Frattura del pene – Una guida per conoscerla ed evitarla
Quante volte abbiamo detto, senza fare appello al nostro senso di umanità, “mi sono rotto il cazzo” o “mi hai rotto il cazzo”? Tantissime. Pochissime volte invece ci siamo soffermati sul problema della frattura del cazzo, così impegnati a spendere soldi per fare soldi, a comprare auto di lusso, a costruirci una carriera. Ma la frattura del pene è un problema serio, e non è così raro come molti possono pensare. Potrebbe capitare anche a te. Per questo l’Oltreuomo ha deciso di sensibilizzare la gente verso questa tematica. Così la prossima volta che vi verrà la tentazione di usare la frase “mi hai rotto il cazzo” vi sentirete in colpa per tutte le vittime di questa tremenda e accidentale catastrofe.
La frattura del pene può colpire tutti, non fa distinzioni di razza, solo di sesso, quindi è maschilista, e questo è bene.
E’ altresì chiamata sindrome del chiodo rotto, il che da ragione al mio amico Elvis di Villa D’Arco, che quando va a donnine afferma con orgoglio: “Vado a inchiodare una battona”.
La frattura si verifica quando vi è la rottura della tonaca albuginea dei corpi cavernosi, il pene deve essere rigorosamente eretto. Secondo Wikipedia “Traumi simili, se avvenuti a pene flaccido, ad esempio durante l’attività sportiva o per l’utilizzo di armi da fuoco, non vengono invece definiti fratture, ma semplici traumi penieni.” Ne consegue che se vi sparano al pisello potete stare tranquilli perché è meno grave di una frattura.
Un trauma penieno lo vidi molti anni fa, quando giocavo a calcio in una squadra di un paese di provincia. Le nefandezze che capitavano in spogliatoio sono inenarrabili, ma tra le tante ricordo che una volta un mio compagno utilizzò l’indice a mò di frustino sul pene di un altro. L’uccello di quest’ultimo divenne nero come la notte, e rimase in quello state per tre settimane, tra le nostre divertite risate. Al tempo non conoscevamo il termine specifico, l’avevamo chiamato “morbo di Seedorf”.
L’incidenza della frattura del pene è molto bassa, ma si ritiene che molti soggetti colpiti dalla disgrazia evitino di andare all’ospedale per la vergogna.
L’età critica è quella compresa tra i 30 e i 40 anni e in Italia si verificano all’incirca un centinaio di casi all’anno.
La provincia più colpita è quella di Treviso, confermando la tesi di Bossi secondo cui i padani ce l’hanno più duro, ma sono anche incapaci a scopare. Nonostante ciò i quotidiani locali spiegano questo primato cittadino affermando che è causato dalla focosità dei cittadini della città veneta.
La rottura del pene accade sopratutto durante l’attività sessuale, in solitudine o in compagnia, e può avvenire in particolar modo quando durante l’atto vi è la fuoriuscita del pene dalla patata e l’impatto con il perineo nel tentativo di rientrarvi. La cosiddetta e comunissima “incalcata”, se però appunto la pressione e la velocità sono elevate, la frattura è sicura. Questa eventualità ha creato molti equivoci: “Si così…ancora…si baby…FERMA ! FERMA!FERMA!…mi sono rotto il cazzo” disse lui. “Anche io, non ho mai goduto con te” disse lei. “Non intendevo quello brutta tro*a!” disse lui.
Sempre secondo Wikipedia “il 43% delle fratture si presenta durante il coito, il 24% dalla piegatura manuale del pene, il 21% è causato dal girarsi nel letto con il pene in erezione durante il sonno e il 6% avviene durante la masturbazione”.
Wikipedia evita di riportare altre casistiche come la “battaglia di verghe” (comune pratica giovanile che consiste nell’utilizzare il membro come una spada contro un amico), l’utilizzo del pene come spaccanoci, e la pratica del Bungee Cocking, ma ci riporta “, il morso di un asino, il capitombolo da una montagna e la caduta di un mattone, ma anche l’utilizzo di pantaloni eccessivamente stretti o la masturbazione con uno shaker da cocktail”.
La frattura si riconosce perché durante il rapporto si sente un dolore improvviso e il suono di un ramo spezzato (cari maschietti visualizzatelo bene, CRACK! piacevole no?). Successivamente il pene assume un colorito nero causa ematomi od ecchimosi. Perciò se vi capita sappiate che il vostro membro non si è annerito perché si sta evolvendo ad uno stato superiore, correte in ospedale, è frattura.
Il problema si risolve con un intervento, dopo il quale il paziente dovrà astenersi dall’attività sessuale per un periodo che va dalle sei settimane ai tre mesi.
Perciò cari lettori dell’Oltreuomo, state attenti, il pericolo è dietro l’angolo. Consiglio a tutti di smettere di avere qualsiasi rapporto sessuale, perché si corre il rischio di non poter aver mai più un rapporto sessuale, e come diceva Kierkegaard la strada della felicità si costruisce sulla dimensione del possibile, non dell’esistente.