Uno studio attraverso Facebook rivela la personalità umana
Secondo un nuovo studio pubblicato su PLoS ONE, un gruppo di ricercatori dell’Università della Pennsylvania, analizzando gli aggiornamenti di stato di Facebook di 75.000 volontari, ha trovato un modo completamente diverso di analizzare la personalità umana. I volontari hanno compilato un questionario di personalità attraverso un’applicazione di Facebook e hanno permesso di registrare i loro aggiornamenti di stato di Facebook, in modo che i ricercatori potessero trovare dei modelli linguistici all’interno del sistema di parole utilizzate nel social network.
Attingendo da più di 700 milioni di parole, frasi e argomenti, i ricercatori hanno costruito attraverso il computer dei modelli che hanno permesso di risalire con sorprendente precisione all’età degli individui, al loro sesso, e alle loro risposte precedentemente date ai questionari di personalità. L ‘”approccio a vocabolario aperto” ha dimostrato di essere altrettanto intuitivo (e in alcuni casi più intuitivo) rispetto ai metodi tradizionali utilizzati dagli psicologi, quali indagini e questionari che usano una serie predeterminata di parole da analizzare.
I ricercatori della Pennsylvania hanno creato anche dei modelli a “Nuvola”, che permettono di osservare a seconda dell’età, del sesso o del tratto della personalità, quali sono i termini che caratterizzano l’appartenenza ad una determinata categoria.
Vediamo alcuni modelli (clicca sull’immagine per ingrandirla)
Come possiamo osservare, nella sessione A c’è il confronto tra Estroversione e Introversione. I risultati sono di per sé abbastanza banali, evidenziando come una persona estroversa è dominata, nell’uso del linguaggio, da parole come festa, week-end, ragazze, ragazzi, spiaggia, ecc… I soggetti introversi invece usano principalmente parole come Manga, Anime, Fantasy, insomma, tutte cose legate al mondo nerd, all’evasione dalla realtà, e alla tendenza alla verginità a vita.
Nella sessione B c’è invece il confronto tra nevrosi e stabilità emotiva, e dimostra che chi è felice ha sopratutto in testa gli sport, le stronzate e Dio. Altrettanto banalmente ci dice che più uno è idiota più è felice. I poveri nevrotici invece sono ossessionati apparentemente dalla parola fanculo, rivolta assieme ad altre di stampo dispregiativo verso i depensanti emotivamente stabili.
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Questo modello lo intitolerei la banalità del male, in onore della concubina del professor Aidéggher, come lo chiamava il compianto Carmelo Bene. Ma torniamo a noi. Vediamo in questo schema come la vita sia un disastro totale, come sia segnata principalmente, attraverso il suo finito svolgersi, da quattro tremende parole: compiti, semestre, lavoro, figli.
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Ecco qui Venere che incontra Marte. Le donne pensano all’amore e ai vestiti, mentre il maschio a scopare e alle console.
Per quanto possa sembrare un risultato banale, scontato e inutile, l’importanza di questa ricerca sta nel fatto che conferma i cliché e le generalizzazioni. Perciò quando la prossima volta che qualcuno vi dirà che non si può fare di tutta l’erba un fascio, presentategli questa ricerca. Siamo tutti quanti banalmente prevedibili.