Cosa pensano friulani, toscani e veneti della bestemmia
Bestemmiare o non bestemmiare, questo è il problema.
Le frange culturalmente più elevate della popolazione considerano la bestemmia un gesto deprecabile e lo usano per tracciare il confine tra loro e i bifolchi. Siccome un maggiore livello culturale significa una maggiore possibilità di comprensione della società e dei suoi problemi, verrebbe da concludere che la bestemmia sia male.
Abbiamo preferito fare un sondaggio.
L’epicentro dei porchi e madonne si colloca in Friuli, Toscana e Veneto. Abbiamo chiesto a un campione di 476 persone (79% maschi) equamente distribuite tra queste tre regioni di spiegarci la bestemmia dal loro punto di vista.
Ecco la sintesi di quanto è emerso.
1. Cos’è per te la bestemmia e perché ne fai uso?
La bestemmia sostituisce la punteggiatura nella sintassi del periodo e dona maggiore enfasi al concetto o alle pause della prosodia.
La bestemmia è un contenitore semanticamente neutrale, non vuol dire niente. Infatti con la stessa ingiuria possiamo comunicare rabbia o approvazione semplicemente modulando il tono della pronuncia.
La bestemmia entra in gioco quando le parolacce non bastano più e c’è bisogno di decibel.
Per qualche ragione la bestemmia non è mai stata inserita nella commedia all’italiana ma quando è sbarcata su internet (Germano Mosconi docet) il suo successo comico si è rivelato senza precedenti. Riformulo, niente fa ridere quanto un moccolo tirato con il giusto vigore.
La bestemmia è un momento catartico attraverso cui scaricare la tensione. Non sostituisce lo yoga o altre pratiche di rilassamento che promettono una gestione dell’ansia a lungo termine ma funziona molto bene per lenire la fase acuta di stress. Ad esempio se vi schiacciate il dito con il martello è il metodo migliore per dissipare il dolore.
2. Chi sono le persone che bestemmiano?
Gli anziani di paese.
Se volete imparare a bestemmiare fate una gita nel paese vicino ed entrate in un bar a caso. Quando si cala un carico a briscola tre anziani al tavolo glorificano la giocata invocando a gran voce il signore. Anni di pratica hanno reso le loro corde vocali possenti e anni di rosso e Merit hanno creato un interessante effetto vintage da grammofono rotto.
I giovani dell’oratorio.
I ragazzi che giocano a pallone dopo il catechismo sbagliano un sacco di gol e a ogni palla persa recitano un rosario di ingiurie. Famoso è l’andirivieni dal confessionale per barattare qualche anno di purgatorio con una repentina ammissione di colpa.
Quelli abituati.
Per alcune persone la bestemmia è ambiente. Non ha alcuna connotazione religiosa o offensiva ma rappresenta semplicemente un aspetto della propria cultura. Come spesso avviene quando culture diverse si incontrano può essere difficile accettare l’altro. Sarebbe bello un mondo dove chi bestemmia non venisse discriminato per questo.
Gli anticattolici.
Sembra assurdo ma c’è qualcuno che sottolinea la sua avversione alla chiesa insultando Dio e tutto il suo entourage badando bene di essere ascoltato. Come se per combattere il sistema politico saliste su di un palco a gridare i nomi dei capi partito seguiti dall’epiteto “ladro”.
Ragazzi in cerca di approvazione sociale.
Sopratutto da piccoli bestemmiare serve a dimostrare di essere tosti, come fumare, impennare con il motorino, farsi la tipa figa e sperperare lo stipendio dei propri genitori nella linea “Denim” di qualche fashion brand.
Stranieri.
Gli stranieri meno integrati hanno imparato l’italiano spacciando erba nelle vie del centro. Molti hanno sentito bestemmiare e ora ripetono meccanicamente. Cazzo gliene frega? Loro credono in Allah.
Gli intellettuali.
Cosa non si farebbe per darsi un tono? Un sacco di intellettuali ricorrono alla bestemmia per dare colore alle loro opere, ecco una breve lista di references.
“Tutte le poesie: Volume 2” di Pier Paolo Pasolini
“Tropico del Cancro” di Henry Miller
“Ulysses” di James Joyce
“Le 120 giornate di Sodoma” di Donatien-Alphonse-François de Sade
“Memorie di una ladra” di Dacia Maraini
“Insciallah” di Oriana Fallaci
“Casi clinici” di Sigmund Freud
“La divina commedia” di Dante Alighieri
“Castelli di Rabbia” di Alessandro Baricco
“Il pendolo di Foucault” di Umberto Eco
3. Conclusioni.
Per tirare le somme di questo sondaggio direi che bestemmiare è una cosa brutta se la si fa con intento provocatorio contro persone che preferiscono non lo facciate. Se invece siete tutti d’accordo potete bestemmiare forte e regalarvi più di una risata sincera.