Oltre V.I.P.

Che fine ha fatto Houellebecq?

Questa volta è per me!

Se fossi una minorenne bionda proveniente dal sud degli stati uniti, l’unica persona per cui urlerei, mi strapperei i capelli e lancerei il reggiseno sarebbe Michel Houellebecq. Questo cazzo di genio ha scritto due capolavori (Le particelle elementari e La possibilità di un’isola), due romanzi tanto belli (Estensione del dominio della lotta e Piattaforma) e due merde (Lanzarote e La carta e il territorio). Con La carta e il territorio ha vinto il premio Goncourt nel 2010.

Senza indugiare su informazioni che potete tranquillamente trovare su Wikipedia ribadisco che lo amo. Il riassunto del motivo per il quale lo amo, lo trovate dopo l’intervista dentro una manciata di aforismi.

Dovete sapere che è più di un anno che Houellebecq è sparito e nessuno sa dov’è.  Il 29 novembre mi imbatto in un giornale francese (Libération) che lo intervista e scopro che sta lavorando al settimo episodio di Star Wars. Riavutomi dallo shock, ho tradotto l’articolo di Édouard Launet (Houelleback is becq) e ora ve lo propino qui. Anche se a voi non ve ne sbatte un cazzo.

Insensibili! Comunque ecco l’articolo:

Una stagione letteraria senza Michel Houellebecq è come una grigliata senza costa. Il premio Goncourt si è fatto discreto questo autunno perché vive a Los Angeles: gli studios della Disney l’hanno assunto per scrivere la sceneggiatura del settimo episodio di  Star Wars. L’impero di Topolino non ha acquistato LucasFilms per riempire la vecchia scodella con la solita zuppa, si tratta di dare una svecchiata alla serie intergalattica. Per questo motivo l’autore di La carta e il territorio oggi è inquilino d’una bella villa su Mulholland Drive, dove l’abbiamo incontrato la scorsa settimana.

Houellebecq alla Disney, stupefacente.

Fosse per me, avrei fatto Alien 5, avevo un mucchio di idee. Questa volta, sarebbe stata la bestia a nascondersi e Sigourney Weaver a inseguirla nella navicella vomitando delle schifezze verdastre. La bestia sarebbe morta di paura. Purtroppo la Fox non ha risposto.

Qualche anteprima su Star Wars VII?

La storia, grossomodo, prevede che la principessa Leila si innamori di Dart Fener ma, evidentemente, ci sono un sacco di problemi per novanta minuti. Alla fine, c’è una guerra enorme nell’Impero e tutti muoiono senza che i problemi siano veramente risolti.

Che genere di problemi?

Dart Fener ha una sessualità un po’, come dire, esotica. E la principessa Leila è diventata ninfomane. Con le spade laser si fanno dei numeri che voi non potete nemmeno immaginare.

E la Disney ve lo lascia fare?

Biancaneve e i sette nani, era già un po’ spinto.

Ci saranno almeno delle battaglie spaziali?

Decine. Ma è un’altra equipe che si occupa di questo. Io devo sopratutto costruire il retroscena, diciamo filosofico.

Quindi è questo che vi hanno domandato di fare?

No, loro mi hanno solo detto: «Michel, do whatever the fuck you wanna do, as long as your name is in the credits.» Questo significa che in sostanza ho carta bianca. Io gli ho annunciato in principio che avrei fatto una commedia musicale con dei dialoghi in alessandrino. Gli ho fatti ridere, ma non hanno detto no.

Che cosa succede nel film?

La prima scena è a schermo diviso in due. A sinistra, si vede Dart Fener declamare in faccia al vuoto intersiderale con la sua voce metallica: se c’è qualcuno che mi ama, sulla terra o tra le stelle, adesso dovrà darmi un piccolo segno, sento avvicinarsi un presagio di sventura, il rasoio traccia una linea rettilinea sul mio braccio.

A destra, la principessa Leila canta nuda davanti al suo specchio: qualche volta al mattino mi sveglio di scatto e urlo, è rapido, è molto breve ma in quei momenti soffro tantissimo. Me ne fotto e mando a ‘fanculo l’alleanza ribelle.

Lo spettatore sente da subito che tra quei due c’è qualcosa. Quello che ignora è che sarà terribilmente complicato.

E voi, come state?

Il trionfo della vegetazione è totale.

Che significa?

Qui, ci sono delle palme a ogni angolo della strada, finirà male. Fernando Arrabal un giorno mi ha detto: «il mio bassotto cambierà il mondo». Schopenhauer pensava circa la stessa cosa del suo barboncino. E io delle palme. Credo che moriremo tutti.

Fonte: http://www.liberation.fr/livres/2012/11/28/houelleback-is-becq_863749

 Aforismi.

  • Quando la sessualità scompare, è il corpo dell’altro ad apparire nella sua presenza vagamente ostile; sono i rumori, i movimenti, gli odori; e la presenza stessa di quel corpo che non si può più toccare né santificare con il contatto, diventa a poco a poco un fastidio; tutto ciò, purtroppo, è noto. La scomparsa della tenerezza segue sempre da vicino quella dell’erotismo. Non esiste relazione purificata, unione superiore delle anime né qualunque altra cosa che possa somigliargli o evocarlo allusivamente. Quando l’amore fisico sparisce, sparisce tutto; un’irritazione cupa senza profondità, viene a riempire la serie dei giorni. E sull’amore fisico non mi facevo illusioni. Giovinezza, bellezza, forza: i criteri dell’amore fisico sono esattamente gli stessi del nazismo. Riassumendo, ero in un bel casino
  • Nella prima parte della vita ci si rende conto della propria felicità solo dopo averla perduta. Poi viene un’età, in cui si sa già, nel momento in cui si comincia a vivere una felicità, che si finirà col perderla. Quando incontrai Belle, capii che ero entrato nella seconda età. Capii pure che non avevo raggiunto la terza età, quella dell’autentica vecchiaia, in cui l’anticipazione della perdita della felicità impedisce persino di viverla.
  • Lo shock per me, fu abbastanza doloroso; il sogno di tutti gli uomini è quello d’incontrare delle troiette innocenti, ma pronte a ogni depravazione, quello che sono pressappoco, tutte le adolescenti. Poi, via via, le donne mettono giudizio, condannando così gli uomini a restare eternamente gelosi del loro passato depravato di troiette. Rifiutare di fare qualcosa perché lo si è già fatto, perché si è già vissuta l’esperienza, conduce rapidamente a una distruzione, per sé come per gli altri, di ogni ragione di vivere e di ogni futuro possibile, getta in un tedio pesante che finisce col trasformarsi in un’amarezza atroce, accompagnata da odio e da rancore impotente nei confronti di coloro che appartengono ancora alla vita.
  • …il ruolo che era stato del cattolicesimo durante il suo periodo di gloria: quello di una religione “ufficiale”, organizzatrice del calendario e delle minicerimonie che scandivano il passare del tempo, basata su dogmi sufficientemente primitivi per essere alla portata della massa pur conservando un’ambiguità sufficiente per sedurre le menti più acute, che si faceva forte in linea di massima di un’austerità morale temibile pur mantenendo, nella pratica, passerelle suscettibili di reintegrare qualsiasi peccatore.
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