Come non avere sensi di colpa per la laurea in ritardo
Qualche mese fa parecchi lettori dell’Oltreuomo hanno buttato nel bidone della carta il proprio libretto universitario a causa di questo post. Un manipolo di coraggiosi invece ha scelto di rimanere iscritto all’università alla disperata ricerca dell’agognata laurea. L’hanno fatto per senso del dovere, passione o perché quando hanno detto a casa che volevano mollare ingegneria per fare un mestiere creativo la mamma ha infartato e il papà iniziato a lucidare le canne del fucile.
Quindi oggi ci occupiamo di loro, i fuori corso, i naufraghi dell’università, quelli che girano con un ritardo di 2 anni, 120 giorni, 4 ore, 57 minuti e 6 secondi sulla propria vita. Questo è un decalogo per farvi andare avanti senza sensi di colpa nonostante la vostra laurea fosse prevista nel passato remoto, ma sia stata rinviata al futuro incerto.
#1. Fatti un hobby
Mi hanno spiegato che le grandi aziende, al momento del colloquio per l’assunzione, non se la prendono troppo se ti sei laureato in ritardo. Ogni sei mesi di ritardo sulla tua laurea devono però avere una giustificazione. Puoi aver aperto un blog di ricette tipiche friulane, fatto un giro intorno al mondo o aver vinto il torneo provinciale di scoregge ascellari. L’importante è che tu non sia stato esattamente dove sei adesso. Arenato sul divano.
#2. Fai molto sesso
Se sei così in ritardo sulla laurea evidentemente il tuo cervello non ha sempre funzionato come doveva. Dimostra a te stesso e agli altri che la testa è l’unica parte del tuo corpo ad essere difettosa.
#3. Stoppa gli psicologi
“Oh, neppure stavolta ho passato analisi otto…” “Ma cosa succede? Forse hai problemi in famiglia? Con la ragazza? Magari soffri d’ansia…” “No, amico pseudopsicologo. Voglio qualcuno che mi dica ‘mi dispiace per te’, non che mi analizzi dall’alto della sua laurea in scienze dell’educazione. E ora sparisci prima di scatenarmi un attacco di sindrome di Tourette.”
#4. Non andare alle lauree degli altri
La corsia dell’ospedale esistenziale in cui vengono ricoverati i fuori corso è piena di gente che va alle lauree degli altri. E si immagina come sarà la propria. Praticamente è come uscire in tre: tu, la ragazza che ti piace e il suo nuovo fidanzato.
#5. Non risparmiare
È il circolo vizioso dei sensi di colpa. “Ok, i miei pagano le tasse universitarie. Ma io quando esco prendo solo birre piccole, così risparmio.” “Be’, oggi non studio, perché l’altra sera ho risparmiato sulla birra. Insomma, sono un bravo figlio.” “Cazzo, neanche oggi ho fatto una sega! Be’, stasera non esco, così non spendo.” Punirti con l’acqua tonica non ti condurrà alla laurea, ma solo ad una deprimente sobrietà.
#6. Fai sport
Quando cercherai un lavoro, con il tuo curriculum di slow student ci faranno gli aeroplanini di carta. Ma potrebbero comunque concederti un colloquio. Fai in modo di essere magro e tonico, o ancora meglio una gran figa. Se la strategia non dovesse funzionare, lo sport che hai fatto durante i tuoi quattro anni fuori corso ha versato nel tuo corpo talmente tante endorfine che ormai non riesci a demoralizzarti neppure guardando i programmi di Barbara D’Urso.
#7. Non sognare
Sii realistico. Se per mantenerti gli studi stai lavorando in pizzeria è molto probabile che il tuo futuro lavoro somigli più a quello di pizzaiolo che a quello di Marchionne. Se invece da studente non hai neppure un lavoretto, dopo la laurea potrai iscriverti al glorioso albo dei disoccupati. Insomma, non vivere la laurea come una porta sul futuro, vedila per quello che è: l’uscita di emergenza di un aereo in volo. Non c’è nessuna fretta di aprirla.
#8. Non frequentare matricole
Che ti guarderanno come ciò che loro non vorrebbero mai diventare. E, sinceramente, te la senti di biasimarle? (il presente punto va però in deroga qualora non permetta un completo soddisfacimento del punto #2.)
#9. Non frequentare laureati
È la parte più difficile, perché praticamente significa cambiare amici. Però ti permette di non sentirti come a novembre un ombrellone dimenticato in spiaggia durante l’estate. Loro parlano del lavoro che fanno (perché chi lavora solo quello fa, lavora) e giocano la gara di chi ha lo stipendio più alto, mentre tu rimani in panchina. No, lascia perdere, non prendere a frustate la tua autostima. E poi guarda, non è neppure difficile cambiare amici: grazie alla fuga dei cervelli metà dei tuoi compagni dell’università vive a migliaia di chilometri da te.
#10. Studia
Pare funzioni.