Lo spazio dei lettori

Fauna Aeroportuale

“Raggiungo i miei in Sardegna”, penso ingenuamente, “così riesco a studiare, ma almeno non sono in città”. Prescindendo dall’effettività dei risultati dei miei buoni propositi universitari, ciò che mi entusiasma è l’idea stessa di partire, di prendere un aereo, o un mezzo qualsiasi, per allontanarmi da una afosa e solitaria routine quotidiana. Prenotato un volo low cost, il cui cost in realtà non è mai davvero low, trovata un’anima pia che mi accompagni in aeroporto in macchina, evitandomi così viaggi della speranza con tappa intermedia forzata la caldissima Milano, sguaino la carta di imbarco, mollo il mio pesantissimo bagaglio pieno di genitoriali “ci porti questo per favore?” e sono finalmente pronta a partire. Pronta ad annoiarmi un’ora e mezza al gate in attesa dell’imbarco, in realtà, grazie a materne apprensioni di partenza che, se rispettate alla lettera, mi porterebbero a campeggiare in aeroporto già dal giorno precedente quello del volo. La fauna del gate comunque è varia e ben nutrita, e mi trovo rapidamente a elaborare una fenomenologia del viaggiatore (rectius: del vacanziero di primo pelo) senza troppa presunzione di completezza. Un grande classico è il bauscia milanese, nelle versioni 20 e 40 anni, che pare sempre pronto per un party a Saint Tropez: ostenta attitudine al viaggio aereo, avanzando leggiadro e già abbronzato nel suo mocassino di pelle, corollario indispensabile del look camicia con maniche rimboccate-pantalone al ginocchio color pastello-maglioncino legato al collo. Un altro must, uno dei miei preferiti, è la coppia di fidanzati under 30, tendenzialmente tamarri, di solito al primo viaggio insieme. O al primo viaggio proprio. Hanno la stessa valigia, stesso colore e modello, l’hanno comprata apposta per questa vacanza. Lei ha otto riviste diverse, che sfoglia compulsivamente, dopo essersi preoccupata, tra un “amo, secondo te?” e un “dai teso, che bello andiamo in vacanza”, di non aver dimenticato nulla a casa. Lui invece, vero uomo, occhiali da sole a mascherina e brillante all’orecchio, gioca con il suo smartphone senza sosta, ogni tanto allungando un braccio sulle spalle di “amo” femmina per creare in lei la falsa convinzione di un vivo interesse riguardo l’articolo di “Chi” sulla regolarità intestinale di Pia Balotelli.

Sempre presenti anche la modella in viaggio per uno shooting fuori città, maxi cappello e abito lungo, sei metri di gambe e piccolissima valigia griffata; il manager quarantenne dalla cui ventiquattrore, appendice naturale del suo corpo, salta sempre fuori un Mac, su cui lavorare anche in aeroporto, perché il tempo è denaro, e il gruppo di ragazzi in vacanza di maturità, che danno un po’ di colore all’attesa. Non manca quasi mai la famiglia del sud con numerosa progenie al seguito, che più che in viaggio, è in pellegrinaggio: qualunque sia la tua destinazione, loro stanno raggiungendo lì dei parenti.

Una delizia per pochi la coppia madre e figlio pre-adolescente. Lui ha lo sguardo perso da bovino al macello, una costellazione di brufoli e il baffo morbido della salita sul treno della pubertà. Schiva le domande e le carezze della madre, infastidito dalla voce di una genitrice che non si rassegna alla prossima emancipazione sessuale del suo bambino.

Di fianco a loro il modello “sindacalista”, camicia a quadri a manica corta, zainetto Invicta e calzino bianco. Ha l’entusiasmo di un bambino, legge il Capitale di Marx per darsi un tono, e quando chiude il libro scrive un sms alla madre per avvisarla che l’aereo è in orario e che la chiamerà all’arrivo.

I miei occhi saltellano poi su particolari accessori dei viaggiatori, obbligatori e tassativi come le misure del bagaglio a mano: cappello di paglia alternativissimo che ti fa entrare nello spirito falò sulla spiaggia e chitarra già in un grigio aeroporto, iPad con cui giocare a Candy Crush e, last but not least, la Settimana Enigmistica, per non far spegnere il tuo cervello ogni 10 secondi.

Ora, se siete in un aeroporto e vi annoiate, guardatevi intorno, e godete della varietà del genere umano. Il viaggio, in fondo, lo fanno sempre i viaggiatori.

Eleonora

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