Benessere

Pena di morte per chi parla con il cellulare ad alta voce in mezzo alla gente

Se c’era la pena di morte era da darla a chi parla con il cellulare ad alta voce in mezzo alla gente.

cellulare

Ieri ero la ristorante a scofanarmi di specialità pugliesi con quattro amici quando all’improvviso accadde il male. Nella stanza c’eravamo solo noi più una coppia di mezza età: lui, silenzioso e rassegnato e lei, grassa e stronza. Non avevamo ancora fatto in tempo ad ubriacarci che il muflone comincia a urlare nel suo smartphone. Poco educato usare il cellulare a tavola ma pazienza, con la civiltà al minimo storico te lo aspetti. Il fatto è che la cosa si protrae e aumenta di decibel fino a coprire i nostri dialoghi. Continua, continua e continua ancora, come il Lupo di Wall Street sia per durata che per rumore.

Io e la mia combriccola eravamo nauseati ma positivi. Si sa che il più grande traguardo tecnologico degli smartphone è la durata della batteria, 50h in standby e meno di un amore estivo in conversazione. Dopo un’ora di ciarle, improvvisamente cala il silenzio. Brindiamo, ma senza l’oste. L’oste arriva e ci porta abbastanza orecchiette da farci vergognare di aver ordinato. Il facocero ricomincia a parlare e dice: “scusa, avevo finito la batteria dello smartphone. Per fortuna porto sempre con me un cellulare di riserva”.

Il cellulare di riserva era un vecchio telefono di quelli con la batteria a prova di bomba atomica e quando ce ne siamo andati la bagascia era ancora lì che  grufolava dei cazzi suoi.

Vorrei lanciare un appello.

Tu, che ieri parlavi al telefono coinvolgendo nella mediocrità della tua esistenza tutti i commensali.

Tu, che quando telefonavi sul treno facevi più rumore di un bambino che piange.

Tu, che prima di assaggiare ogni portata scattavi foto al cibo.

Tu, che poggiavi il cellulare sul tavolo rubando spazio al vino.

Tu, che ti aspettavo solo nel locale e tu eri fuori a parlare di niente.

Tu, che mentre eri con me controllavi facebook.

Tu, che in una città nuova era così bello perdersi e scoprire nuovi scorci e ora hai sempre la mappa.

Tu, che prima di salutarmi chiedevi se c’era una presa di corrente.

Tu, che mi coinvolgevi nella scelta del filtro più adatto alla tua foto.

Tu, che chiedevi se c’era la birra a pressione e ora chiedi il wifii.

Tu, ti prego, non fare l’imbecille. Usa il telefono responsabilmente.

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