di estremamente semplice, qualcosa che chiunque può attuare, qualcosa di immediato, tipo indossare un paio di scarpe rosse.
Ecco, se il segreto della felicità fosse indossare scarpe rosse sarebbe un segreto di tutto rispetto: niente metafisica, niente meditazione, niente filantropismo. Solo indossare delle scarpe rosse del cazzo, questo sì che sarebbe un segreto della felicità che si rispetti, e che tutti potrebbero indistintamente mettere in atto.
E infatti il segreto della felicità che ho scoperto io è molto simile per semplicità ed immediatezza ad indossare un paio di scarpe rosse. Anzi, è pure meglio, perché vale anche per chi è senza gambe.
Ed è questo:
Essere magri.