Fenomenologia di Facebook
Facebook, con un fatturato di 3,7 miliardi di dollari nel 2011, 845 milioni di utenti attivi ogni mese, 2,7 miliardi di commenti e Mi piace, e 250 milioni di foto caricate, è al giorno d’oggi una delle aziende più potenti al mondo, non solo perché debutta in Borsa in gran forma, quotata l’ira di dio, ma anche perché gestisce i dati personali di quasi un miliardo di persone al mondo. Fatta tale premessa, è utile snocciolare un quadro dei milioni e milioni di utenti intrappolati a loro insaputa in questa macchina da guerra dai fini altruistici e filantropici, dallo slogan Facebook ti aiuta a connetterti e rimanere in contatto con le persone della tua vita.
Fenomenologia di facebook: Il super riservato. Questa categoria comprende gente per cui Facebook non ha alcun senso, in quanto per loro cade il presupposto di un suo utilizzo finalizzato e causato dal creare un’immagine di sé agli altri. Gli utenti, infatti, possono sapere di lui solo il nome e il sesso (destando comunque dubbi). Il super riservato si è registrato su FB semplicemente per vedere le foto di classe delle medie su consiglio dei vecchi compagni incontrati alla pizza di classe, animali sospettosamente e fastidiosamente socializzanti, senza più l’apparecchio ai denti o le ascelle pezzate, ora superfighi grazie all’unico strumento che permette al mondo di restare connesso: Facebook. Il super riservato però non coglie le potenzialità che il social network potrebbe offrirgli per ciò che concerne l’approccio all’altro sesso. Manderà quindi l’ennesima occasione di riscatto sociale a puttane.
Fenomenologia di facebook: Gente in cerca di scopate. Classe che comprende persone di tutte le età, accomunate dal non riuscire proprio a scopare. Hanno in media mille amicizie, sperimentano tattiche di seduzione telematica via chat con approcci a dir poco penosi, poi si fregano perché non sanno come fare l’emoticon giusta, essenziale per chattare via Facebook. Trascinate in un circolo vizioso, confondono l’approccio su internet con quello dal vivo e viceversa (agli appuntamenti mimano l’emoticon del pinguino, risultando gravemente ritardate). Destano imbarazzo.
Fenomenologia di facebook: Le mamme. È un fenomeno sempre più diffuso quello della discesa in campo delle mamme nei social network. Chiedono l’amicizia – rifiutata al 98% – ai figli, agli amici dei figli (accettata nel 45% dei casi), ai professori dei figli, e alle altre madri nella loro stessa situazione. Mettono qualche Mi piace a caso ma con grande entusiasmo (per esempio alla pagina bouganville in fiore), e usano Facebook come passaparola per catene fasulle su un bambino leucemico che ha bisogno di sangue HW Gh-. Si vantano infine con i coetanei di essere moderne e di giocare a Farmville su Facebook, e dopo aver chiesto loro l’amicizia, li riempiranno di poke. Solo loro ne hanno capito il senso.
Fenomenologia di facebook: L’utente medio. La classe media, in quanto nella media, fa capolino anche nel mondo facebookiano, nel quale si limita a postare a volte qualche canzone che ascoltava in realtà 5 anni prima per far vedere che conosce quel gruppo musicale, oppure pubblica qualche frase sulla crisi economica e la corruzione che dilaga, o ancora dà l’addio a rockstar tragicamente morte di overdose a 27 anni, a cui dedica frasi quali “Ciao Jim, sei un grande”, o loro canzoni mai ascoltate prima. L’utente medio è terribilmente noioso, i suoi Mi piace sono perfettamente calcolati, i suoi libri preferiti attentamente studiati per rientrare nella categoria cui pretende di appartenere, sotto uno schema di ideali mai capiti realmente e che si riducono a cliché.
Fenomenologia di facebook: La puttana del social network. E’ l’utente perfetto (sia maschio che femmina) attorno cui Zuckerberg ha costruito Facebook. Le impostazioni sulla sua privacy sono pubbliche, i gruppi o fan page a cui appartiene i più svariati e inutili al mondo (da lampada a scovolino del cesso a chi ha pestato una merda più di 3 volte nella sua vita). Posta in continuazione top list di canzoni preferite (scontatissime), avvisa gli sventurati “amici” (il 50% non lo conosce) che è tornato a casa in tram e si è bagnato alla fermata perché pioveva, o che il suo cane ha rovesciato il tavolino in salotto. Tra i circa 67 album di foto che ha pubblicato (e che il mondo può ovviamente vedere), un must è “Un po’ di me”, che comprende mediamente 150 foto avvincenti e veramente molto varie raffiguranti il nostro simpatico amico in posa, modalità auto-fotografia tramite IPhone, con faccia sovrapponibile a tutte le foto ma vestiti sempre diversi molto cool, con qualche concessione in tuta (foto intitolata “a casa ”). Altro album molto in voga è quello del suo cane o gatto o canarino, storia di un animale domestico da quando è cucciolo fino alla sua tomba in giardino. La puttana, che non ha fondamentalmente un cazzo da fare nella vita, interpreta ogni momento della sua giornata per capire come renderne partecipe il mondo di FB, torna a casa pensando allo status che può far sorridere gli amici e che secondo lei le farà guadagnare la reputazione di mister o miss simpatia, vive ragionando su come gli altri si faranno un’idea di lei grazie a FB e si impegna perché essa sia la migliore possibile, non rendendosi conto che in realtà inizia a stare sul cazzo a molti. La puttana si sentirà ogni giorno al centro dell’attenzione, grazie a Facebook, ma sottovaluta il fatto che la gran parte dei suoi contatti l’ha oscurata dalla Home.
Fenomenologia di facebook: Il non plus ultra. Supera addirittura le potenzialità della puttana, che almeno mantiene una sua, seppur minima, “dignità”. La crème de la crème di Faceebook infatti pubblica foto dei genitori in mutande per casa, del vecchio zio nella bara, di un piccione spiaccicato sull’asfalto. Generalmente il suo retaggio culturale non supera la recita dell’alfabeto (escluse J e Y), e nella gran parte dei casi è in stato di grave obesità e solitudine.
Fenomenologia di facebook: Il saccente. Ha scambiato Facebook per un blog culturale o di attualità, e sciorina commenti lunghi almeno 25 righe su ogni stronzata che viene pubblicata. E’ pesante e scrive per se stesso e i pochi pazzi che leggono i suoi romanzi, privi di senso in un social network per cazzate.
Fenomenologia di facebook: The boss. Al vertice della piramide, un’unica persona: Mark Zuckerberg, faccia d’angelo ma anche da idiota, vanta un patrimonio di 17,5 miliardi di dollari. Ama descrivere la sua opera caritatevole a favore dell’umanità così: “Facebook non è stata originariamente creata per essere un’azienda quotata. È stata costruita per svolgere una funzione sociale, per rendere il mondo più aperto e connesso”. Come dire, mi pulisco il culo con banconote da 100, ma lo faccio per il bene del mondo. Ringrazia ogni notte non Gesù, né la Madonna, bensì i suoi vecchi amici di Harvard a cui ha inculato la proficua idea di creare un sito in cui votare chi, in parole povere, fosse la più troia o chi avesse il culo più figo dell’università (quindi figuratevi la situazione nelle università pubbliche). Mark Zuckerberg si fa le seghe davanti alle foto delle amiche di Facebook, non essendo, alla fine, nient’altro che un nerd, sfigato e probabilmente ancora vergine – per questo rende le opzioni sulla privacy sempre più ostiche e piene di tranelli, ne vale della sua masturbazione.
Fenomenologia di facebook: Lo spammer. Usa Facebook con l’unico fine di pubblicizzare il suo blog e quindi spammare i post in ogni gruppo/pagina/fan page cui beffardamente si iscrive. A questa categoria appartiene https://www.facebook.com/Loltreuomoblog.