Politica

Guida (seria) per orientarsi alle primarie del PD

Nella mia vita ho fatto un sacco di errori. Marche di birra, facoltà universitarie, compagne di vita, serate in cui dovevo essere in tutt’altri luoghi rispetto a quelli in cui mi trovavo, colonne sonore automobilistiche, località per le vacanze. L’errore più grande, però, è stato indubbiamente quello di comunicare alla direzione del PD (il partito, non l’acronimo del moccolo) la mia email. E, di conseguenza, acconsentire a quello che in gergo si definisce: “trattamento dei dati personali”. Non lo avessi mai fatto: da quel giorno, il PD è diventato il mio principale (ma non unico) stalker.

Ebbene sì, perché (ancora non so in base a quale legge della viralità multimediale) il PD ha deciso che più mi avrebbe stalkerizzato bombardandomi di email, programmi elettorali, gazebi pre-primarie e via discorrendo, più mi avrebbe avuto dalla sua. Secondo quell’assurda legge dello stalking che vuole che più scassi le palle all’interessata/o, più questo sarà inevitabilmente spinto a gettarsi tra le tue braccia. Abbandonandosi accondiscendente a tutte le tue volontà. Ciascuno di noi sa che questa legge è più vicina al delirio che alla realtà, tuttavia la direzione politica del PD deve essere di tutt’altra impressione dato che, a partire dall’elezione del governatore della mia regione (cara Debora, a parte che ero all’estero, ma tu non potevi certo saperlo dato che per te sono solo “uno dei tanti”, prima di stalkerizzare me, smetti di stalkerizzare la grammatica nei tuo sms di “chiamata a raccolta”!), è stato tutto un susseguirsi di sms ed email. Messaggistica multimediale, insomma, che ha messo a dura prova non tanto la tenuta della mia casella spam o la mia sopportazione, bensì la voglia concreta di presentarmi alle urne (più o meno improvvisate) ed esprimere il mio voto.

Le regole dell’attrazione, in fondo, ribadiscono come sia decisamente importante lasciar trascorrere un po’ di tempo tra l’approccio indiretto e l’approccio diretto. Preferendo, quindi, una tattica ben più avvolgente e “soft” nel tentativo di circuire la vittima designata. Ecco, il PD non sembra affatto aver compreso tutto ciò (e non soltanto in ambito di “marketing”, bensì anche in termini di politica nuda e cruda), preferendo un bombardamento di messaggi (spesso privi di contenuto) a delle linee guida ben più scarne e delineate. L’apice dello stalking, però, si è raggiunto con le email pre-primarie dell’8 Dicembre prossimo venturo. Quelle che, insomma, dovrebbero designare il segretario di partito e il candidato leader (UE e Berlusca permettendo) alle prossime elezioni politiche nazionali.

Non la semplice email di invito con annessi e connessi! NO! Questa volta ben tre (dico tre!) email contenenti i programmi dei candidati premier (cazzo, quando mia madre mi cerca per più di due volte nella stessa giornata, mi sale la voglia di non vederla per un mese; ed è mia madre, mica la segreteria del PD), arrivate quasi in contemporanea. Renzi e Cuperlo mi hanno tampinato il 3 dicembre. Civati, da buon outsider, ha fatto come Max Pezzali in “Sei un mito”: per non fare tardi ha cannato da Dio e il 30 di novembre era già sotto casa mia. In ogni caso, tre messaggi di diverso stile, linguaggio politico, volontà di “cambiare l’Italia”, slogan, ma un solo e unico punto di contatto: l’8 Dicembre vieni a votare!

Inizialmente, a voi posso confessarlo, ero tentato dal non presentarmi. E non solamente per atto di protesta contro uno stalking così eccessivo, bensì per una sostanziale incomprensione del bipolarismo (inteso come sindrome psicologica) del PD, nonché per una scarsa “fiducia” nelle figure di spicco candidate a guidare il partito e (sempre UE e Berlusca permettendo) la nazione. Così, per cercare di tirarmi su il morale e per convincermi che sì, che poteva andare ben peggio, ho immaginato cosa sarebbe successo se, invece di tre soli candidati, ce ne fossero stati ben di più. Moltiplicando, così, lo stalking a livelli perseguibili penalmente. Inutile dire che, per rendere sostenibile quest’ipotesi, ho aggiunto i miei “personali” candidati alla guida del PD.

Ecco quindi, di seguito, la rosa riveduta e corretta dei candidati alle primarie PD dell’8 Dicembre 2013.

– Valentina Nappi: a differenza del PD, io voglio subito partire con le “quote rosa” (che brutto termine, per altro!).

nessun fotomontaggio: è un microfono!

nessun fotomontaggio: è un microfono!

A tale proposito, la pornoattrice Valentina Nappi (qui il suo sito porno: http://www.inpuntadicapezzolo.it/) è la candidata ideale. Abituata a fronteggiare situazioni ben più spinose, Valentina sarebbe un’ottima candidata per la segreteria del PD. Un volto nuovo e immacolato per un partito che ha davvero perso il suo contatto con la “base” degli elettori. Le vedute liberali e progressiste della candidata Nappi sono necessarie per lo svecchiamento politico di un partito che si è sempre dichiarato laico e liberale, e che ha sempre predicato la “questione morale” come condicio sine quanon per poter guardare con fiducia al futuro dell’Italia. Giovane, spigliata, decisa, amante della buona cucina, Valentina Nappi è la candidata “trasversale” per eccellenza. Capace di mettere d’accordo la nonnina con la madre di famiglia. Il pensionato che guarda i lavori stradali con il diciannovenne che guarda youjizz. L’amante della musica neomelodica con l’appassionato di De André. Bocca di Rosa.

– Matteo Renzi: se Valentina Nappi è la Bocca di Rosa della politica, Renzi è la Virna Lisi (D’Alema cit.). “Con quella bocca, può dire ciò che vuole”.

“Compro la D di DC! Il moccolo, non il partito!”

“Compro la D di DC! Il moccolo, non il partito!”

Cosa dovremmo dunque dire del candidato Matteo che non sia già stato detto? Rottamatore? Ce l’abbiamo. Ruota della Fortuna? Ce l’abbiamo. Democristiano inside? Ce l’abbiamo. Berluschino? Ce l’abbiamo. Vacuo presenzialista populista? Ce l’abbiamo. Giubbotto in pelle alla Fonzie (per altro, lo sapevate che Henry Winkler, l’attore che interpretava Fonzie, non sa guidare la moto e che, durante le scene in moto di Happy Days, si faceva trascinare a mo’ di triciclo…)? Ce l’abbiamo. Ecco, una cosa, forse, manca: sgrammaticato. Perché sì, perché così preso dal linguaggio televisivo e dei social media, Renzi si è dimenticato come si scrive in Italiano Standard. E io, da grammar-nazi cagacazzi, glielo voglio ribadire: la sua email (sorvoliamo sui luoghi comuni e su quest’aura da vecchio nuovo o nuovo vecchio che dir si voglia) è stata una delle letture più difficili degli ultimi mesi. Seconda soltanto al catalogo dell’IKEA. Costrutti sbagliati, concordanze futuriste e futuribili, congiuntivi ipotetici, punteggiatura alla Salvador Dalí, Renzi ha capito che, per vincere, non conta né il contenuto, né il contenitore. Basta un buon venditore. Peccato che le cose vadano a tal guisa da un ventennio a questa parte, quindi Renzi non sia nemmeno così nuovo. Lo salvo solo per la parlata toscana, l’amore per la Fiorentina (chi tifa Fiorentina non può essere cattivo per antonomasia), il ricordo di Carlo Monni e per quella volta che mi ha venduto il Folletto porta a porta con il 20% di sconto. Fonzarelli.

– Brad Pitt: è ora di smetterla con l’autarchia e il protezionismo! Apriamo le nostre frontiere politiche a uomini che vengono da altre realtà e nazioni: Brad Pitt è uno di loro!

Brad Pitt

Bello, ricco, padre di famiglia, sposato con una delle donne più belle del mondo, amante del multiculturalismo, socialmente e politicamente impegnato, il sig. Jolie è il candidato perfetto per il PD proprio perché è tutto ciò che ognuno di noi (non) vorrebbe essere e, per l’appunto, mai sarà. Tuttavia, al di là di un sottaciuto populismo conservatore, inviterei a votare Brad Pitt per due semplici motivi: con “Bastardi senza gloria” ha capito come affrontare una possibile recrudescenza nazista (e la situazione europea, tra Alba Dorata, Marine Le Pen, Orban e Borghezio è tutt’altro che rosea), mentre con “World War Z” si è specializzato nell’affrontare un’apocalisse Zombie. Pensateci: saremmo al sicuro sia dai Nazi che dagli Zombie. E, addirittura, dai Zombie-Nazi o Nazi-Zombie che dir si voglia. Multitasking.

– Giuseppe Civati: Berlusconi, con la sua tv generalista da fustino del Dixan e pelliccerie Annabella di Pavia, ha predetto molte cose. Gianfranco D’Angelo (con il Tenerone) ha predetto Civati:

Pippo, Pippo, Pippo, che mi combini? Giovane (quanto meno per gli standard italioti), sfrontato (ma non maleducato), intelligente, non eccessivamente presenzialista, Civati è il candidato che il PD non si merita. O meglio, è il candidato che il PD non vorrebbe in mezzo alle palle. Un po’ come quell’amico che capitava alle feste senza essere invitato da nessuno (e che, di solito, veniva accolto con la domanda “e tu che cazzo ci fai qui?”), Civati si è messo in mezzo allo scontro tra Renzi e Cuperlo senza che nessuno glielo abbia chiesto. Se il partito appoggia Cuperlo e l’opinione “pubblica” appoggia Renzi, chi cazzo appoggia Civati? Scoprirlo sarà la cosa più divertente di queste primarie. Il tutto considerando l’ironia salace secondo cui, quanto meno per i messaggi lanciati dal PD nell’ultimo decennio, Civati è più vicino alla linea del partito di quanto non lo siano i due signori sopracitati. Misteri del PD, ovviamente, più incomprensibili e indecifrabili delle email di Renzi. Imbucato.

– Zlatan Ibrahimovic: sempre per la serie “cerchiamo talenti all’estero”, Zlatan sarebbe un ottimo candidato per la segreteria del PD. Sobrio, elegante, noto per aver mandato Nocerino in doppia cifra e per aver tirato un calcio rotante in testa a Cassano (rispetto a cui parla un italiano di stampo dolcestilnovista), Ibrahimovic è il classico politico di rottura.

“Toglietemi tutto, ma non la mia tessera del PD!”

“Toglietemi tutto, ma non la mia tessera del PD!”

Avete votato Bersani e vi trovate Letta? Avete votato un PD mai più col PDL e vi trovate Alfano vicepremier? Avete caldeggiato un padre fondatore del partito (Prodi, Marino, Rodotà) come Presidente dello Stato e vi dovete subire di nuovo Napolitano? Bene, Ibra è ciò che fa per voi. Perché votare dei principianti del “cambio di casacca” quando potete votare il re in persona? Ibrahimovic, infatti, non si è fatto mancare quasi nessuna squadra europea di caratura internazionale, proclamando ogni volta (con padronanza della rispettiva lingua) fedeltà e amore eterno. Il mercenario del pallone ha le idee ben chiare, e mica le manda a dire! Lui non ha bisogno del Pallone d’Oro: lui è Ibra. Lui non ha bisogno di Messi: lui è Ibra. Lui non ha bisogno del Mondiale: lui è Ibra. Figuratevelo in un summit europeo con la Merkel e Barroso. “Premier Ibrahimovic, domani mandiamo la troika in Italia perché avete un buco di mille mila miliardi di euro di debito pubblico!”, “Col cazzo, io sono Ibra!”. Silenzio tombale. Troika in zona retrocessione. In più, Ibra premier avrebbe il vantaggio di portare come ministro dell’economia il buon Mino “el pizzero” Raiola. Dopo Tremonti e Saccomanni sarebbe tutto grasso che cola. Fedele alla Linea!

– Gianni Cuperlo: da un GC all’altro. Da Giuseppe Civati a Gianni Cuperlo. Così simili, così diametralmente opposti. Cuperlo, dalemiano di formazione, bersaniano per appoggio, potrebbe essere il primo segretario del PD con una laurea al DAMS di Bologna.

ecco Cuperlo mentre gioca con un megafono Fisher-Price

ecco Cuperlo mentre gioca con un megafono Fisher-Price

Ebbene sì, pochi di voi ci crederanno, ma il buon Gianni è laureato al DAMS. Cosa che, già di per sé, lo renderebbe ineleggibile in uno Stato civile. Cuperlo, però, è la conferma che tutti i luoghi comuni sulla predisposizione al party e al cazzeggio degli studenti del DAMS sono immonde dicerie. Lui, infatti, è noioso e inquadrato come un piatto di riso al burro servito sulle stoviglie di porcellana della nonna. Quelle ingiallite dal tempo e incrinate dall’usura, per intenderci. Cuperlo è il classico esempio di “hombre del partido”; da intendersi non in senso sportivo, bensì in senso politico. Uomo di apparato incapace di prendere una posizione “scomoda” che sia una, Cuperlo è la risposta perfetta alla domanda che il PD (nelle sue varie metamorfosi) si pone da più o mendo tre decenni: “chi ci inventeremo questa volta per perdere nuovamente le elezioni?”. Yes, we Cuperlo!

– Ornella Vanoni: qui non siamo più nel novero delle “quote rosa”. Bensì in quello delle “quote rosse”. Rosse di vino e socialismo.

(“Orné, sei brava sì, ma c’hai er fiato pari pari a quello der Vino dei Castelli!”)

Ornella la Rossa, anti-Mina per eccellenza, donna refrattaria alla tecnologia, cantante di jazz, musica pop e bossanova, intima conoscitrice di Craxi e Gino Paoli è la donna giusta per dare al PD quel back in the days necessario per una ripartenza in grande stile. Non è l’alcoltest che conta, bensì sono le idee, il coraggio, la sfacciataggine. E Ornella ne possiede in abbondanza. Perché lasciare che siano i Jovanotti o i Ligabue di turno a dare endorsement musicali a politici di carriera? Prendiamoci direttamente una cantante! E non una cantante qualsiasi, piuttosto Ornella Vanoni. Capelli rossi come il sole dell’avvenire. Labbra turgide come fasci di grano. Braccia incrociate come falce e martello. Internazionale.

Last but not least:

– Sandro Pertini: viviamo in un mondo dannatamente tecnologico. Oramai, più di una qualsiasi divinità, è la tecnologia a potere ogni cosa. Abbiamo mandato scimmie nello spazio, criogenizzato Walt Disney (http://www.curiosidadesenlared.com/la-criogenizacion-de-walt-disney/), riportato in vita i dinosauri di “Jurassic Park”, trasformato un’igienista dentale in consigliere comunale, clonato la pecora Dolly. Davvero volete farmi credere che, con la tecnologia, non si possa clonare Pertini e ripresentarlo per le primarie PD dell’8 Dicembre? Sarebbe un ottimo candidato, poche storie. Convengo con voi che, in un parlamento geriatrico come il nostro, i suoi novant’anni suonati sarebbero sintomo di eccessivo “giovanilismo”. Tuttavia le sue idee sarebbero di certo più innovative, democratiche e liberali di quelle espresse dalle varie Rosy Bindi, Livia Turco, e teo-dem vari. In ultimo, non va sottovalutato un aspetto fondamentale: con Pertini abbiamo già vinto una Coppa del Mondo di calcio! Vuoi mettere l’aspetto scaramantico-calcistico italiota che, dalla notte dei tempi, porta più voti di una legge finanziaria fatta con dignità ed equità? Tricampeon.

Siamo, così, giunti alla fine di questa nostra carrellata di candidati: lascio tutti voi al segreto dell’urna, al rodimento di fegato, all’astensionismo, alle schede bianche, alle batoste, ai gazebi, alle litigate alle sezioni del PD e (in caso di non elettori) al riposo domenicale. Sappiate che, nell’ipotesi vogliate investire in Birre Ignoranti i due euro per la partecipazione alle primarie, sarò dalla vostra parte.

In ogni caso, riprendendo il vecchio Pert, vi lascio con un augurio che, da un decennio a questa parte, mi accompagna ogni volta che mi presento al seggio:

corriere

Andrea Pazienza docet

Andrea Gratton

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